dopo i passi falsi

Calabria, la partita del nuovo commissario alla sanità: in lizza D’Andrea e Tronca

Il premier Giuseppe Conte si appresta a firmare un nuovo decreto, probabilmente entro la fine della settimana, per chiudere definitivamente la partita.

di Donata Marrazzo

Quando il nuovo commissario Zuccatelli disse: ««Le mascherine non servono a un ca…»

3' di lettura

Sono un po'più che rumors quelli che circolano intorno alla nuova nomina del commissario della Sanità calabrese dopo la rinuncia dell'ex rettore della Sapienza Eugenio Gaudio: il premier Giuseppe Conte si appresta a firmare un nuovo decreto, probabilmente entro la fine della settimana, per chiudere definitivamente la partita.

Non solo D'Andrea e Tronca fra i papabili

Con Federico Maurizio D'Andrea, originario di Cerchiara, in provincia di Cosenza, ex finanziere e detective del pool Mani Pulite, manager ai vertici di grandi aziende (presidente di Sogei e poi di Olivetti), attualmente consulente del sindaco di Milano Giuseppe Sala, si dovrebbe mettere un punto fermo nella gestione della Sanità regionale. Fra i papabili, però, circola anche il nome del prefetto Francesco Paolo Tronca, ex commissario della Città metropolitana di Roma. Ancora nulla di definito: entrambi gli interessati fanno sapere che non hanno avuto contatti diretti con il Governo.Pure Gino Strada, che nei giorni scorsi si è detto indisponibile a ricoprire il ruolo di commissario - ma che è già operativo in Calabria insieme alla Protezione Civile - non è del tutto uscito di scena. Almeno nelle intenzioni del ministro della Sanità Roberto Speranza. Sul tavolo resta ancora il curriculum di Narciso Mostarda, medico e dirigente dell'Asl Roma 6, e quello di Pellegrino Mancini, numero uno del Centro regionale trapianti dell'ospedale Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria. C'è anche chi fa il nome di Nicola Gratteri.

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Il mea culpa del premier Conte

Questa volta, la quarta, dopo dimissioni, nomine e rinunce (nell'ordine Saverio Cotticelli, Giuseppe Zuccatelli ed Eugenio Gaudio), il premier non vuole commettere errori nella designazione del nuovo commissario ad acta al piano di rientro della Sanità calabrese. E si prepara a riunirsi con i sindaci della regione nell'incontro programmato a Palazzo Chigi alle 15: chiedono l'azzeramento del debito sanitario e la fine del lungo commissariamento per garantire ai circa 2 milioni di cittadini «condizioni di pari dignità e trattamento nella tutela della salute».Per arginare le critiche e superare l'imbarazzo causato dal “viavai” di commissari, Conte fa mea culpa pubblicamente. Scrive: «Mi dispiace per i calabresi che meritano una risposta, dopo anni di malasanità. Mi assumo la responsabilità». Promettendo: «Dopo i passi falsi compiuti, avvertiamo la responsabilità di indicare la persona giusta, con adeguate competenze nell'organizzazione sanitaria e contabile».

Il Covid avanza, Gino Strada è già sul campo

L'emergenza sanitaria nella regione, che da 13 giorni è in zona rossa, desta sempre più preoccupazione. Mentre il Governo nei giorni scorsi faceva buchi nell'acqua, il coronavirus avanzava: sono 936 i nuovi casi. Dieci le vittime. Firmato l'accordo tra Emergency e Protezione Civile, Gino Strada è già al lavoro. «Considerando l'evoluzione della situazione epidemiologica in atto - dichiara il dipartimento della Protezione Civile - si è ritenuto che l'associazione Emergency possa contribuire a rispondere a urgenti esigenze di assistenza socio-sanitaria della popolazione, come la gestione di strutture ospedaliere da campo o il supporto all'interno dei Covid hotel, nonché nei punti di triage delle strutture ospedaliere». Emergency è già presente in Calabria con un ambulatorio a Polistena e uno a Rosarno.

I sindaci chiedono la fine del commissariamento

I sindaci, che aspettano di essere ricevuti da Conte (una delegazione dei 404 che si sono movimentati), non reggono più la situazione: il primo cittadino di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, a proposito di commissario e commissariamento, parlando all'assemblea dell'Anci, afferma di non voler più «subire scelte calate dall'alto senza concertazione. Non poniamo una questione sul nome, ma sul metodo. Vogliamo che chi arrivi, sia competente e che ci metta la testa e il cuore». Un appello condiviso dal ministro per il Sud Giuseppe Provenzano.

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