Causa coronavirus

Calcio, giocatori e squadre valgono meno ma la ricchezza è nei giovani talenti

Cies: lo stop fa crollare il valore dei calciatori che in media valgono il 28% in meno. In una ipotetica ripresa della Serie A senza i campioni, le prime squadre potrebbero attingere dalla Primavera

di Dario Ricci

Caleb Okoli, Nicolò Fagioli, Lorenzo Pirola

5' di lettura

Perdita di visibilità, perdita di introiti, perdita di valore. Una discesa agli inferi, quella che la pandemia sta disegnando per il calcio globale, che pure prova in tutti i modi a puntare i piedi per almeno frenare lo scivolare verso il basso. Servono risposte di sistema, anche se non mancano fughe (in avanti?) di chi prova a trovare soluzioni “fai da te”; come la Premier League inglese che punta a finire la stagione con un tour de force tra luglio e agosto. Si vedrà.

Il valore dei giocatori e dei club
Intanto, quel che è certo è che lo stop attuale fa crollare (anche il valore dei calciatori: in media ogni giocatore vale adesso il 28% in meno del suo valore “pre-pandemia”. La ricerca condotta dallo svizzero International center for sports studies (noto come Cies, Centre international d'etude du sport), segnala un calo del valore totale da 32,7 miliardi di euro a 23,4 miliardi.
Per quanto riguarda i singoli giocatori vanno prese in considerazioni diverse variabili; dall'età alla durata del contratto passando per carriera e prestazioni recenti. Lo studio fa l'esempio del fuoriclasse francese Paul Pogba, il giocatore del Manchester United vedrebbe un calo del suo valore dagli attuali 65 milioni a 35.
In termini assoluti, tra le società con un calo più accentuato del valore del parco giocatori c'è il Manchester City (-412 milioni), seguito dal Barcellona (-366 milioni) e dal Liverpool (-353 milioni). Quarta posizione per il Real Madrid (-350) e quinta per il Psg (-302). In termini relativi, invece, il calo maggiore sarebbe dell'Olympique Marsiglia (-37,9%) seguito dall'Inter (-276 milioni a -35,7%). Terze e quarte altre 2 italiane, come Hellas Verona e Spal, rispettivamente a -34,3% e -34,2%. Quinto lo Sheffield, club di Premier, a -33,2%.
In termini assoluti, invece, in Italia, la prima posizione spetta sempre all'Inter (-276 milioni), il secondo posto è della Juve (-222 milioni a -28,4%) e il terzo del Napoli (-181 milioni a -29,8%). La top 5 si chiude con Roma (-147 milioni a -27,2%) e con il Milan (-144 milioni a -31,2%).

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Tempi incerti
Insomma, ogni giorno che passa senza giocare costa, e pure parecchio, al calcio italiano e mondiale. Magari si riprenderà a giocare a inizio maggio, o magari alla metà, o alla fine, per arrivare a chiudere il campionato di Serie A in piena estate. Oppure, ed è il timore (intendiamoci: non solo per l'amore verso il calcio, ma perché vorrebbe dire che a quel punto le cose sarebbero ancora problematiche sotto ben più importanti punti di vista) non si ripartirà neppure, e allora per Figc e Legacalcio (e pure Uefa) il problema sarà come chiuderla definitivamente, la stagione.
Ma nel tempo vacuo che – almeno qui nelle retrovie – la pandemia concede, pur con il pensiero a chi lotta per se stesso e in nome di tutti in prima fila, val la pena ragionare su un'altra ipotesi estrema, dettata dai tempi e, appunto, dalle contingenze (anche economiche).
Se il campionato potesse davvero ripartire, e molti dei campioni stranieri ritornati nei loro Paesi d'origine, non potessero rientrare in Italia, per i più diversi motivi legati al propagarsi del virus? Se nascesse così un campionato già asimmetrico ma ancor più “italiano”, con le prime squadre costrette ad attingere alle Primavera, per completare gli organici? Quali sarebbero allora i “campioncini” già pronti a dare il loro contributo, e magari a griffare la volata-scudetto o la qualificazione a una coppa europea? Curiosità oziosa di certo, ma pure legittima, ci sia concesso, visti i tempi che corrono. E allora divertiamoci a esplorare almanacchi e siti specializzati, per snocciolare qualche nome che la pandemica autarchia potrebbe regalarci a brevissimo.

