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Calcio femminile, svolta storica: entra in campo il congedo maternità

La Federazione, inoltre, attraverso la divisione calcio femminile, ha agito creando protocolli sanitari ad hoc per consentire lo svolgimento regolamentare del campionato

di Gaia Brunelli

2' di lettura

Sostenere il calcio femminile durante la pandemia si può. In Italia è esattamente quello che sta accadendo. La Federazione, attraverso la divisione calcio femminile con a capo Ludovica Mantovani, ha agito in maniera lungimirante creando protocolli sanitari ad hoc per consentire lo svolgimento regolamentare del campionato. Dopo aver concluso anzitempo la stagione di Serie A femminile durante il primo lockdown, per questa seconda “chiusura” sono stati presi provvedimenti per permettere alle calciatrici di seguire il percorso dei colleghi maschi. Un iter necessario per mantenere quelle che sono le aspettative: il professionismo per le donne nel calcio previsto per la stagione 2022.

La vera svolta è arrivata il 19 novembre 2020. Una data storica in cui è stato deciso che dal 1 gennaio 2021 alle calciatrici sarà garantito un minimo di quattordici settimane di congedo di maternità (almeno otto delle quali dopo il parto) e un indennizzo pari ad almeno due terzi dei compensi previsti in precedenza. Si può, dunque, essere calciatrici e madri. Senza dover scegliere, finalmente. Grazie al lavoro della FIFPro (federazione internazionale dei calciatori professionisti) e la FIFA che hanno introdotto nuove tutele per le calciatrici professioniste che avranno anche il diritto di rimanere tesserate con la loro società di appartenenza durante il periodo di maternità. Nel caso in cui poi, nel corso della maternità, le società dovessero decidere di rescindere il contratto, dovranno motivarlo in maniera valida e dettagliata e dovranno risarcire la giocatrice con 6 mensilità. Questi nuovi regolamenti andranno a integrarsi anche nel percorso del calcio femminile in Italia, quando nel 2022 appunto verrà riconosciuto lo status di professioniste alle giocatrici, avvicinandoci sempre più a quelle che sono le reali esigenze dello sport al femminile.

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Non ci sono purtroppo però solo buone notizie, i problemi durante questi mesi non sono mancati. L'impatto che la pandemia ha avuto sul calcio femminile in alcuni paesi è stato devastante. Un sondaggio effettuato sempre da FIFPro (federazione internazionale dei calciatori professionisti), infatti, ha evidenziato come da luglio a oggi le calciatrici siano state colpite da tagli o sospensioni salariali e perdita di posti di lavoro. L'indagine è stata svolta in 62 paesi differenti e mostra come nel 47% dei casi gli stipendi delle calciatrici sono stati ridotti o sospesi, mentre nel 40% dei paesi le giocatrici non hanno ricevuto alcun supporto sanitario.

Oltre all'Italia, però, ci sono altre nazioni che hanno fatto sforzi importanti e passi avanti per sostenere il calcio femminile. La Federazione nazionale argentina a settembre ha annunciato un piano quinquennale per estendere lo status di professionismo del campionato femminile. In Olanda dopo svariati dialoghi con il governo, il calcio femminile è tornato in campo insieme al campionato maschile. Negli Stati Uniti la NWSL (associazione calciatori) e la lega hanno apportato garanzie contrattuali legate agli stipendi, agli alloggi e ai vari benefit.

E' un percorso in continua evoluzione tra ostacoli e problematiche che vanno superati con il sostegno e con le tutele necessarie. L'Italia è in prima linea, l'appoggio delle istituzioni internazionali non manca, ora serve ancora un po' di tempo, ma la direzione è quella giusta.

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