Cuneo fiscale, Calderone: «Il taglio strutturale costerebbe 10 miliardi»
La ministra del Lavoro: «L’impegno è di lavorare per creare le condizioni per rendere strutturale questo intervento. Ci deve essere una situazione che lo consente. Bisogna agire con prudenza, con attenzione ai conti»
I punti chiave
3' di lettura
Il governo lavora per prorogare il taglio del cuneo fiscale al momento fissato fino a fine 2023. Lo ha detto la ministra del Lavoro, Marina Calderone, intervenuta a Radio24. «Con la manovra abbiamo confermato i due punti di taglio, oggi con tutte le risorse a disposizione siamo tornati sul tema. Gli ulteriori quattro punti fanno sì che per chi ha redditi fino a 25mila euro ci sia una riduzione di circa il 70% del prelievo contributivo. Per chi ha fino a 35mila euro di reddito c’è il 60%».
L’impegno - ha spiegato Calderone - è di lavorare per creare le condizioni per rendere strutturale questo intervento. Ci deve essere una situazione che lo consente. Bisogna agire con prudenza con attenzione ai conti». Per rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale sarebbero necessari «circa 10 miliardi ma parliamo di una ipotesi. La cifra dipende da una serie di fattori e dalla platea» ha poi aggiunto la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, a Sky tg 24 economia.
La ministra ha parlato di impegno e di prudenza anche sulla possibilità di tagli dei contributi per i redditi superiori a 35mila euro. Insomma, l’esecutivo continua a focalizzarsi sul tema complessivo del lavoro anche dopo il Cdm del 1° maggio.
«Con norme lavoro non c’è rischio precarizzazione»
Secondo Calderone, le norme del decreto Lavoro sui contratti a termine approvato il 1 maggio non comportano rischi di precarizzazione. È un intervento «che elimina le causali di difficile applicazione e che potevano generare contenzioso», ha spiegato. Il decreto, ha poi aggiunto, «affida alla contrattazione collettiva la definizione delle causali. Poi c’è una clausola per cui laddove non c’è una previsione da parte del contratto si dà alle parti la possibilità di prorogare per una finestra temporale limitata con un richiamo alle ragioni tecnico produttive». Calderone ha sottolineato che i numeri del contratto a termine ci dicono che la questione delle causali riguarda il 2,5% dei contratti a termine. «Il 97% - ha affermato - durano meno di 12 mesi. Il cambiamento riguarda meno del 3% dei contratti, per i primi 12 mesi non ci sono causali».
Infine Calderone ha sottolineato che per i patti individuali la scadenza è al 30 aprile 2024 «per dare tempo alla contrattazione collettiva di poter normare l’aspetto delle causali. Non è un tema che impensierisce. C’è un dinamismo, vanno rinnovati i contratti, credo sia uno strumento per incentivare una nuova stagione di accordi». «Vorrei - ha concluso la ministra - avere strumenti di facile applicazione. Dove c’è una necessità temporanea per motivi organizzativi e produttivi è giusto che le aziende possano fare contratti a termine».
«Posto stabile va accettato in tutta Italia»
Dove c’è un’offerta di lavoro a tempo indeterminato che prevede il rispetto dei contratti collettivi, il raggio di osservazione e quindi di ricerca è quello nazionale. Lo ha detto la ministra del Lavoro a proposito dell’offerta di lavoro congrua da accettare per non perdere il nuovo sussidio contro la povertà. «Se il contratto è a tempo determinato - ha aggiunto - il raggio è più limitato, nell’arco di 80 chilometri dalla residenza. Il nostro obiettivo è di poter portare al lavoro quante più persone possibili in tempi brevi anche perché abbiamo forti richieste da parte delle aziende che in questo momento hanno bisogno».
loading...