Butti: «Useremo 1,5 miliardi di risparmi per il 5G, sui limiti alliniamoci all'Europa»
L'intervista al sottosegretario all'Innovazione che spiega le opportunità che si aprono con Fs e Anas per chiudere il digital divide
di Simona Rossitto
5' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Le economie derivanti dai bandi del Pnrr, ovvero circa 1,5 miliardi di euro, saranno usate soprattutto per le «infrastrutture 5G di nuova generazione». Lo chiarisce Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Innovazione in un'intervista a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e di Digit'Ed, nuovo gruppo attivo nella formazione e nel digital learning. Parlando dell'implementazione del 5G, Butti sostiene che un punto di equilibrio tra esigenze di salute pubblica e sviluppo può essere rappresentato dall'allineamento dei limiti italiani a quelli europei. Quanto, invece, alla fibra ottica e alla riduzione del digital divide, il Governo sta parlando con Fs e Anas per utilizzare le reti ferroviarie e autostradali.
Sfruttando, ad esempio, l'infrastruttura di Ferrovie «che ha già messo in campo 2 miliardi di euro per estendere la fibra ottica lungo i 17mila chilometri di linea ferroviaria», spiega il sottosegretario, «possiamo contribuire alla riduzione del divario digitale sul territorio nazionale, accelerando anche la copertura 5G delle tratte ad alta velocità». E' intanto in corso la revisione della strategia per la banda ultra–larga e si procederà a una nuova mappatura del territorio per evitare lo spreco di risorse pubbliche visto che la precedente ricognizione «portava a confondere tra numero civico, unità immobiliare e casa realmente abitata».
Una volta messa a punto la nuova strategia, l'Italia potrà recuperare i ritardi accumulati e centrare gli obiettivi del Pnrr al 2026?
Avevamo poca scelta: un riallineamento strategico era essenziale per recuperare i ritardi ereditati dai governi che ci hanno preceduti e per risolvere problemi che per troppo tempo sono stati trascurati. Se avessimo lasciato correre, la situazione in cui ci troviamo oggi non solo sarebbe peggiorata ulteriormente, ma ci avrebbe anche condotti verso l'unica certezza possibile: quella di non riuscire a centrare gli ambiziosi obiettivi di connettività che l'Italia si è data.É per questo che nel primo Comitato Interministeriale da me convocato ho annunciato la revisione della Strategia italiana. Grazie ad essa realizzeremo una nuova mappatura del territorio, necessaria per uscire dall'impasse della precedente ricognizione che portava a confondere tra numero civico, unità immobiliare e casa realmente abitata, con uno sperpero inaccettabile di risorse pubbliche. La nuova mappatura garantirà un monitoraggio corretto dello stato di avanzamento dei lavori e saremo anche in grado di dire agli operatori di intervenire con la tecnologia che ritengono più efficace. Stiamo poi lavorando per semplificare ulteriormente le procedure amministrative. La Commissione Bilancio del Senato si è già mossa in questa direzione, intervenendo con alcune modifiche migliorative al Pnrr, tra cui la proroga di 24 mesi di certificati, permessi e autorizzazioni per gli interventi. Oggi l'Italia è al 25° posto per la copertura della banda ultra-larga pari o superiore a 1 gigabit al secondo. In Europa fanno peggio di noi solo Cipro e Grecia. Puntiamo a scalare rapidamente per raggiungere la posizione che si addice al nostro Paese.
Nella gestione delle gare per la banda ultra larga, 5G, isole minori, scuole e sanità legate al Pnrr, ha di recente ricordato ‘l'avanzo' da circa 1,5 miliardi che ne è derivato. Come impiegherete principalmente questa cifra?
Le economie maturate nell'ambito dei progetti del Pnrr saranno dedicate soprattutto alla realizzazione di infrastrutture 5G di nuova generazione a favore dei cittadini, delle pubbliche amministrazioni e del settore produttivo. Un esempio è il settore ospedaliero. Oggi un'ambulanza è un mezzo di trasporto di un paziente. Con la tecnologia 5G diventa uno spazio mobile connesso in tempo reale con il plesso ospedaliero più vicino e gli specialisti. La rendiamo così luogo di primo intervento, salvando vite umane e migliorando la performance sanitaria. Come sta accadendo nelle altre economie avanzate, occorre attivare anche in Italia la diffusione di reti di nuova generazione capaci di rendere effettivamente disponibili tutte le caratteristiche che differenziano il 5G dai precedenti modelli di connettività: altissima velocità, bassissima latenza e capacità di gestire un elevato numero di apparati connessi. Tutto questo andrà ovviamente definito in sede europea.
Come e in che tempi si possono sfruttare, come da lei annunciato, le eventuali combinazioni con le altre reti esistenti, quelle ferroviarie, quelle autostradali, quelle dell'energia?
Stiamo collaborando con il gruppo Ferrovie dello Stato che ha già messo in campo 2 miliardi di euro per estendere la fibra ottica lungo i 17mila chilometri di linea ferroviaria. Se sfruttiamo la capillarità di questa infrastruttura possiamo contribuire alla riduzione del divario digitale sul territorio nazionale, accelerando anche la copertura 5G delle tratte ad alta velocità. Portiamo avanti interlocuzioni anche con Anas per garantire la copertura nei tunnel delle principali linee di comunicazione extraurbane.
Parlando ancora di 5G, per ovviare alle problematiche dell'innalzamento dei limiti, c'è chi suggerisce di usare le micro antenne in maniera più capillare e pervasiva, tecnologia che non necessita di una revisione delle attuali normative. Potrebbe essere una strada percorribile?
Il tema dei limiti elettromagnetici è complesso e ne discutiamo da oltre un decennio. Io sono convinto che si possa trovare un punto di equilibrio tra le imprescindibili esigenze di tutela della salute pubblica, dei territori e le opportunità connesse al potenziamento delle reti 5G, allineando i livelli italiani di emissioni elettromagnetiche ai valori medi europei (che sono maggiori di quelli in vigore nel nostro Paese). L'innalzamento, peraltro, favorirebbe lo sviluppo di servizi radiomobili con una densità inferiore di antenne sul territorio, in particolar modo nelle zone del nostro Paese che soffrono divari digitali.
Sul fronte del cloud e del Polo strategico nazionale, come ci si tutelerà dal rischio di applicazione del Cloud Act che consente in alcuni casi agli Usa di accedere a dati conservati al di fuori degli Stati Uniti quando ci sono coinvolte aziende statunitensi?
La sovranità digitale è una delle priorità di questo governo. Il nostro impegno va in direzione della riduzione delle dipendenze tecnologiche da Paesi terzi, che oltretutto competono in modo sleale. Il cloud è un esempio evidente. Abbiamo ascoltato per mesi lo slogan secondo cui eravamo in ritardo, che dovevamo fare in fretta, e che quindi eravamo costretti a rivolgerci agli operatori dei Paesi terzi, nonostante questo comportasse il rischio di compromettere interessi nazionali fondamentali come la tutela dei dati personali, oltre a una sostanziale rinuncia a sostenere la ricerca e il sistema produttivo nazionali. Abbiamo finalmente invertito la rotta, scegliendo un modello federato che valorizza le migliori in-house pubbliche nazionali e regionali, le Pmi e le eccellenze della ricerca. Come hanno già fatto altri Paesi europei prima di noi - per esempio la Francia e la Germania - diamo priorità ai nostri interessi, proteggendoci da intrusioni gravi e ingiustificate.
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