Emergenza

Calabria, il risanamento arranca per debito, spesa e personale

La Regione dispone di 310 milioni del Pnrr per gli investimenti ma il commissario Occhiuto deve prima di tutto fare i conti con la carenza di risorse correnti, organici e posti letto

di Donata Marrazzo

Ospedale di Cariati: mobilitazione contro la chiusura

3' di lettura

Per far quadrare i conti della sanità calabrese c’è ancora da attendere. «Abbiamo avviato una procedura per accertare il debito entro il 31 dicembre 2022», dichiara il governatore della Regione, Roberto Occhiuto, che da 5 mesi è il nuovo commissario ad acta, dopo 12 anni di commissariamento della sanità regionale gestito dal governo.

Un periodo buio che ha lasciato solo macerie: il disavanzo è di 130 milioni, la rete ospedaliera talmente fragile, per posti letto e organizzazione, da spingere la Calabria più volte, durante le fasi acute della pandemia, in zona rossa. La migrazione sanitaria verso il Nord ha svuotato le casse regionali per quasi 300 milioni, i livelli essenziali di assistenza sono sotto la soglia, con un punteggio di 125 su un minimo di 160, e i calabresi sono stati colpiti da un forte aumento delle aliquote fiscali, senza ricevere in cambio servizi adeguati. Smantellati ospedali e presidi territoriali e due aziende sanitarie provinciali (Reggio Calabria e Catanzaro) sciolte per infiltrazioni mafiose, senza bilanci, per cui spesso risulta impossibile ricostruirne la contabilità.

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Ma ora si cerca di voltare pagina: è a lavoro «un gruppo del dipartimento regionale coadiuvato dalla Guardia di Finanza che verificherà il debito delle Asp», spiega Occhiuto. Intanto, la Regione, per una volta per prima, ha approvato la legge sul nuovo distretto sanitario e presentato il piano per le strutture di prossimità secondo quanto previsto dal Pnrr. Il Piano individua 91 presidi per l’assistenza territoriale: 16 ospedali di comunità, 19 centrali operative territoriali e 57 case delle comunità. Deciso per l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero destinando agli interventi 100 milioni.

Le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinate alla Calabria ammontano a 310 milioni. Ma, rispetto alle altre regioni, la riorganizzazione della sanità calabrese, considerate le condizioni di partenza, sarà comunque una corsa a ostacoli. Per il Pnrr infatti “il servizio sanitario nazionale nel complesso presenta esiti sanitari adeguati”.

Il commissario ad acta, in Calabria, è soprattutto alle prese con le emergenze quotidiane, a partire dalla spesa corrente. Oltre ad annunciare il suo impegno per trovare le coperture per la proroga dei contratti del personale medico, paramedico e amministrativo che ha lavorato nei centri Covid, Occhiuto tenta di ribaltare la situazione riaprendo alcuni dei 18 ospedali chiusi nel 2010: tornano in funzione come Covid Hospital, ma da riconvertire poi in strutture di zona disagiata - anche a seguito di provvedimenti giudiziari e amministrativi - gli ospedali , di Trebisacce e di Praia a Mare, di Cariati (si veda l’articolo qui sotto) tutti nella vasta provincia di Cosenza.

Per esperti e addetti ai lavori però non basta riaprire i presidi dismessi. «Quanto costerà l’adeguamento edilizio e tecnologico delle strutture? E il problema della spesa corrente? E il personale? Ricordiamoci che il Pnrr finanzia solo gli investimenti»: il memorandum è della ex ministra della Salute Rosy Bindi, oggi presidente onoraria dell’associazione Salute Diritto fondamentale, che è intervenuta a Cosenza alla presentazione del volume edito dall’associazione Dossetti “Dalla malasanità alla Sanità, un progetto a misura di Calabria”. Il suo auspicio è che il nuovo commissario Occhiuto non si preoccupi solo del pareggio di bilancio ma si soffermi sulla valutazione della qualità dei servizi. «La Calabria - ha affermato - come tutte le situazioni di marginalità nel mondo, ha diritto all’azzeramento del proprio debito sanitario». E molte Regioni, tra cui la Calabria, devono «abbandonare la creatività modellistica che ha negato quei sentimenti sanitari e sociosanitari che definiscono un servizio sanitario pubblico e universalistico, compreso il rapporto con il privato. Quella del privato convenzionato è una realtà che un governo regionale deve regolare». Ha ricordato inoltre che «è necessaria una programmazione dei servizi adeguata ai bisogni di salute della popolazione». Ed è proprio questo il concetto che ha ispirato gli autori del libro, i medici Mario Bozzo e Piero Piersanti e l'ingegnere Mimmo Gimigliano, esperto di management pubblico. Secondo Rubens Curia, fondatore del movimento Comunità Competente e autore di diversi libri sul tema della sanità, è urgente innanzitutto «una riforma organizzativa ed etica anche alla luce di una sanità di prossimità che il Pnrr delinea nei particolari». A partire dell'edilizia sanitaria: «I calabresi meritano presidi ospedalieri moderni, poliambulatori a norma, consultori familiari inclusivi, centri diurni che ti facciano sentire in famiglia e case della salute funzionanti. Siamo pronti a cogliere – conclude Curia - come servizio sanitario regionale, l'opportunità che ci dà l'Europa?».

130 Milioni
Il debito della sanità calabrese lasciato dalla gestione del commissariamento gestito dal governo che è durato 12 anni. Da cinque mesi la gestione commissariale è della Regione.

300 Milioni
L'emigrazione sanitaria verso il Nord alla ricerca di prestazioni di qualità, sempre più intensa, ha pesato enormemente sulle casse della sanità reguionale già da tempo in grave difficoltà

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