Caffè e ristoranti storici, arriva una legge per preservarne il patrimonio
Dal Florian di Venezia al Gambrinus di Napoli fino ad alberghi come l’Hotel Parlamento di Firenze : un Ddl da 150 mln per 300 locali
di Giorgio dell'Orefice
3' di lettura
Sono luoghi simbolo delle città, spesso visitati dai turisti come veri e propri monumenti e, proprio come i monumenti, attrattori di turisti. Sono luoghi frequentati dalle celebrità di ogni epoca e nei quali spesso sono state lanciate ricette diventate famose, vere e proprie mode. Sono il Florian di Venezia, il Biffi di Milano, il Gambrinus di Napoli e ancora il Caffè Greco di Roma, con il tavolino fisso di Giorgio de Chirico, il Ristorante la Bersagliera di Napoli, amato da Totò per gli spaghetti, il Ristorante Zeffirino di Genova, la Casa del Brodo “dal Dottore” di Palermo.
E ancora, alberghi come l’Hotel Bernini Palace di Firenze, o l’Hotel Parlamento che risale a quando, tra il 1865 e il 1871, Firenze divenne capitale del Regno d’Italia, l’Antica Locanda Mincio a Valeggio sul Mincio (Vr), dove sostò Napoleone nel 1796, il Caffè Fiorio di Torino (dove fu inventato il cono gelato da passeggio) o ancora il Caffè Paszkowski di Firenze dove si tenne il primo caffè-concerto con un’orchestra interamente al femminile nel pieno del ventennio fascista. Sono bar, pasticcerie e caffè letterari ma anche ristoranti e alberghi e che sono al centro di un disegno di legge (primo firmatario il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio) e che è stato presentato a Palazzo Madama.
Un provvedimento per tutelare ma anche valorizzare luoghi simbolo dello stile di vita italiano, oggi tanto ricercato dai turisti, e che hanno subito le difficoltà legate alla pandemia prima e all’escalation dei costi subito dopo, e che ora sono messi a dura prova dalla pressione di una concorrenza spesso internazionale che sta sempre più monopolizzando i centri delle città italiane.
«I centri storici – ha commentato il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio – al pari di quelli delle città europee ormai si somigliano un po’ tutti. Sono dominati dagli stessi marchi dell’abbigliamento come della ristorazione. E locali come questi storici italiani al pari dei monumenti sono rimasti tra gli unici elementi a differenziare le città. Vogliamo tutelarli per il loro valore culturale ma anche per questa loro funzione fondamentale».
Il disegno di legge riconosce un piano di sostegno a tutela e valorizzazione dei locali storici italiani, da realizzare attraverso un fondo di 150 milioni di euro in tre anni, istituito presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy (che provvederà a stabilire i criteri e le modalità di ripartizione del fondo). I beneficiari del fondo saranno le attività commerciali, gli esercizi pubblici, le imprese artigiane e gli esercizi alberghieri che abbiano svolto l’attività da almeno 70 anni, mantenuto arredi e ambienti originali, connotati da particolare interesse storico, culturale o artistico e legati alle tradizioni locali.
Le stesse prerogative d'ingresso utilizzate dall’Associazione Locali storici italiani, che oggi conta 200 soci-avamposto dell'ì’ospitalità italiana in tutta Italia, sopravvissuti alle guerre mondiali, alle crisi economiche e alle catastrofi naturali.L’Associazione locali storici italiani stima che siano circa 300 esercizi in Italia che rispondono ai requisiti previsti dal disegno di legge per poter essere censiti e accedere quindi alle risorse, che i singoli Comuni possono decidere di destinare a contributi per l'affitto o per il restauro, nonché a riduzioni o esenzioni dalle imposte. Sono previste anche campagne di sensibilizzazione nelle scuole per l'adozione di progetti educativi su storia, cultura e tradizioni legate ai locali storici.
«Non si tratta solo di esercizi commerciali – ha commentato la docente di Economia del turismo all'Università Bocconi di Milano, Magda Antonioli – ma di veri e propri presìdi dello stile di vita italiano, custodi di tradizioni e in quanto tali sempre più ricercati dai turisti internazionali alla ricerca di esperienze e non solo di luoghi da visitare. Questi locali storici rappresentano inoltre una specificità italiana che in quanto tale va tutelata e collocata all'interno di un’offerta turistica made in Italy che va organizzata e sempre più destagionalizzata».
«Il testo che abbiamo contribuito a realizzare – ha commentato il presidente dell'Associazione Locali storici d'Italia, Enrico Magenes – segna una svolta per le prospettive di autentiche icone dell'italianità, sempre più vessate da costi insostenibili, depresse dallo smart working e dai surplus di costi di gestione. I nostri locali storici hanno in media oltre 150 anni di storia ciascuno, per un totale di circa 40 mila anni di storia e rappresentano un inestimabile valore identitario.
L’Associazione Locali storici d'Italia, che con cadenza biennale pubblica anche l'omonima Guida, vede tra le regioni più rappresentate Veneto (36 locali), Lombardia (33), Piemonte (28) e Toscana (23), seguite da Campania (19), Liguria (17) e Sicilia (8). Tra le province, si distingue Venezia, al comando con 20 esercizi, tallonata da Torino (19) e Napoli (17). Seguono Genova (13), Milano (12) e Firenze (10).
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