C'è un mondo di sostenibilità dentro (e fuori) un paio di scarpe
Concia vegetale e tintura con colori naturali. Una fabbrica diffusa per prendersi cura del territorio e un progetto hi-tech per tutelare il patrimonio artigianale.
di Redazione
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Se estetica e qualità dei materiali sono il biglietto da visita di ogni prodotto e ciò che in prima battuta cattura lo sguardo e il desiderio d'acquisto, sono sempre più i consumatori che guardano oltre, per verificare che il determinato oggetto, capo, accessorio si accordi alle proprie scelte quotidiane e al proprio credo in termini di sostenibilità ambientale e sociale.
Ecco perché vale la pena di partire dalla fine, dall'ultima collezione presentata da Doucal's, per andare a ritroso, sulle tracce di un impegno verso la natura e le persone alla base del miglior made in Italy. «Per la nuova linea linea Clifton 1982 Archive Redux – tre modelli in otto versioni - abbiamo scelto vitelli e camoscio metal free a concia vegetale e una suola in cuoio ecologico ed eco-sostenibile, sviluppata con un nostro fornitore aderente al Consorzio Cuoio di Toscana, perciò non solo priva di metalli e agenti chimici, ma anche benefica per chi la utilizza, perché astringente e antiossidante grazie all'uso dei tannini», spiega il direttore creativo di Doucal's, Gianni Giannini.
La scelta di una materia prima che rispecchi i valori dell'azienda è il primo passo di un percorso basato sul rispetto della pelle, di chi la lavora e di chi la indosserà. Sono ottanta gli “artigiani-artisti” con un'età media di 45 anni, che tutti i giorni concepiscono, tagliano, cuciono, tingono e lucidano, nella fabbrica diffusa di Doucal's: sei vecchi stabilimenti, per una superficie totale di 4mila metri quadri, riqualificati e collegati fra di loro per valorizzare l'antico borgo di Montegranaro, in provincia di Fermo, senza stravolgerne l'architettura. Una cura del territorio che si riflette nel prodotto: qui le pelli non vengono trattate prima di essere lavorate, perché l'uniformità assoluta non è sinonimo di artigianalità, e viene valorizzato o recuperato ogni centimetro possibile di pelle, cuoio, gomma. Le suole vengono rimacinate e gli scarti di gomma vengono riconsegnati all'azienda che li produce perché li riconverta nuovamente in granuli. Allo stesso modo, le scarpe che dovessero presentare dei difetti vengono disassemblate, per far ritornare i materiali in conceria che potrà così riutilizzarli.
Anche gli ultimi tocchi - la tintura e la lucidatura - sono realizzati con colori naturali che completano il viaggio di trasformazione della pelle così come era iniziato, eseguiti a mano da artigiane decoratrici diplomate alle scuole d'arte.
Un patrimonio di competenza ed esperienza che l'azienda si è impegnata a tutelare e tramandare alle prossime generazioni attraverso il progetto Doucal's 4.0, in collaborazione con due dipartimenti dell'Università Politecnica delle Marche. Attraverso occhiali smart virtuali dotati di microcamera e indossati da artigiani addetti a taglio, giunteria e montaggio, le azioni vengono riprese in tempo reale e inviate a un computer che esamina e costruisce modelli. Frame dopo frame, il patrimonio intangibile dell'azienda, ossia la sua capacità artigianale, diventa tangibile, e le conoscenze implicite diventano esplicite e fruibili anche a distanza e su diverse piattaforme.
Materie prime e ambiente, fornitori e aziende, tendenze e artigianalità e tecnologia uniti in quello che Giannini chiama di sostenibilità di sistema, un processo perfettamente integrato e rispettoso non solo del territorio e del patrimonio comune, ma anche della professionalità e della dignità di chi lo abita.
La concia green, un ritorno al passato con intelligenza
La concia al vegetale ha origini nella preistoria. Protagonista assoluto il tannino, presente nella corteccia, nei frutti ma anche in radici e foglie di numerose piante fra cui il castagno, il quebracho, un albero che cresce prevalentemente in Argentina, e la pianta di mimosa. Un processo raffinato nei secoli, in Italia tramandato di generazione in generazione dai maestri conciatori di distretti storici come quello toscano, veneto e campano, che con la rivoluzione industriale ha visto cedere il passo alla concia chimica. Metalli pesanti e acidi come i sali di cromo e l'acido solforico hanno fatto il loro ingresso nei processi di lavorazione. Fino agli anni Ottanta, hanno dominato i PFAS, i prodotti chimici perfluorurati, utilizzati per impermeabilizzare vari materiali fra cui la pelle, il cui rilascio nell'ambiente ha contribuito a inquinare falde acquifere e acque superficiali. Dalla fine degli anni Ottanta l'Europa ha messo un freno all'utilizzo di queste sostanze, tanto più che, nella concia, la soluzione era già a portata da secoli. Oggi la concia vegetale è frutto di un ritorno al passato per ciò che riguarda i materiali utilizzati e la filosofia che sta dietro alle lavorazioni, unito a nuove tecnologie che ottimizzano i processi industriali e li rendono più sostenibili.
Per le pelli e il camoscio, Doucal's ha scelto di affidarsi rispettivamente a due fornitori del distretto conciario di Santa Croce sull'Arno - con le sue 250 aziende fra Firenze e Pisa è uno dei più grandi d'Europa - che incarnano e portano avanti gli stessi valori dell'azienda. La pelle Leather 40075 di Incas, è frutto di un processo naturale certificato in tutte le sue fasi: dall'approvvigionamento della materia prima fino al prodotto finito. All'utilizzo di tannini vegetali provenienti da legnami certificati FSC si aggiungono l'energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili per tutte le fasi produttive e il riciclo dei cascami delle pelli conciate, così da ridurre la quantità di scarti da inviare in discarica. Un progetto a 360 gradi che si è voluto richiamare anche nel nome del materiale: 40075 è infatti la misura della circonferenza terrestre.
Per lo scamosciato, la conceria di riferimento è Sciarada e, in particolare la sua linea Dherma, conciata metal free, ovvero senza l'impiego di concianti minerali classici come cromo, alluminio, titanio, zirconio o ferro, ma attraverso l'uso di sostanze organiche e uno studio approfondito delle interazioni fra concianti e ingrassi.
Che il connubio fra artigianalità, hi-tech e sostenibilità sia una grande opportunità per assicurarsi il futuro lo dimostra anche il percorso di Be Green Tannery, un'impresa innovativa di Solo fra, storico distretto conciario in provincia di Avellino. Nata nel 2018 da un'idea di Felice e Annalisa De Piano, ha radici nell'esperienza ininterrotta di tre generazioni, che va indietro fino agli anni Cinquanta. L'azienda ha brevettato un metodo di lavorazione che, afferma Felice De Piano, «diminuisce il tempo di produzione richiesto per la conciatura (da 36 a 24 ore), riduce l'energia impiegata, 360 kW contro i classici 540, e i litri d'acqua necessari: 7mila in contrapposizione ai 10mila normalmente utilizzati». Il materiale, certificato metal free dalla Stazione Sperimentale per l'Industria delle Pelli, non ha limiti di colorazioni e resistenza nel tempo, e sta suscitando un interesse diffuso, dimostrato dagli oltre 500mila euro di finanziamenti ottenuti recentemente attraverso la campagna su Mamacrowd, la più importante piattaforma italiana per investimenti in equity crowdfunding.
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