Caetano Veloso e la prigionia ai tempi della dittatura
Il documentario “Narciso in vacanza”, appena passato al Festival di Venezia fuori concorso, sarà presto nei cinema italiani. Il grande artista, gigante della musica mondiale e mito per il suo paese, si scopre nella sua fragilità e resilienza, svelando molto anche riguardo l'arcano meccanismo della produzione creativa di un artista. Ecco la nostra video intervista esclusiva
di Federica Polidoro
2' di lettura
Il documentario Narciso in vacanza, appena passato al Festival di Venezia fuori concorso, occupa un territorio di confine in cui cultura, politica, storia e poesia coesistono. Si tratta di un esperimento, un resoconto che coincide col tempo del film, in cui Caetano Veloso, gigante della musica mondiale e mito per il suo paese, si scopre nella sua fragilità e resilienza, svelando molto anche riguardo l'arcano meccanismo della produzione creativa di un artista.
Nel 2010 Renato Serra e Ricardo Calil avevano diretto Uma Noite em 67 (One Night in 67), un film sulla musica brasiliana e sulla rivoluzione culturale guidata da Caetano e Gilberto Gil, così che per Paula Lavigne, moglie e produttrice del musicista, è stato facile riconfermare gli stessi registi per il progetto che allora si chiamava Narcissus of Duty. «Caetano non è solo una stella della musica internazionale - ha riferito Renato Serra - ma anche uno dei più sofisticati intellettuali brasiliani. Ascoltandolo è possibile comprendere meglio la nostra civiltà, il nostro passato, presente e possibile futuro».
La sfida più grande restava tuttavia scegliere come raccontare la storia della prigionia politica. Quando Veloso è stato arrestato, il Brasile era sotto dittatura e la censura dell'epoca impose il silenzio ai media. Ancora oggi sono in molti a non conoscere questo capitolo della sua vita. «Abbiamo iniziato da una lunga intervista – ha continuato Serra - era chiaro che dovevamo concentrarci sul modo in cui un uomo di 76 anni ricordava un periodo tanto buio dopo mezzo secolo».
In merito alle scelte visive Ricardo Calil ha ricordato il documentarista brasiliano, João Moreira Salles, «La qualità austera di un film è una scelta estetica e morale. Di fronte alla violenza descritta qualsiasi eccesso sarebbe ingiustificato. Bisogna astenersi dal movimento, stare zitti e ascoltare».
Sono così le parole dell'artista, seduto da solo in Cidade das Artes, e i dettagli del suo racconto, la voce spezzata, la commozione e la musica come cura, a guidare gli spettatori in un viaggio immaginario nel passato, tra umiliazioni, angoscia e speranza, alla scoperta di come i traumi determinano vita e opere dei grandi personaggi della storia.
Durante il festival noi di IL abbiamo avuto il privilegio di un video confronto con Caetano Veloso, in attesa che il film arrivi nelle sale, un uomo e un artista di rara gentilezza e generosità.
loading...