Il Graffio del lunedì

Calcio serie A: il Milan resta agganciato alla vetta, per l’Inter il bicchiere è mezzo vuoto

Il Milan conserva 7 punti di vantaggio sull’Inter e rimane al primo posto della classifica assieme al Napoli

di Dario Ceccarelli

Serie A, 1-1 nel derby della Madonnina

4' di lettura

Che bel derby! All'ultimo respiro. Senza tregua. Ne avevamo bisogno. Finalmente col calore del pubblico. Con i fischi e con gli applausi. Con i cori e gli striscioni della curve e quell'adrenalina da Milan-Inter che si respira solo quando San Siro ribolle di tifo e di passione. Non “Eravamo in centomila” come diceva Celentano negli Anni Sessanta, ma 57mila che urlano e cantano sono sempre un bel ritorno alla vita dopo 91 settimane di pandemia che avevano anestetizzato la supersfida di Milano. Struggente anche la coreografia della curva rossonera dedicata a medici e infermieri impegnati nella lotta al covid.

Questa volta, anche se finisce 1-1 (rigore di Calhanoglu al'11', autorete di de Vrij al 18'), è un derby vero, sanguigno, tirato fino ai titoli di coda anche se tutto succede nei primi 45 minuti. Dopo il pareggio del Milan, Lautaro, ancora su rigore, avrebbe avuto la possibilità di riportare in vantaggio l'Inter. Ma nei derby succedono sempre cose strane: e Lautaro, a botta sicura, si è visto invece parare il suo rasoterra dal bravo Tatarusanu, eroe per caso dopo l'infortunio di Maignan. E così questo Milan-Inter tanto atteso e discusso come i vecchi derby di una volta, prende un'altra piega. Il Diavolo resta a galla anche nella ripresa quando i nerazzurri cercano in tutti i modi di trovare il raddoppio prima con Barella e poi ancora con Lautaro che conclude fuori da pochi metri. Nel finale è invece il Milan a recriminare per un palo colpito da Saelemaekers e una punizione di Ibra neutralizzato da Handanovic.

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Chi si accontenta gode, ma il pareggio, diciamolo, rallegra solo il Milan che resta agganciato alla vetta insieme al Napoli (1-1 col Verona) conservando 7 punti di vantaggio sull'Inter e 10 sull'Atalanta, sabato vittoriosa per 2-1 sul Cagliari.

L'Inter invece rimane come un bimbo cui hanno tolto l'aquilone. Delusa, con niente in mano. Perché quei sette punti di distacco, dopo 12 partite, fanno male. E dopo la sosta della nazionale ai nerazzurri toccherà vedersela col Napoli, non proprio un cliente facilissimo. “Il bicchiere è mezzo vuoto”, dice Simone Inzaghi con la solita voce rauca. Ha ragione perchè l'Inter ha avuto più occasioni per chiudere la sfida. Ma senza riuscirci. Sia per la non brillante serata dei suoi attaccanti, sia per la tenacia dei rossoneri, mai rassegnati alla sconfitta.

Se Lautaro e Dzeko non hanno reso come ci si aspettava, chi ha invece tirato fuori le sue carte migliori è stato Calhanoglu, determinatissimo nel confermare la nota legge dell'ex: il turco, cui Inzaghi ha dato fiducia a centrocampo, fin da subito dimostra una vitalità mai esibita dopo il suo trasferimento all'Inter . E approfittando di uno strano pasticcio di Kessie, che si intestardisce a ritornare verso la sua porta, riesce a procurarsi un rigore che poi realizzerà con freddezza nonostante le proteste dei tifosi rossoneri. Non è un penalty limpidissimo, ci vorrà infatti un lungo esame del Var, ma alla fine il rigore ci sta. Diciamo che a Kessie, venuto a contatto con la gamba del turco, non si capisce bene cosa sia venuto in mente, visto che aveva tutto l’agio di liberarsi del pallone senza intorcinarsi in quell'assurdo dietrofront. Una volta gli allenatori gridavano “palla lunga e pedalare.” Adesso invece tutti i tecnici, per far vedere come sono moderni, pretendono la famosa ripartenza dal basso, costringendo portieri e difensori al rischio di queste figuracce.

Dopo il rigore, Calhanoglu, sempre più beccato dagli ultrà rossoneri, ha esultato sotto la curva curva milanista mettendosi polemicamente le mani alle orecchie. Un gesto di scarso far play che naturalmente ha scatenato il finimondo.

Una brutta botta per il Milan che però reagisce in fretta nonostante Ibrahimovic non sia proprio esplosivo. Fa paura, certo. Obbliga la retroguardia nerazzurra a stare sempre in guardia, ma non morde da par suo. Come peraltro Dzeko. Tanto attesi, i due giganti deludono entrambi. Il gol del pareggio rossonero arriva per uno sbandamento della difesa dell'Inter dopo una punizione di Tonali: De Vrij, nel tentativo di anticipare Tomori, beffa di testa Handanovic rimettendo la sfida in parità.

Tutto a posto? Macché. Dieci minuti dopo infatti l'Inter, ancora su rigore, può ritornare in vantaggio per un maldestro di Ballo-Tourè che butta giù Darmian dopo esserselo lasciato sfuggire. Questa volta Lautaro non concede scambi di cortesia con Calhanoglu battendo lui il rigore. Mal gliene incolse perchè Tatarusanu, non facendo rimpiangere né Donnarumma né Maignan, glielo para con stile e freddezza.

Nella ripresa, con l'Inter a tenere il pallino, cambia tutto di nuovo. Il Milan, all'angolo, cerca di reagire, ma l'Inter è più aggressiva. Solo quando Pioli inserisce Rebic e Saelemaekers al posto di Leao e Diaz, il Diavolo ritrova baldanza. Anche l'Inter ha i suoi problemi: Barella esce per un affaticamento e viene sostituito da Vidal. Anche Dzeko e Darmian vanno fuori per problemi fisici. Tutti questi rimescolamenti, dopo due salvataggi disperati di Kalulu, ridanno energia al Milan che chiude in attacco sfiorando il colpaccio.

Che dire? Che forse il pareggio è il risultato migliore. Non soddisfa l'Inter che ha sprecato troppo rischiando però alla fine di perdere. Soddisfa di più il Milan che prosegue la sua corsa in vetta dopo il mezzo passo falso del Napoli col Verona. Ora torna la nazionale, che venerdì 12 novembre a Roma dovrà vedersela con la Svizzera in una sfida decisiva per la qualificazione ai mondiali del Qatar nel 2022. Bisogna assolutamente vincere. Come è lontana l’estate di Wembley.

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