Buoni riscontri per la sessantottesima edizione di Brafa a tema Art Nouveau
La fiera che fa capo all'associazione degli antiquari belgi quest'anno ha un tema specifico che da ordine e spessore culturale, stimolando la presenza del pubblico e delle vendite
di Nicola Zanella
I punti chiave
5' di lettura
Brafa, la più antica fiera europea dedicata ad arte, antiquariato e oggetti da collezione torna, nelle tradizionali date di fine gennaio (29 gennaio-5 febbraio), dopo la parentesi estiva del 2022. E a tornare è anche il successo in termini di vendite e pubblico.
Il tema portante di questa 68ª edizione che ospita gli stand di 130 gallerie, in linea con le iniziative previste dall’ente del Turismo di Bruxelles, è l'Art Nouveau, l'anniversario che si celebra è l'inaugurazione dell'hotel Tassel, progettato da Victor Horta, architetto ma anche designer e decoratore, un eclettismo che ha segnato lo spirito dei suoi tempi. Il topic viene sottolineato continuamente, a partire dall'elemento che da sempre caratterizza la scenografia dell'evento: il grande tappeto che si sviluppa per tutta la fiera e accompagna i visitatori alla scoperta delle opere, circa 10.000 quest'anno. Il tappeto è progettato da Benjamin Zurtrassen, che del Museo Victor Horta è il direttore, il motivo decorativo scelto? Ovviamente i disegni dello stesso Horta, giusto perché il concetto sia chiaro al limite dell'ossessivo.
La tematica
Art Nouveau oltre che a celebrare e stimolare l'orgoglio belga serve proprio a fare da fil rouge ad una fiera per sua natura enciclopedica e a tratti fin troppo eclettica, fornendo l'occasione per scoprire protagonisti e capolavori di quel periodo. Renee Lalique, ad esempio e le sue creazioni di alta gioielleria che sono esposte alla galleria Epoque Fine Jewels in cui in bella mostra ci sono una spilla, dei gemelli e soprattutto il ciondolo raffigurante una donna farfalla dal prezzo a 6 zeri. Nello stesso stand troviamo una creazione di quello che in vita fu grande rivale di Lalique, Philippe Wolfers, meno famoso e prolifico (si contano circa 120 suoi pezzi unici al mondo), ma forse anche più talentuoso, il suo diadema in cui campeggia un pavone di preziosi è uno dei pezzi iconici di questa edizione di Brafa, il prezzo per essere incoronati? Segreto ma sicuramente milionario.
L'Art Nouveu ha ispirato tutte le arti applicate soprattutto gli arredi, e nella creazione di vasi ha trovato uno dei suoi compimenti più felici: alla Galerie Cento Anni di Brussels a prendersi la scena sono i vasi dalle forme e dalle decorazioni floreali di Antonin Daum con prezzi fino a 25.00 euro e una sua lampada sempre dell'inizio del ‘900 raggiunge i 32.000 euro. Altri vasi di grande valore si incontrano nella galleria viennese Kolhammer prodotti con la tecnica del vetro soffiato da Koloman Moser, Franz Hofssoffer e Johann Loetz Witwe hanno forme organiche e spesso sono decorati da attualissimi pattern animalier: i prezzi di questi maestri viennesi raggiungono i 76.000 euro.
Tra Art Nouveau significa come detto multidisciplinarietà, inaugurando una tradizione che vedrà nel ‘900 gli artisti cimentarsi in diversi campi, a Brafa si possono osservare molte creazioni di artisti famosi che si sono prestati ad “altro” rispetto a quello per cui sono tradizionalmente conosciuti, Antoni Tapies ad esempio, il celebre pittore catalano è presente con una poltrona-scultura alla Galerie Seghers, 100.000 euro la richiesta. Nello stand di Barbara Bassi, gioielliera di Cremona, si possono vedere molti gioielli d'artista, dall'iconica rotella di liquirizia in argento realizzata da Mimmo Rotella acquistabile per 2.000 euro. Il Bracciale in oro e diamanti di Arman, con decorazioni musicali, in vendita a 38.000 euro, e vere e proprie opere d'arte cinetica da indossare, di Paul Bury, tra cui un bracciale subito venduto a 22.000 euro.
