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Calcio, l'Inter spicca il volo. Napoli spaccato: scintille tra Garcia e Osimhen-Podcast / Lecce “terza forza” davanti alla Juve

Per l'Inter cinque vittorie nelle prime cinque giornate, 14 reti fatte e una solo subìta con tre punti di vantaggio sull'ancora frastornato Milan

di Dario Ceccarelli

Nicolo Barella contrastato da Sebastiano Luperto

5' di lettura

Eccola qua la parolina magica che prima o poi salta fuori: “fuga”. Fossimo nei tifosi interisti, incroceremmo le dita e quant'altro, ma i numeri che non sono superstiziosi parlano chiaro: cinque vittorie nelle prime cinque giornate, 14 reti fatte e una solo subìta con tre punti di vantaggio sull'ancora frastornato Milan e addirittura cinque sulla Juventus che contro il Sassuolo, per una Vecchia Signora centenaria, rivela una inaspettata vena cabarettistica. Che può essere utile per partecipare a Zelig o a scherzi a parte, ma ben poco per giocare a calcio.

Bastava vedere la faccia tirata di Allegri, costretto a dare una spiegazione tecnica alle folli scorribande di Szcesny e Gatti, impegnati a disfare quello che faticosamente Chiesa e compagni avevano costruito. Come nelle migliori gag di Stanlio e Olio, dove uno fa una cosa e l'altro ne sbaglia due.

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Tornando a bomba, cioè all'Inter, in volo solitario dopo solo cinque giornate, bisogna però notare una cosa, che farà arrabbiare ulteriormente i tifosi milanisti poco propensi dopo il derby a scherzare: e cioè che i nerazzurri hanno fatto più fatica a battere l'Empoli, che finora non ha né segnato né fatto un punto (la prima volta in serie A, un record!), che a travolgere i cugini nella mattanza di San Siro. Qualcuno dirà: tante grazie, sono due partite diverse, l'Inter veniva dal tribolato pareggio col Real Sociedad in Spagna; poi i toscani dopo il cambio di allenatore (Andreazzoli al posto di Zanetti) ci tenevano a fare bella figura con la capolista, eccetera, eccetera.

Obiezioni giuste, tutto vero, però se Dimarco non si fosse inventato una prodezza da Guinness, l'Inter sarebbe tornata a Milano con un magro pareggino che avrebbe tolto parecchio slancio alla capolista. Invece così tutto va bene, dando fiato a una vecchia regola del calcio: che gli scudetti si vincono sfangandola in queste partite. E che le grandi squadre sono grandi proprio perché vincono le partite sporche. Come si diceva una volta, ma tanto tanto tempo fa, a proposito della Juventus e dei suoi allegri eroi.

Facendo uno spericolato paragone con il Napoli di Spalletti, per l’Inter si comincia a parlare di fuga per la vittoria, di avversari inconsistenti, di un prossimo calendario favorevole che potrebbe dare l'abbrivo a una cavalcata solitaria. In effetti i prossimi avversari dei nerazzurri (Sassuolo, Salernitana e Bologna) non sono invincibili: però, dopo lo schianto della Juve, un po' di sana prudenza non guasta.

Diavolo malconcio. Sacchi accusa: colpa di Leao
Anche il Milan, pur avendo faticosamente battuto il Verona (1-0) non se la passa bene. E' secondo in classifica davanti al sorprendente Lecce, ma le scorie del derby si fanno ancora sentire. E meno male che Leao, questa volta più concreto che con il Newcastle, ha chiuso la partita con un guizzo dei suoi. Il Verona infatti ha concesso ben poco ai rossoneri, ancora ingolfati e aggrappati ai (rari) blitz del portoghese.

Il solito Arrigo Sacchi, spesso dimenticando le sue giornate storte da allenatore, è andato giù con l'accetta dicendo che se il Milan è senza gioco, il problema va cercato proprio in Leao che “col il suo modo di stare in campo, e i suoi mancati rientri, impedisce al gruppo di diventare un collettivo”.

