Bulgari assume a Valenza e raddoppia lo stabilimento
A regime la nuova area industriale di Bulgari in Piemonte misurerà più del doppio dell’attuale
di Filomena Greco
3' di lettura
Già oggi vanta il primato di essere la fabbrica di gioielli più grande d’Europa, ma nel futuro dello stabilimento Bulgari di Valenza, in provincia di Alessandria, c’è il raddoppio del polo produttivo inaugurato nel 2017 con l’assunzione di altre 600 persone a partire dal 2022.
L’acquisizione dei terreni intorno alla sede di Valenza è chiusa, il 2020 servirà alle procedure amministrative per il cambio di destinazione d’uso e per la progettazione della nuova area produttiva mentre dal 2021 inizieranno i lavori di costruzione. A dettare i tempi è Jean-Christophe Babin, amministratore delegato di Bulgari, che riassume: «Il futuro polo industriale di Bulgari avrà a regime in totale oltre 1.400 addetti, con una crescita in diedi anni di almeno mille unità».
L’investimento
Lo stabilimento produttivo di Valenza, inaugurato nel 2017, ha una estensione pari a 14mila metri quadri, l’ampliamento misurerà 18mila metri quadri, a regime dunque la nuova area industriale di Bulgari in Piemonte misurerà più del doppio dell’attuale. Un progetto ambizioso, che rilancia la manifattura del gioiello in Piemonte e punta a costruire ex novo una nuova area produttiva, macchinari e tecnologia compresa. Per questo l’investimento, spiega Babin, sarà più impegnativo rispetto al precedente, che aveva riunificato due sedi produttive preesistenti e trasferito macchinari già in casa. Il nuovo investimento realizzerà nuove volumetrie e comprenderà nuova tecnologia, con ricadute occupazionali che supereranno quota 600 addetti.
La cittadella orafa
Il nuovo investimento di Bulgari in città contribuisce a costruire una vera e propria cittadella orafa a Valenza, con il polo industriale del brand in capo al Gruppo Lvmh da un lato, che a regime avrà oltre 1.400 addetti e, dall’altra parte della strada, il nuovo sito industriale che il Gruppo Damiani realizzerà nella sede dell’ex Palafiere. E già si pensa a trasporti pubblici dedicati per servire un polo industriale destinato a pesare sulla manifattura dell’intera regione.
«Stiamo lavorando molto sul processo di sviluppo futuro della città e in particolare sulla formazione – racconta il sindaco Gianluca Barbero – perché vogliamo affiancare a questi investimenti privati l’impegno del pubblico per sostenere la formazione, in collaborazione con la Fondazione “Mani Intelligenti”». E così da settembre sarà attivo un biennio di formazione post diploma dedicato al settore orafo mente in futuro potrebbe nascere una sezione dedicata al Gioiello nel Liceo artistico. «Stiamo ragionando anche sulla mobilità ciclabile e di collegamento alla città dell’intera area» aggiunge il Sindaco.
I volumi
La scelta di rilanciare sul tessuto produttivo di Valenza da parte di Bulgari nasce da una duplice esigenza: da un lato rispondere ad un mercato con volumi in crescita, dall’altro inglobare una serie di lavorazioni finora esterne alle linee Bulgari.
«Nello stabilimento di Valenza – racconta Babin – siamo alla saturazione dei volumi, la crescita del mercato gioielli è andata oltre le nostre previsioni, tanto che abbiamo già completato le nuove assunzioni annunciate nel 2017, abbiamo due anni di anticipo sulla tabella di marcia».
L’ultimo bilancio di Lvmh, il gigante del lusso che controlla Bulgari e che ha acquisito anche Tiffany per rafforzare la sua presenza nel settore – il Gruppo conta altri due brand di gioielli e tre maison di orologi –, certifica un comparto gioielli e orologeria cresciuto l’anno scorso da 4,123 a 4,405 miliardi di euro, una crescita organica del 3% e un buon incremento del market share per il brand Bulgari. «Negli ultimi 4-5 anni – aggiunge Babin – siamo riusciti a crescere più velocemente dei nostri concorrenti, sia francesi che americani, mentre in generale il mercato dei gioielli cresce più della media del lusso».
In questa cornice nasce la decisione di investire per allargare la base produttiva di Bulgari, con un aumento della capacità produttiva e la decisione di portare in azienda una serie di lavorazioni prima assegnate a aziende dell’indotto, come ad esempio il taglio di pietre dure (come l’onice, la madreperla, il turchese, il corallo, la malachite o la corniola). «Oggi lavoriamo con circa novanta fornitori – dice Babin – ma non vogliamo ridurre il lavoro all’esterno. Vogliamo piuttosto integrare alcuni mestieri all’interno di Bulgari e lasciare intatto il numero di partner esterni, prevediamo piuttosto di mantenere stabili o incrementare poco i volumi».
Con questa operazione Bulgari si conferma l’unica azienda di gioielli a produrre integralmente nel suo paese di origine. Un primato che Babin rivendica con forza e che differenzia il brand italiano tanto dai concorrenti francesi quanto dai cugini americani. «Alle capacità produttive italiane – conclude Babin – affidiamo il futuro industriale del marchio Bulgari».
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