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Calcio, Dazn: ecco i prezzi per vedere la Serie A 2022/23

Dazn interviene sul tema della doppia utenza. E per la prossima stagione prevede due offerte di abbonamento: 29,99 euro al mese o 39,99 euro. In entrambi i piani di abbonamento l’utilizzo corretto della contemporaneità sarà permesso per le persone che appartengono al medesimo nucleo domestico

di Andrea Biondi

aggiornato 9 giugno 2021 alle ore 13:20

Dazn, come funziona il nuovo profilo “premium”

4' di lettura

Gli abbonati Dazn potranno vedere un contenuto sportivo live in contemporanea anche da due dispositivi diversi che si trovano a distanza, non sulla stessa “rete domestica”. In questo caso, però, sarà necessario pagare 10 euro al mese in più. E abbonarsi quindi al profilo “premium” che costerà 39,99 euro al mese. Contro i 29,99 euro del profilo “standard”.

Con quest’ultimo la visione – il pensiero va immediatamente alle partite di Serie A in esclusiva su Dazn per 7 match su 10 alla settimana con gli altri 3 in co-esclusiva su Sky – sarà possibile su un dispositivo alla volta o anche in contemporanea su due dispositivi diversi, ma solo nella stessa casa.

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In entrambi i piani di abbonamento l’utilizzo corretto della contemporaneità sarà permesso per le persone che appartengono al medesimo nucleo domestico

Intervento sulla concurrency

Tutto deciso, dunque, in Dazn, anche in vista della prossima stagione di Serie A al via il prossimo 14 agosto. Le comunicazioni alla clientela sono partite in mattinata, poco dopo la prima pubblicazione di questo articolo del Sole 24 Ore.

Così, a 8 mesi di distanza dall’anticipazione del Sole 24 Ore , prende forma l’intervento – pensato già per la stagione appena conclusa, ma poi rientrato nel giro di qualche giorno – di Dazn sull’ormai noto problema della “concurrency”. Vale a dire, appunto, la possibilità di concedere a diverse utenze collegate allo stesso abbonamento di accedere ai contenuti contemporaneamente da due device che si trovano a distanza l’uno dall’altro.

Azione sui prezzi

Dazn interviene dunque, con un repricing, su una pratica usata inizialmente dalla stessa piattaforma anche come motivazione d’acquisto importante in un contesto di cambiamento sia dell'operatore di riferimento per la Serie A (non più Sky ma, appunto, Dazn), sia della modalità principe di visione dei contenuti sportivi (lo streaming al posto del satellite).

Lotta agli usi fraudolenti dell’abbonamento

Alla fine, però, la questione pare essere sfuggita di mano. La stessa Dazn ha considerato a suo tempo la concurrency come una pratica che contribuisce in maniera decisiva al 20% di media di utilizzi fraudolenti riscontrati dalla piattaforma. E non a caso, come rivelato su Il Sole 24 Ore dello scorso 9 novembre, a quella data erano in partenza le lettere agli abbonati per comunicare lo stop alla concurrency già dalla stagione allora in corso, garantendo la possibiltà di recesso. Un’ondata di proteste ha immediatamente fermato il processo, ma sostanzialmente rimandando la decisione, ora arrivata.

Discussione che va oltre Dazn

L’intervento, del resto, era stato sostanzialmente annunciato dai vertici (allora alla guida di Dazn in Italia c’era Veronica Diquattro, attualmente Chief revenue officer di Dazn Europe e componente del board del Gruppo 24 Ore) e cade ora in un momento in cui se ne parla anche al di fuori del caso Dazn.

Netflix, per esempio, nella sua ultima presentazione dei dati trimestrali ha richiamato l’attenzione sul tema dell’account sharing. In occasione della presentazione dei risultati del primo trimestre 2022 Netflix ha evidenziato come oltre ai 222 milioni di famiglie, si stima che l'account venga condiviso da più di 100 milioni famiglie aggiuntive che attraverso modalità non in linea con le condizioni di utilizzo usufruiscono del servizio senza pagare. Un fenomeno, questo dell'account sharing, che ha portato l'azienda a testare modalità per monetizzare la condivisione.

La spinta sul web per le condivisioni

Nel caso specifico di Dazn, la modalità in streaming vista come una porta d’accesso facilitata dalla pirateria unita all’utilizzo fraudolento dell’account sharing (nelle condizioni di utilizzo di Dazn sarà ora scritto che la condivisione è permessa solo nel gruppo familiare o domestico) ha rappresentato da subito un problema per la piattaforma. Basti anche pensare a come nell'ambito di siti (Together Price) e social network venga favorita la commercializzazione degli abbonamenti tra persone che non si conoscono anche se è specificato nelle condizioni di abbonamento che la condivisione è permessa solo nel gruppo familiare o domestico.

I timori di Lega Serie A e Tim

A preoccuparsi per l’impatto della concurrency era stata da subito comunque anche la Lega Serie A, in allarme per l’abbattimento, nei fatti, del valore dell'asset diritti Tv. In sostanza il valore dell’abbonamento offerto alla clientela di 29,99 euro al mese risultava nei fatti abbattuto della metà. Il tema ha però riguardato - e preoccupato - anche Tim, che ha messo sul piatto 340 degli 840 milioni all'anno sborsati da Dazn, senza ottenere i risultati sperati ma anzi mettendo in fila tre profit warning su cui nei fatti è naufragata l’avventura di Luigi Gubitosi alla guida della telco.

Tim e Dazn in negoziazione

Nel frattempo su un altro versante gli occhi sono puntati sulle discussioni per ridefinire gli accordi fra Tim e una Dazn in cui sono nel frattempo arrivati al vertice Franco Bernabè con il ruolo di Senior strategic advisor e Stefano Azzi come ad Dazn Italia. Si dovrebbe essere vicini a una soluzione con l’ad Tim Pietro Labriola e Andrea Rossini, Chief consumer, mmall & medium market office di Tim.

A quanto trapelato finora dovrebbe venir meno l’esclusiva garantita a Timvision della app Dazn su set-top-box (niente Sky Q o Vodafone Tv finora, per intendersi). Sky viene data alla finestra. Così come Amazon. Ma sono rumors ancora in attesa di definizione.

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