Crisi e opportunità
Del resto, le grandi crisi sono spesso anche momenti di svolta di vite e carriere. Basti pensare a Ezio Loik e Valentino Mazzola, che nel pieno del secondo conflitto mondiale, giovanissimi, lasciarono il Venezia per diventare 2 delle stelle più ammirate dell'immaginifica e tragica parabola del Grande Torino. Senza dimenticare il mai del tutto esaurito dibattito sull' “autarchia calcistica” nostrana: bandimmo gli stranieri dopo la disfatta degli azzurri contro la Corea del Nord ai Mondiali d'Inghilterra 1966, per riaprire loro le porte solo nel 1980-1981, l'anno dopo lo scandalo del Totonero e alla vigilia del trionfo Mundial di Spagna '82: prima 1 per squadra, ben presto 2, fino alla sentenza Bosman del 1995 che ha cambiato numeri e connotati del football globale.

Giovani talenti
E allora eccola, una manciata di giovani promesse “italiane” che potrebbe presto, anzi prestissimo, trovare spazio e maglia in una Serie A liquefatta magari da pandemia e calura agostana, priva di alcuni dei suoi protagonisti d'oltreconfine, ma che potrebbe almeno in parte restituirci il piacere di una consuetudine ritrovata.
Primo nome segnato in agenda è quello di Nicolò Fagioli, 19enne piacentino cervello del centrocampo della Juventus Primavera e Under23, che studia da Pirlo e che in più di un'occasione strappò parole di elogio a Massimiliano Allegri nelle sue 2 ultime stagioni in bianconero. Nell'Inter che ha già lanciato titolare in difesa Bastoni e in prima squadra Esposito a completare il pacchetto avanzato, ecco il 18enne Lorenzo Pirola, da Carate Brianza, già eletto miglior difensore all'Europeo Under 17 dello scorso anno in Irlanda, tipo tosto che ha in Giorgio Chiellini il suo riferimento tecnico e caratteriale. E che la fiducia nei suoi confronti non manchi ad Appiano Gentile lo dimostrano le 5 convocazioni stagionali in prima squadra, tra campionato, Coppa Italia ed Europa.
Nel sempre florido vivaio atalantino stanno maturando il classe 2001 Caleb Okoli, di origini nigeriane, fratello d'arte (David gioca nel Vicenza) e perno difensivo della Primavera orobica campione d'Italia in carica; giovanissimo (nato il 17 maggio 2000) ma già nella rosa della prima squadra atalantina è il laterale difensivo destro Raoul Bellanova, cresciuto nel Milan ma che è arrivato a Bergamo durante il mercato di gennaio 2020 dopo un anno passato in Francia, a Bordeaux. Un acquisto finalizzato soprattutto in vista della prossima stagione, ma appunto, se l'estate del calcio dovesse essere così diversa dal previsto, hai visto mai che…
Sulla fascia opposta, la sinistra, operano invece due ‘talentini' della Roma: esterno difensivo è Riccardo Calafiori, appena 17enne, ma che sui campi di calcio ne ha già viste parecchie dall'accoppiata scudetto-Supercoppa Under 17 nel 2018 (quando lui, di anni, ne aveva però 16), al grave infortunio al ginocchio sinistro in Youth League nell'ottobre dello scorso anno, che tanto colpì i compagni “maggiori” da spingere capitan Dzeko a dedicargli la tripletta realizzata in Champions. Quest'anno per Calafiori il ritorno in campo a ottimi livelli, oltre a 4 panchine in prima squadra tra serie A e Europa League.
Qualche decina di metri più avanti agisce abitualmente Alessio Riccardi, classe 2001, che in molti già indicano come “alter ego” di Zaniolo, per caratteristiche tecniche e fisiche. Giallorosso fin dai “Pulcini”, cresciuto nel mito di Totti (pur avendo però iniziato a tirare i primi calci nella Lazio Calcio a 5), anche lui ha nell'assist il pezzo forte del repertorio. E in una Lazio con gli attaccanti fenomenali, ma contati, hai visto mai che non possa tornar utile quel Gian Marco Di Stefano, nato il 1° dicembre 2000 e appena arrivato, nel gennaio scorso, dalla Primavera del Catania? Per lui l'obiettivo è farsi spazio tra i pari età biancocelesti, ma tutto può davvero succedere, nell'imprevedibile estate del calcio italiano ai tempi del coronavirus.

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