Dal Surrealismo alle porcellane e all’antico
Lasciando il tema di quest'edizione sicuramente, non mancano alcuni capolavori assoluti. Museale il dipinto di Paul Delvaux (1897-1994), figura storica del surrealismo belga, una della sue iconiche rappresentazioni (la tempesta, 1962) in cui delle figure femminili si stagliano su un paesaggio metafisico è in vendita alla Galleria De Jonkheere di Ginevra a 2,4 milioni di euro e rumors la danno in trattativa da una fondazione privata. La Galerie Van den Bruinhorst ha collocato un raro piatto decorativo in ceramica di Bart van der Leck al Museum of Fine Arts di Houston per una cifra compresa tra i 15.000 e i 30.000 euro.Una coppia di sgabelli del XVI secolo è stata venduta per una cifra compresa tra i 30.000 e i 40.000 euro dalla Galleria Desmet, mentre da De Wit Fine Tapestries sono stati acquistati dai collezionisti diversi arazzi, tra cui il pezzo forte «Chasse au cerf», risalente alla fine del XVI secolo. Da Röbbig München, specializzata in porcellane di Meissen e mobili, dipinti e oggetti d’arte del XVIII secolo, le vendite hanno incluso «A lady playing the spinet, with cavalier», in porcellana di Meissen, (1741) prodotta da Johann Joachim Kaendler, acquistata da un collezionista per 220.000 euro.
Sul fronte dei dipinti antichi a rubare la scena è una raffigurazione d'ispirazione shakespeariana di Johann Heinrich Fussli offerta a 290.000 euro da Simon Studer, prezzo ridicolo se comparato agli Nft negli anni di grazia o a giovani pittori figurativi sulla cresta dell'onda. La galleria Dei Bardi Art ha venduto molte delle opere esposte, tra cui una preziosa scultura rinascimentale in marmo attribuita a Danese Cattaneo per 46.000 euro.
Si fanno, infine, notare alcune sculture monumentali e scenografiche da Guy Pieters Gallery. La scultura “Tre cuori sulla roccia” di Jim Dine in vendita a 720.000 euro e “l'uomo che misura le Nuvole” di Jan Fabre in vendita a 525.000 euro. Francis Maere ha venduto una scultura di Eugene Dodeigne, «Figure» (1966), un'opera di Christian Dotremont, «Le temps est une harpe qui joue toujours autrement la même chose» (1972) inchiostro su carta, per circa 100.000 euro, nonché una natura morta di Rik Wouters, «Interior aquaforte» (1911) per circa 300.000 euro. Ancora alla Galerie de la Présidence, diverse opere di Geer van Velde hanno attirato i collezionisti, tra cui un olio su tela di grande formato intitolato «Composition», del 1954 circa, venduto per circa 150.000 euro. Un paravento a tre pannelli di Max Ernst, «Le Grand Ignorant», del 1974 circa, è stato acquistato da un collezionista dalla Galleria Berès. Whitford Fine Art ha venduto per 130.000 euro il dipinto «Dominante bleue» di Joseph Lacasse.
In una delle 10 gallerie italiane presenti, nella galleria del Laocoonte di Roma ruba la scena la figura di Ida Nasini Campanella (1894-1979), artista poliedrica e sperimentale ma purtroppo ingiustamente dimenticata, neanche una pagina wikipedia a lei dedicata! Un suo pannello decorativo, che fonde stile liberty e motivi arabeggianti, con abbinata una seduta è in vendita a 80.000 euro. Molti i bollini rossi, fin dall'affollatissimo opening, a testimoniare le numerose vendite, quasi sempre per merito di privati, tra quelle più altisonanti il dipinto «Glass» di Yoyoi Kusama venduto a 450.000 euro da Stern Pisarro, della stessa artista Boon Gallery espone invece «Dot Obsession» del valore di 2,2 milioni di euro. Venduti anche i dipinti di George de Feure dalla Galerie Tamenaga due ore dopo l'apertura di Brafa.
Al solito, successo commerciale, anche per l'arte etnica nonostante rispetto alle scorse edizioni siano molti meno gli stand dedicati, un po' per il tema delle restituzioni ai paesi d'origine e un po' per le polemiche sul colonialismo sempre d'attualità in Belgio: la statua a cavallo di Re Baldovino nel centro di Bruxelles è perennemente imbrattata per ricordare le colpe del sovrano. La scelta di tematizzare la fiera ad un movimento artistico, sembra essere stata una scommessa vincente, apprezzata da pubblico e critica, ha permesso a simboli culturali di emergere da un'offerta commerciale caotica e a oggetti dalla storia gloriosa di proseguire così il loro viaggio nel mondo contemporaneo.
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