Buyer, campagne acquisti per ridurre l’impatto rincari
Aumento dei prezzi al sell in a causa dei rincari nei costi dell’energia e delle materie prime. Ecco come lo gestiranno le boutique multimarca italiane
di Marta Casadei
I punti chiave
- I buyer italiani sono alle prese con gli ordini autunno-inverno 2022/23 sia in presenza sia da remoto
- Tra le sfide chiave c’è quella dei prezzi, con un aumento generalizzato del 15% circa
- Torna il formale negli acquisti, ma rimane il cambiamento impresso dalla pandemia con comfort e sostenibilità
3' di lettura
L’andamento imprevedibile della pandemia, il cambiamento delle abitudini d’acquisto e i prezzi in forte crescita. Sono queste le tre sfide con cui i titolari e i buyer delle boutique multimarca italiane stanno facendo i conti durante la campagna acquisti uomo per l’autunno-inverno 2022/23. Che parte, nonostante tutto, all’insegna dell’ottimismo: i budget d’acquisto sono invariati o aumentati rispetto all’anno scorso. E non solo per far fronte all’incremento dei listini.
Prezzi in salita: le strategie
Il tema dei prezzi è senza dubbio uno dei più caldi: se i compratori concordano sul fatto che l’aumento medio al sell in si aggira intorno al 15%, ognuno gestisce la cosa a modo suo. C’è chi, per esempio, laddove necessario, è pronto ad assorbire la differenza rinunciando a una percentuale di profitti, per tutelare la clientela: «Stiamo riscontrando un aumento dei prezzi, in conseguenza all’incremento del costo delle materie prime e di produzione. Adegueremo il prezzo finale considerando il valore del capo: se è troppo alto, lo adatteremo rispetto al markup delle aziende», dice Beppe Nugnes, ceo della boutique Nugnes di Trani. C’è chi, invece, punta ad ammortizzare gli aumenti con il brand mix: «I prezzi sell in stanno aumentando considerevolmente. Noi rispetteremo la politica dei brand, ma cercheremo di aggiungere alla selezione alcuni prodotti con un prezzo più accessibile», commentano Andrea Selvi e Yanick Buti, buyer uomo di LuisaViaRoma, multibrand fiorentino che realizza online la maggior parte di 190 milioni di euro di ricavi (dato 2020).
La scelta dei brand rappresenta il modo migliore per gestire il problema prezzi anche per Beppe Angiolini, titolare della boutique Sugar (off e online) di Arezzo: «I grandi marchi, che nel mio contenitore sono molto importanti, hanno aumentato i prezzi. Cercheremo di compensare i rincari con brand anche meno noti, ma che diano buoni risultati. Nella mia ottica l’importante è creare un mix intelligente per ispirare il cliente finale».
È d’accordo anche Federico Giglio, ceo di Giglio.com, società che gestisce l’e-commerce delle omonime boutique di Palermo e ha debuttato su Aim Italia nel luglio 2021. «La gente ha voglia di prodotti e marchi nuovi, eterogenei. Inoltre, mentre i brand del lusso si stanno riposizionando verso l’alto, i più piccoli stanno cercando di spalmare i costi in crescita senza che vadano a impattare interamente sui listini». Così da intercettare la clientela che, a caccia di novità, non è disposta a spendere di più per un brand famoso.
Ritorno al formale
L’autunno inverno 2022/23 vedrà tornare in boutique abiti formali, avendo però registrato il cambiamento di rotta avvenuto durante la pandemia: «Il comfort e la sostenibilità sono due parole chiave per la prossima stagione che si rispecchiano sia nei capispalla, sia nella maglieria e nell’abbigliamento tecnico», dicono Selvi e Buti che arrivano alla campagna acquisti con un budget superiore sia al 2021 sia al pre Covid. Beppe Nugnes - con budget invariato - punta a creare una selezione di prodotti che sia il più possibile desiderabile dal cliente: «Da diverse stagioni abbiamo potuto riscontrare la costante crescita di interesse nei confronti di alcuni articoli come capispalla e accessori, soprattutto le calzature. Proseguiremo in questo senso cercando di guidare il cliente anche nella maggiore scelta di capi e accessori che possano essere centrali nella selezione del proprio guardaroba». Sulla stessa linea Beppe Angiolini: «Torna il formale, ma con nuovi volumi e tessuti»
Ordini in presenza e da remoto
Le strategie dei buyer italiani non differiscono solo nella gestione dei prezzi in salita, ma anche nelle modalità di lavoro: se Beppe Angiolini ha presenziato sia a Pitti sia alla Milano fashion week, Beppe Nugnes è stato in prima persona a Firenze, il team di LuisaViaRoma sta lavorando per lo più in remoto (salvo presenziare agli ordini in showroom) e Giglio ha concluso il 95% degli ordini a distanza: «La pandemia ci ha insegnato che, al netto di alcuni ordini complessi, possiamo risparmiare tempo, denaro e ridurre l’impatto sull’ambiente», chiosa Giglio.
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