Con tutto il rispetto per il venerato maestro Sacchi, che riuscì a far andar per matti anche Van Basten e Baggio, viene da replicare che averne di campioni come Leao, che segnano e fanno segnare. Molti dei gol di Giroud, negli ultimi due anni, sono venuti proprio da assist del portoghese. Come tutti i talenti, ha certo le sue lune, come quel vanesio colpo di tacco con gli inglesi in Champions. Ma Leao va preso con i pregi e i difetti di un primo violino. A volte, diciamolo, vale da solo il prezzo del biglietto. Ti risolve una partita. In altre si perde nei suoi ricami. Ma non ha senso chiedergli di fare il lavoro sporco del mediano. A ciascuno il suo mestiere. L'infaticabile Giovanni Lodetti, il mitico “Basletta”, mancato venerdì scorso, non si è mai lamentato di dover correre anche per Gianni Rivera. Anzi, ne era orgoglioso. Sapeva quale era il suo ruolo, in quel glorioso Milan di Rocco e Trapattoni, e lo faceva con passione e straordinari risultati. Lo stesso quando nel 1970 passò alla Sampdoria dove portò il medesimo entusiasmo. Di Rivera si lamentò solo per un motivo: che non si fosse opposto alla sua sua cessione. E in questo Lodetti aveva perfettamente ragione.

Lecce terza forza
Ma vogliamo parlare della squadra pugliese, terza dietro a Inter e Milan, con 11 punti e ancora imbattuta? Questa volta, senza sforzi, ha superato anche il Genoa (1-0) proseguendo la sua disinvolta marcia verso la testa del gruppo. Si dice che dietro a una buona squadra, ci sia sempre una ottima società: è vero. Questa è la conferma. Al Lecce c'è un ottimo diesse, Pantaleo Corvino, che ha costruito un gioiellino con un monte ingaggi (15 milioni) quasi ridicolo rispetto a quelli pantagruelici delle big. C'è un presidente, Saverio Sticchi Damiani, che, pur tenendo i conti a posto, ha dato slancio con un progetto a lungo termine. E c’è infine un bravo tecnico, Roberto d'Aversa, che senza tirarsela ha dato gioco e coraggio alla squadra. Resta una domanda: ma allora, oltre agli arabi e agli algoritmi, c'è ancora vita nel pianeta calcio?

L'Atalanta torna a far male
Con un gol per tempo (Lookman e Pasalic) la Dea batte il Cagliari centrando davanti al suo pubblico la terza vittoria della stagione. Ma la vera novità viene dal belga De Keteleare, sempre più a suo agio nel suo nuovo ruolo di punta avanzata. Partita dopo partita sta diventato un punto di riferimento insostituibile sia come attaccante, sia come rifinitore. Il ragazzo cresce. All'ex rossonero, un fantasma l'anno scorso, la cura Gasperini fa davvero bene. Che al Milan lo rimpiangano?

Napoli, scintille tra Osimhen e Garcia
Ancora inconcludente, più o meno come la Lazio, il nuovo Napoli di Rudy Garcia, sbiadito sosia di quello che pochi mesi fa festeggiava lo scudetto. Dopo quello col Genoa, ecco un altro inutile pareggio (0-0) col Bologna. Molte imprecisioni e tante tensioni come sempre succede in assenza di risultati. Kvaratskhelia va a corrente alternata. Osimhen, il totem dello scudetto, sbaglia un rigore e colpisce una traversa. Sostituito da Garcia, il nigeriano esce mandando a quel paese l'allenatore. Volano gli stracci in una squadra che, fino a pochi mesi fa, era una festa mobile. Forse Spalletti, checchè ne pensi De Laurentiis, era stato bravo.

Roma-Torino 1-1
Prima segna Lukaku poi nel finale risponde Zapata. Vivace pareggio tra Roma e Torino che, alla fine, non scontenta e non premia nessuno. Per i giallorossi, migliori nella ripresa, si nota qualche progresso insieme alla costante crescita di Lukaku che realizza il suo terzo gol stagionale. Qualcosa si muove, nella Roma, ma la classifica (5 punti) è meglio non guardarla.

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