Buy Food Toscana: export dei prodotti tipici cresciuto del 34% in 2 anni
Denominazioni IG in vetrina e in vendita all’insegna della sostenibilità: presenti 50 buyer da 20 Paesi
di Gianni Rusconi
5' di lettura
Due giornate (il 26 e 27 ottobre) di incontri, presentazioni e tavole rotonde al Palazzo degli Affari di Firenze per riaffermare come l’industria gastroagroalimentare a indicazione geografica della Toscana sia una realtà in piena salute, che continua a crescere per volumi di export e che prova a sposare sempre più concretamente il verbo del green e delle colture biologiche.
Alcuni dati per dare una dimensione concreta di questa tendenza: le vendite all’estero dei prodotti IG strettamente regionali hanno registrato nel 2021 un incremento del 34% rispetto al 2020 mentre la certificazione bio interessa il 37% delle superfici coltivate e impreziosisce le etichette di oltre 7mila aziende.
Numeri molto indicativi, anzi da primato per il nostro Paese, e lo conferma una ricerca realizzata da Ismea (presentata nell’occasione) elaborando i dati dell’Osservatorio economico Qualivita anno 2021 e Sinab anno 2022.
L’edizione 2023 di Buy Food (promosso da Regione Toscana e Camera di Commercio di Firenze e organizzato da PromoFirenze e Fondazione Sistema Toscana) ha riportato in auge la natura di vetrina internazionale di questo evento, con la presenza di una cinquantina di buyer provenienti da oltre 20 Paesi.
Sono tornati infatti gli operatori asiatici, dopo lo stop forzato imposto dalla pandemia, mentre si confermano compratori consolidati l’Europa e il Nord America (con in testa Stati Uniti, Canada, Svizzera e Scandinavia) ed è forte l’apertura verso il Far East (Giappone, Sud Corea e Singapore in primis).
Nella sezione b2b di Buy Food sono convenuti circa 70 produttori certificati (Dop, Igp, Agriqualità, Prodotti di Montagna, Biologico e Pat-Produzioni Agroalimentari Tradizionali), che hanno caricato nel catalogo online a disposizione dei buyer oltre 300 prodotti afferenti a 17 diverse denominazioni fra Dop (Prosciutto Toscano, Pane Toscano, Pecorino Toscano, Olio Chianti Classico, Cinta Senese e Olio Seggiano e altri) e Igp (Cantuccini Toscani, Agnello del Centro Italia, Mortadella di Prato, Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale, Finocchiona e altri).
L’imprinting al tema della sostenibilità lo hanno dato un po’ tutti gli ospiti intervenuti e fra questi anche Roberto Scalacci, direttore Agricoltura e Sviluppo Rurale della Regione Toscana, che ha evidenziato alcuni capisaldi del percorso di evoluzione del comparto agroalimentare. «La valorizzazione di tutte le produzioni e dell’appartenenza alle tradizioni regionali – ha spiegato alla platea – è una componente fondamentale per la crescita, perché fare agricoltura in modo virtuoso e sostenibile, anche attraverso un percorso di aggregazione organica dei piccoli produttori artigianali, può creare i presupposti per aumentare l’attrattività del turismo enogastronomico».
Sull’argomento ha preso posizione anche Giovanni Belletti, docente presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Firenze, secondo cui la sostenibilità delle produzioni Dop e Igp dovrebbe idealmente nascere dal legame multidimensionale fra il prodotto di origine e il territorio, dalla specificità delle risorse utilizzate e dalle identità che caratterizzano la popolazione locale. «Le potenzialità di questi prodotti – ha osservato il professore – devono tradursi in una risorsa per le filiere locali e produrre valore, non solo economico ma anche sociale e ambientale, in modo circolare, inclusivo e rigenerativo. La sostenibilità è un processo che non interessa solo la singola impresa ma l’intera dimensione collettiva, rispetto a un modello di collaborazione che deve far convergere attori privati, soggetti pubblici ed entità consortili».
