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Made in Italy, cade l’export a settembre

Frenata del 6,6% che va quasi ad azzerare il bilancio 2023: è la peggior discesa da ottobre 2020. Peggio di noi Germania e Francia, giù di quasi 10 punti.

di Luca Orlando

Corre l'export agroalimentare: +7,6% all'anno dal 2012

2' di lettura

La battuta d’arresto è secca, un calo di vendite internazionali del 6,6% che va quasi ad azzerare il bilancio del made in Italy nei primi nove mesi del 2023, lasciando un magro punto percentuale di crescita, caduta evidente dal roboante +20% dello scorso anno. Le vendite del mese si attestano a 51,5 miliardi di euro, 3,5 in meno rispetto allo stesso mese dello scorso anno: in termini percentuali si tratta della maggior caduta da ottobre del 2020.

Caduta corale che Istat in termini di volumi indica ancora superiore, pari all’8,7%, dando il senso di un rallentamento deciso del commercio internazionale, dunque non limitato ad un effetto prezzi legato alla discesa dei listini dell’energia.

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Male le nostre vendite in Europa quasi ovunque, a partire dai primi mercati di sbocco, con la Germania a cedere il 7,8%, la Francia il 5,4%. Per Berlino il bilancio dei nove mesi è in rosso, con minori acquisti di made in Italy del 2,5%.

Ampia la discesa anche in termini settoriali dove in territorio positivo vi sono soltanto macchinari (+5,4%) e soprattutto auto, in crescita del 20%. Lungo invece l’elenco delle aree in rosso, spesso in calo a doppia cifra, come capita a chimica, mezzi di trasporto, mobili, metalli, elettronica, gomma-plastica.

In Europa

I dati Eurostat evidenziano peraltro una discesa corale in Europa, non si tratta affatto di un fenomeno solo italiano. La Germania, ad esempio, a settembre lascia sul campo 15 miliardi, frenata di oltre il 10%. E calo analogo in termini percentuali anche in Francia, dove le vendite estere si riducono di cinque miliardi. Per Berlino lo stesso bilancio dei primi nove mesi è in discesa di un punto: tra i maggiori paesi esportatori, solo la Francia riesce ad avere un bilancio non disprezzabile, con una crescita del 4%.

In termini globali l’Unione europea cede in termini di vendite il 9,7% rispetto ai mercati extra-Ue, discesa che va quasi ad azzerare il bilancio dei primi nove mesi dell’anno, con ricavi che si fermano a 1901 miliardi (+0,7%). Energia, materie prime e chimica (in gran parte per l’effetto listini) sono i maggiori responsabili del calo, mentre crescono a valore le esportazioni extra-Ue di meccanica e prodotti alimentari.

Decisiva, in termini geografici, la riduzione verso i due maggiori mercati extra-Ue di sbocco, cioè Stati Uniti e Cina, in frenata rispettivamente dell’1,3% e dell’1,9% nei primi nove mesi del 2023.

La caduta dei prezzi dell’energia ha tuttavia risvolti positivi negli acquisti, che si riducono in nove mesi del 15%, del 33% per l’energia. Come risultato, il disavanzo va quasi ad azzerarsi, rispetto ad un passivo di 360 miliardi con i mercati extra-Ue dei primi nove mesi del 2022. Nella sola energia, in particolare, i minori esborsi in nove mesi sono stati pari a quasi 210 miliardi.

Il saldo commerciale in Italia

Flessione dell’import visibile anche in Italia, calo del 15,7% a valore, di quasi sei punti a volume. Il che spinge verso l’alto l’avanzo commerciale: 2,3 miliardi nel mese, e oltre 20 da gennaio, a fronte di un passivo record di 34 miliardi nello stesso periodo del 2022.

 

 

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