Calcio e film sui siti pirata, dalla Gdf le prime sanzioni a 1.600 utenti
Identificate le prime utenze dopo l’operazione “Dottor Pezzotto” della Procura di Napoli a maggio. I verbali emessi dalla Gdf. Multe da 154 a 1.032 euro
di Andrea Biondi
3' di lettura
La battaglia contro i contenuti audiovisivi piratati è arrivata ora fino all’ultimo anello della catena: all’utilizzatore finale. E tutto fa pensare che la vita potrebbe essere più dura per chi ama fare scorpacciate di calcio, film o serie Tv mettendo mano solo in minima parte al portafogli.
Adesso per il “pezzotto”, le Iptv pirata, sono stati chiamati a pagare di tasca loro anche gli utenti. Proprio coloro che con cifre modiche – si parla di una decina di euro al mese in genere – fanno uso di quei sistemi che permettono di avere a disposizione tutto quel che altrove si paga, coperto dal diritto d’autore e messo sul mercato dalle piattaforme e dalle pay tv a ben altre cifre.
I verbali
Il Sole 24 Ore è venuto in possesso di un “Verbale di accertamento e contestazione di violazioni amministrative” che vede come mittente il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi tecnologiche della Gdf all’indirizzo di un utente “pirata”.
Nella prima parte del verbale si fa presente che le violazioni contestate portano a due tipi di sanzioni amministrative pecuniarie: 154 euro nel caso di utilizzo in maniera illecita di contenuti audiovisivi coperti dal diritto d’autore oppure di 1.032 euro «in caso di recidiva». Pagare entro 60 giorni vuol dire cavarsela con una sanzione di 51 euro o 344. Quel che rileva però è che ci si trova dinanzi a un cambio di passo. E a sanzioni che per la prima volta vanno ora a colpire anche gli utenti: cosa spesso annunciata, ma finora mai portata a termine.
Il peso dell’hi-tech nelle indagini
«Un ruolo determinante nel contrasto al cybercrime – dice Gian Luca Berruti, colonnello della Guardia di Finanza, responsabile delle indagini e nel frattempo passato in servizio presso l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale – è giocato dalle innovative tecniche investigative connotate dal supporto dei nuovi strumenti tecnologici». Nel caso di specie si è arrivati all’individuazione dell’utente finale con il tracciamento di tutte le connessioni ai siti pirata (gli Ip) unito, in tempo reale, all’incrocio di informazioni telematiche con quelle derivanti dagli strumenti di pagamento utilizzati. Si è trovata la connessione pirata insomma, incrociando con il dato del metodo di pagamento.
Questo doppio riscontro, unitamente alle successive attività di indagine sul territorio, ha consentito di identificare un numero di fruitori che, secondo quanto ricostruito, sarebbe intorno alle 6mila unità. Al momento, a quanto verificato dal Sole 24 Ore, i colpiti dai verbali sarebbero 1.600. E, di questi, circa un migliaio avrebbero pagato. Il 20% circa di questi casi apparterrebbe anche alla categoria più grave. «È importante sensibilizzare tutti i cittadini, soprattutto i giovani, su questo tema – aggiunge Berruti – e far capire loro che finanziare questo business significa finanziare la criminalità organizzata. Dobbiamo tutelare l’economia sana e le imprese che rispettano le regole».
Numeri da allarme rosso
Il fenomeno ha raggiunto da tempo contorni preoccupanti. Associazioni come la Fapav presieduta da Federico Bagnoli Rossi o la Lega Serie A, detentrice dei diritti audiovisivi che rischiano di rimanere colpiti a morte dalla svalutazione dovuta alla pirateria, oltre ai vari Dazn, Sky, Mediaset e altri, lo denunciano con frequenza.
Il rovescio della medaglia delle operazioni arrivate a buon fine rappresenta a suo modo una cartina di tornasole della situazione arrivata a livelli da allarme rosso. Quella da cui discendono i verbali della Gdf che hanno portato alle sanzioni di cui Il Sole 24 Ore riesce a dare conto, è l’operazione “Dottor Pezzotto” dello scorso maggio (che ha colpito 500 “risorse web” e 20 canali Telegram) coordinata dalla Procura di Napoli ed eseguita dalla Gdf.
I commenti
Soddisfazione alla notizia delle misure contro gli “utenti pirata” è espressa da chi paga lo scotto della piaga della pirateria sulla pelle dei propri conti. «I clienti finali che, grazie alle operazioni svolte, vengono identificati e multati per aver commesso atti di pirateria stanno crescendo. Se da un lato questi numeri sono la dimostrazione che la pirateria in Italia è diffusa in maniera massiccia dall'altro confermano quanto le Forze dell’ordine siano sempre attive e impegnate a debellare un problema che sta provocando ingenti danni al sistema», dice al Sole 24 Ore Stefano Azzi, ceo di Dazn in Italia. «Queste prime multe – dice dal canto suo Andrea Duilio, ceo di Sky Italia – mostrano che è doppiamente pericoloso usufruire di servizi pirata, perché non solo si consegnano i propri dati personali a organizzazioni criminali, ma si compie anche un illecito per cui si è multati e perseguiti».
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