Il punto di partenza è quindi capire cosa sono la sostenibilità applicata al mondo agroalimentare e le complessità da affrontare per agire in questa direzione, soprattutto nelle aree più impervie e montane. E se l’obiettivo finale è la valorizzazione (in chiave sostenibile, ovviamente) del prodotto di origine, la questione – a detta di Belletti - va affrontata come un processo circolare non limitato al concetto di “ridurre”, bensì come risultato da raggiungere attraverso differenti attività fra loro interconnesse, innovazione continua, un approccio collettivo e territoriale e la generazione di effetti più ampi come il turismo Dop.
Dei circa 13 milioni di turisti arrivati in Toscana nel 2022, di cui 6,4 milioni stranieri, ben 1,1 milioni hanno trovato ospitalità negli agriturismi grazie al lavoro delle 1.944 strutture inserite nel circuito delle Indicazioni Geografiche.
Il quadro di insieme dell’intero comparto si può riassumere con alcuni numeri significativi. Degli oltre 612mila ettari di superficie agricola coltivata nel 2022 (destinata principalmente ai foraggi, seguiti da cereali, olive da tavola e da olio e vitigni), e al netto dei terreni destinati a vigneti, l’area impiegata per le produzioni Dop e Igp alimentari rappresenta il 14% del totale regionale rimanente e arriva al 30% se rapportata alla superficie regionale dei settori propri delle Ig.
La Toscana delle denominazioni Dop e Igp del food&wine ha prodotto nel 2021 poco meno di 1,4 miliardi di euro di ricavi (con un incremento del 18% su base annua) e costituisce rispettivamente il 30% e il 21% del valore agroalimentare sviluppato su base regionale e nazionale. Vi lavorano poco meno di 18mila operatori e il suo principale vanto sono le 90 produzioni certificate, di cui 32 sono prodotti alimentari e 58 vinicoli.
Proprio il vino è il comparto decisamente più rilevante in termini economici (pesa per il 15%, seguito nell’ordine da frumento duro, carni avicole, latte ovicaprino, carni suine e olio di oliva) della produzione agricola toscana, che nel 2022 ha raggiunto quota 3,6 miliardi di euro (1,4 miliardi derivano dal settore food&wine) con un incremento anno su anno del 17%.
La Toscana, insomma, si conferma regione che sui prodotti della tradizione locale ci vuole puntare (fra le novità recenti c’è il riconoscimento della nuova denominazione Ciliegia di Lari Igp e la nascita del Consorzio per la Tutela dei Cantuccini Toscani Igp) confermando la crescente propensione per le coltivazioni biologiche (vanno in questa direzione i tre nuovi distretti di Montalbano, Chianti e Maremma), a cui sono riservati 229mila ettari di superficie agricola, dato che colloca la Toscana al terzo posto tra le regioni italiane più virtuose in questo ambito anche in virtù degli oltre 7mila operatori attivi censiti nel 2022 (il 14% sul totale regionale e l’8% a livello nazionale).
Siena, guardando al peso delle varie aree della regione, si afferma come prima provincia in quanto a valore della produzione agroalimentare (seguita da Firenze e Grosseto) e si colloca anche tra le prime dieci su base nazionale per impatto economico dei prodotti certificati come Indicazioni Geografiche.
Fra i prodotti, invece, è l’olio a regalare alla regione il primato italiano con una n una quota del 32% sul giro d’affari del comparto (davanti a Puglia e Sicilia) ed è sempre l’olio, con il Toscano Igp, a rientrare nella rosa delle denominazioni di maggior peso (28 miliomi di euro di fatturato) assieme ai Cantucci Toscani Igp (37 milioni), il Prosciutto Toscano Dop (33 milioni), il Pecorino Toscano Dop (32 milioni), il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale (17 milioni) e la Finocchiona Igp.
loading...