Alimentare

Cala il fatturato di Amadori: colpa di ristoranti chiusi e rincaro dei mangimi

Chiuso il 2020 con 1,23 miliardi contro gli 1,3 del 2019. L’ad Berti: il prezzo del mais è cresciuto del 22%, quello della farina di soia del 26%

(Imagoeconomica)

1' di lettura

Cala il fatturato di Amadori, che chiude il 2020 a quota 1,232 miliardi di euro, contro gli 1,3 miliardi messi a segno nel 2019. Colpa del blocco dei consumi fuori casa imposti dal lockdown, del rallentamento delle esportazioni dovuto alla pandemia e, infine, dell’incremento dei costi delle materie prime per i mangimi: «La pandemia ha provocato riflessi negativi sui prezzi delle materie prime agricole con l'incremento dei costi fino al +22% per il mais e al +26% per la farina di soia - ha detto l’ad del gruppo, Francesco Berti -. Se vogliamo difendere il patrimonio produttivo di uno dei comparti di eccellenza del made in Italy, occorre che tutti i soggetti della filiera assumano consapevolezza e si impegnino a fronteggiare e gestire questa situazione. Il gruppo Amadori, per esempio, si è fatto carico di questo impegno nei confronti dei suoi oltre 800 allevatori».

Il quadro generale non ha impedito però al gruppo romagnolo di proseguire con il piano di investimenti per oltre 500 milioni di euro, di cui 80 milioni investiti lo scorso anno, con l'obiettivo di continuare a sviluppare filiere integrate e 100% italiane. Nel 2020 il margine operativo lordo di Amadori è stato di 91,6 milioni, equivalente al 7,4%, con il patrimonio netto che sfiora i 285 milioni.

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