Buoni Postali, in 30mila in cerca di un ristoro
Torna in auge lo spinoso tema dei sottoscrittori dei 347mila Buoni fruttiferi postali prescritti per ammontare totale di 404 milioni di euro
di Stefano Elli
3' di lettura
Sono 30mila i risparmiatori che hanno sottoscritto 347mila Buoni fruttiferi collocati da Poste Italiane, per un ammontare complessivo di 404 milioni di euro, che nel corso degli anni sono caduti in prescrizione. Si tratta di Buoni che si sono prescritti pregiudicando i diritti di credito degli aventi diritto. In sostanza i risparmiatori perdono, se non verrà trovata una soluzione, non soltanto i rendimenti ma pure l'intero capitale versato. Sul tema c'è un contenzioso in atto: dapprima una pronuncia dell’Authority garante della concorrenza datata 18 ottobre e comunicata a Poste Italiane il 4 novembre 2022.
La sanzione AgCom
Secondo l'Autorità, che ha pure sanzionato Poste italiane, la società «avrebbe omesso e/o formulato in modo ingannevole, informazioni essenziali relative ai termini di scadenza e di prescrizione di tali titoli». Questi B uoni si prescrivono infatti dopo 10 anni dalla data di scadenza: trascorsi due lustri, dunque, il detentore perde il proprio diritto. Che cosa ha registrato l’autorità garante della Concorrenza e del Mercato? Che Poste avrebbe «omesso di informare preventivamente – e in maniera adeguata – i titolari di Buoni prossimi alla scadenza del termine di prescrizione, causando il mancato rimborso dei relativi importi». Di fatto dunque, avrebbe indotto in errore il consumatore.
Poste italiane però non ci sta e a fine dicembre ha presentato un ricorso al Tar del Lazio che, a oggi, ancora non ha fissato la data per l’udienza.
L’interpellanza
La questione è tornata d’attualità nelle scorse settimane e in particolare il 20 gennaio scorso quando la deputata Valentina Barzotti, del M5S, sul tema ha presentato un’interpellanza urgente al Mef, nella quale si auspica «ai sensi dell’articolo 8 comma 2 del decreto ministeriale del 19 dicembre 2000 di effettuare un rimborso dei crediti prescritti. E che cosa dice il comma 2? Che «La Cassa depositi e prestiti ha facoltà di disporre, con apposita delibera del consiglio di amministrazione, il rimborso dei crediti prescritti a favore dei titolari dei Buoni fruttiferi postali che ne facciano richiesta».
Quanto alla devoluzione dei fondi dei Buoni prescritti, sino a quelli emessi entro il 13 aprile 2001 le somme andavano versate a favore dello Stato, per i Buoni prescritti emessi successivamente tale data vanno al Fondo indennizzo risparmiatori (Fir), ovvero per risarcire altri investitori rimasti vittime di frodi finanziarie.
La replica del Mef
Quanto al Mef, la replica è stata affidata alla Sottosegretaria di Stato Lucia Albano che ha sottolineato come la norma evocata sia stata abrogata dall'articolo 2 comma 2 del Dm 5 ottobre 2020 e che i contenuti informativi relativi ai Buoni fruttiferi siano stati nel tempo migliorati. Quanto a Poste Italiane, Albano ha replicato che la società ritiene «di avere espletato l’attività di collocazione dei Buoni fruttiferi mantenendo sempre una condotta improntata alla massima trasparenza e rispettosa della normativa di riferimento».
Un tavolo con le associazioni
Nella controreplica l’on Barzotti ha auspicato che «A prescindere dalle norme, sia convocato un tavolo – perché c’è un problema grosso che non può essere ignorato – che coinvolga le associazioni dei consumatori, i risparmiatori, tutti i soggetti coinvolti cosicché anche nelle aule dei Tribunali si faccia a meno di palleggiare le responsabilità tra i soggetti partecipati».
Interviene Federconsumatori-Aps
Nel frattempo Federconsumatori Aps impegnata da tempo (sia in sede nazionale sia nelle sedi giurisdizionali europee) nella tutela dei cittadini che hanno riscontrato criticità nella riscossione di buoni fruttiferi postali ha riaffermato il proprio impegno sul tema. «Tutelare i risparmiatori coinvolti nella vicenda dei Buoni fruttiferi postali prescritti è una priorità e riteniamo che sia Poste Italiane, in primis, a dover dare una risposta a questi cittadini – ha affermato Michele Carrus, presidente di Federconsumatori - Aps, che ha proseguito –. Le carenze informative sulle caratteristiche, sulla scadenza e sulla prescrizione dei Buoni, infatti, sono imputabili all’azienda e a nessun altro». Ora la parola passa al Tar.
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