C’è vita, nonostante tutto
Corpi smembrati e innocue gabbiette per uccellini, nell’arte di Tetsumi Kudo la minaccia atomica ma anche la meccanizzazione e mercificazione dell’uomo nell’era della società di massa. Ora il Louisiana Museum Humlebæk (Danimarca) gli dedica una retrospettiva (le date sono da definire) a conferma dell’attualità della sua opera
di Stefano Castelli
2' di lettura
Ci si avvicina con sguardo incuriosito e divertito alle opere di Tetsumi Kudo (Osaka, 1935 - Tokyo, 1990), che sembrano innocue gabbiette per uccellini o acquari. Ma poi si inorridisce e si finisce proiettati in un dialogo serrato di sensazioni contrastanti. Ci si compiace dell'ironia grottesca, certo, ma l'atmosfera è decisamente post-apocalittica. I contenitori non ospitano infatti i loro usuali abitanti, ma sculture che riproducono realisticamente lembi di volti e parti di corpi umani.
Mani, occhi, organi sessuali maschili hanno preso possesso degli spazi esigui. Eppure, i corpi smembrati delle opere di Kudo appaiono paradossalmente vivi e vegeti, mutanti e colorati. I genitali, per esempio, sembrano essersi sviluppati come bizzarre specie vegetali, assumendo tinte squillanti e innaturali e ricoprendosi di materia dalla consistenza simile al muschio.
Il riferimento è chiaramente al pericolo atomico – l'artista concepì la sua poetica quando la Guerra fredda di freddo aveva solo il nome. In Italia, Enrico Baj e Sergio Dangelo – fondatori del Nuclearismo – trattarono lo stesso argomento dipingendo esseri che si potrebbero definire uomini-macchia, dalle fattezze vaghe e frastagliate. Kudo, che nel 1962 si traferì a Parigi dove restò per vent'anni, scelse invece una strada tra l'assemblaggio, il ready made e una bizzarra lavorazione artigianale, che nel macabro non rinuncia a strappare un sorriso. All'epoca fu inserito nella Pop Art, in mancanza di classificazioni più esatte per un'opera curiosamente anticonvenzionale. La minaccia atomica era in effetti solo uno spunto per parlare più in generale della meccanizzazione e mercificazione dell'uomo nell'era della società di massa.
Il fatto che un museo come il Louisiana gli dedichi ora una retrospettiva (la cui data di inaugurazione è da ridefinire a causa dell'emergenza sanitaria), testimonia non solo della sua progressiva riscoperta testimonia non solo della sua progressiva riscoperta, ma dell'attualità della sua opera. Al di là dello spirito critico certamente presente, la mostra sottolinea anche il lato utopista delle sue creazioni (di “new ecology” parlava lo stesso Kudo).
Alle tipiche “gabbiette” si affiancano cupole trasparenti nelle quali un volto umano sembra trovare nutrimento dalle piante che lo circondano. Cultivation by Radioactivity in the Electronic Circuit, poi, ha la forma di una teca da laboratorio dove si coltiva una nuova forma di vita: esseri vermiformi di forma inequivocabilmente fallica sono il punto di partenza per la specie futura. Anche nell'ambito della critica più vibrante, l'ironia è la strada per immaginare percorsi di rinascita.
Tetsumi Kudo Cultivation
Louisiana Museum
Humlebæk (Danimarca)
Date da ridefinire
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