Poste Italiane

Buoni fruttiferi: Federconsumatori avvia class action per la fiscalità applicata alla serie Q

di Gianfranco Ursino

15 maggio 2021

3' di lettura

Arriva la class action contro Poste Italiane. Nella giornata di ieri è stato avviato presso il Tribunale di Roma, con notifica a Poste Italiane, il procedimento per un’azione di classe da parte di alcuni sottoscrittori di Buoni fruttiferi postali (Bfp) emessi tra il 21 settembre 1986 e il 31 ottobre 1995 appartenenti alla serie ordinaria contraddistinta con la lettera “Q”. A promuovere l’iniziativa è stata Federconsumatori che ha raccolto le adesioni sul sito www.serieq.it.

La platea degli interessati

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«Al momento abbiamo raccolto le pre-adesioni di oltre 600 risparmiatori, ma la platea dei potenziali ricorrenti è molto più ampia - afferma Emilio Viafora, presidente di Federconsumatori -. Si calcola che i sottoscrittori della serie Q siano circa 250mila». Adesso occorre attendere la prima udienza, nel corso della quale il Tribunale dovrà valutare la manifesta fondatezza, l’ammissibilità e l’omogeneità dei diritti rivendicati con l’azione di classe. Successivamente la vasta platea dei potenziali interessati potrà entrare nel procedimento.

L’oggetto del contendere

Come colto e ampiamente documentato in primis su Plus24 del 9 gennaio scorso, il varco per questo nuovo fronte di contenzioso sui Buoni postali è stato aperto dalla sentenza n.1390/2020 del Tribunale di Bergamo che ha sancito che la capitalizzazione degli interessi che maturano sui Bfp della “Serie Q” deve avvenire al lordo della ritenuta fiscale.

La capitalizzazione al netto della ritenuta fiscale, per ciascuno dei primi 20 anni di durata dei Buoni, è illegittima in quanto in tale caso verrebbe anticipato il momento impositivo previsto dalla normativa primaria. L’articolo 26 del Dpr 600 del 1973, prevede infatti l’applicazione della ritenuta in base al principio di “cassa” e non a quello della maturazione. E i Bfp a differenza dei BTp non distribuiscono cedole nel corso della loro durata.

Gli interessi maturano ogni bimestre e vengono incassati dal sottoscrittore solo quando si presenta all’ufficio postale per riscuotere il montante. Non è quindi equo anticipare l’applicazione dell’imposta, anche perché la ritenuta fiscale viene girata dalle Poste allo Stato solo quando il sottoscrittore presenta il Bfp all’incasso.

Le motivazioni dei ricorrenti

«L’azione - spiega l’avvocato Rita Persico, per conto di Federconsumatori - rispetta il requisito dell’omogeneità dei diritti in quanto Poste Italiane commetterebbe errori sistematici: la stessa, infatti, calcola i rendimenti dovuti ai risparmiatori, di anno in anno, capitalizzandoli al netto della ritenuta fiscale, erodendo così il montante per ciascun anno di maturazione del titolo, senza che a tale erosione del montante corrisponda un versamento su base annuale della ritenuta all’Erario. Poste ritiene di applicare tale metodologia di calcolo sulla base dell’articolo 7 comma 3 del Dm 23 giugno 1997, ma tale norma precisa semplicemente che sul montante dei Buoni Serie Q gli interessi “continueranno” a essere applicati annualmente al netto della ritenuta fiscale». Sul punto è pertanto lecito chiedersi quale sarebbe la norma precedente che continua ad applicarsi.

La risposta di Cdp

Nella risposta a un risparmiatore su tale quesito (che Plus24 ha potuto visionare) Cdp, emittente dei Buoni in esame, ha affermato che non c’era alcuna norma precedente, bensì era una prassi interna successivamente formalizzata nel Dm del 1997. Una risposta che pone un altro punto di domanda: ma i tributi si pagano seguendo le prassi?

I calcoli di Federconsumatori

«La class action è volta a tutelare il diritto di credito di ciascun risparmiatore che possieda il titolo cartaceo Q - prosegue l’avvocato Persico -, per ciascun taglio e mese di emissione». Secondo Federconsumatori con l’applicazione del criterio di calcolo al “lordo” della ritenuta fiscale, per un Bfp di un milione di vecchie lire, la differenza dovuta al risparmiatore ammonta a più di 1.100 euro. Per un Buono da 50mila lire è previsto un ulteriore versamento, oltre a quello già riconosciuto allo sportello, di quasi 60 euro.

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