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C’è ritorno per gli investimenti su elettrico?

di Pier Luigi del Viscovo

(serperm73 - stock.adobe.com)

2' di lettura

L’industria dell’auto si avvia a poteziare gli investimenti sull’elettrificazione, in uno scenario che presenta diversi punti di domanda che mettono in dubbio il ritorno di vendite. È quanto emerge dal Global Automotive Outlook di Alix Partners, una società di consulenza.

La domanda globale di auto e furgoni è ben sotto il livello 2019, che dovrebbe essere recuperato nel 2025. Condizionale d’obbligo per la prudenza imposta negli ultimi anni da lockdown, microchip, materie rime e inflazione, più quel generale rimescolamento geopolitico che una ricaduta sulle politiche commerciali ce l’ha.

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Due anni dopo, nel ’27, quel volume potrebbe essere superato di un 4%: non proprio le file notturne fuori dai saloni. Parliamo di 94 milioni di veicoli, dagli 83 di quest’anno. Non solo, ciò che più allarma è la fonte di questa rinvigorita domanda. E questa arriva tutta da nuovi mercati, asiatici e in parte africani, con i costruttori newcomer che già sgomitano per accaparrarseli e per sbarcare da noi. All’opposto, tutti i mercati “occidentali”, Giappone e Corea inclusi, sono previsti sotto i volumi pre-pandemia, specialmente l’Europa dove mancheranno clienti per oltre 3 milioni di macchine.

In questo mercato globale di 94 milioni di veicoli pari a circa 2.500 miliardi di dollari di vendite, per dare un ordine di grandezza stimato dal Centro Studi Fleet&Mobility, i costruttori annunciano investimenti da qui al ’27 per oltre 600 miliardi destinati all’elettrificazione. Lo studio stima la domanda 2027 di veicoli alla spina, elettrici e ibridi plug-in, a circa un quarto del totale. Significa investimenti annui pari al 18% dei ricavi a cui sono destinati e che non sono nemmeno tanto sicuri. In Europa le vendite dovrebbero raddoppiare rispetto a oggi, passando da 3.3 a 6.3. Una previsione che legge la pressione della politica verso queste macchine e la decisione dei costruttori che questa sarà la loro offerta, a cui manca però ancora il responso dei clienti, che non è assolutamente scontato. Infatti, dopo la crescita degli ultimi anni dovuta agli early adopters, bisogna capire se la massa degli automobilisti seguirà, anche alla luce di alcuni segnali di diverso orientamento che iniziano ad arrivare. Ma è presto per una previsione realistica, in un senso come nell’altro.Infine, i costi delle materie prime.

Raddoppiati. invece, rispetto al 2020 quelli per fabbricare un’auto elettrica, aumentati del 30% quelli per le termiche. Questi valori potrebbero allontanare quella riduzione del prezzo delle auto elettriche, che molti indicano come freno alla loro diffusione. Insomma, 600 miliardi sono tanti soldi e speriamo che ad accoglierli ci sia un mercato di clienti.

I sostenitori della fede
green potrebbero non bastare e allora sarebbero dolori,
quelli veri.

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