Ondata di caldo in Europa provoca incendi, fermi alle centrali nucleari ed evacuazioni
L’Europa sudoccidentale è investita da un anticiclone subtropicale che sta causando temperature record e incendi. Prolungato lo stop al reattore Edf di Golfech
di Redazione Esteri
3' di lettura
Temperature torride che sfiorano o superano i 40 gradi, incendi, persino un reattore nucleare – il numero due dell’impianto di Golfech, a una novantina di chilometri da Tolosa – che non può ripartire a causa della temperatura troppo alta delle acque di raffreddamento.
Sono le conseguenze più macroscopiche dell’anticiclone subtropicale che ha investito l’Europa sudoccidentale, con asse disposto lungo Marocco-Spagna-Francia-Italia del Nord/area alpina e aria caldissima anche in quota, al punto che lo zero termico sulle Alpi è ormai collocato sopra i 5mila metri, ben oltre i 4809 metri della vetta più alta della catena, il Monte Bianco.
Il colosso energetico francese Edf ha comunicato ieri di aver prolungato l’interruzione del reattore nucleare Golfech 2 (da 1,3 gigawatt) nel Sudovest della Francia perché l’acqua del fiume utilizzata per raffreddarlo aveva superato le temperature massime.
Un portavoce della società ha fatto sapere che, anche a causa di problemi tecnici, il riavvio del reattore – che avrebbe dovuto ripartire domenica ed è offline dal 27 marzo - è rimandato al 25 agosto.
Anche i livelli di temperatura dell’acqua per il raffreddamento dell’impianto di Bugey e di un altro reattore lungo il fiume Rodano, nel Sudest del Paese, supereranno entro il 24 agosto le linee guida del governo, secondo i dati di Refinitiv.
Centrali nucleari a parte, la situazione rimane critica in buona parte della Francia, dovei il 21 agosto è stato diramato un “allarme rosso” per quattro regioni meridionali, consentendo alle autorità locali di annullare eventi e chiudere strutture pubbliche se necessario.
I dipartimenti interessati dall’allerta, entrato in vigore alle 16 del 21 agosto, sono il Rodano, la Drome, l’Ardèche e la Haute-Loire, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Christophe Bechu.
In precedenza il servizio meteorologico transalpino aveva emesso un’allerta arancione per metà del territorio nazionale, con temperature comprese tra i 35 e i 38 gradi e e punte di 40 gradi e oltre nel Sudovest e nella valle del Rodano.
Grecia e Spagna combattono intanto con gli incendi, la cui intensificazione in Europa è, secondo l’Unione europea, conseguenza innegabile del cambiamento climatico, che aveva già fatto del 2022 il secondo peggior anno di sempre.
A Tenerife, la maggiore delle isole spagnole delle Canarie, al largo della costa nordoccidentale africana, i vigili del fuoco hanno lavorato strenuamente ancora il 21 agosto per stabilizzare il vasto incendio doloso scoppiato nella notte del 15 agosto e alimentato dal caldo, che ha finora devastato circa 12.800 ettari di boschi, costringendo migliaia di persone a lasciare le proprie case.
«Il peggio è alle spalle - ha detto ieri il leader regionale delle Isole Canarie Fernando Clavijo alla radio Cadena SER -. Non possiamo ancora parlare di controllo, vedremo se riusciremo a stabilizzare tutti i fronti».
Un incendio stabilizzato non ha fronti attivi che permettono al fuoco di avanzare liberamente, anche se non è ancora sotto controllo.
I servizi di emergenza hanno raccomandato ai residenti nell’area dell’incendio, che comprende la capitale Santa Cruz de Tenerife, di chiudere le finestre e di rimanere in casa, indossando maschere, nel caso fossero costretti a uscire.
I vigili del fuoco sono impegnati a combattere su più fronti anche gli incendi scoppiati in diverse zone della Grecia: nei pressi della città portuale di Alexandroupolis, in Tracia, le fiamme divampano da tre giorni, nella Beozia 60 persone sono state fatte evacuare via mare, mentre si lotta contro le fiamme, favorite dai forti venti, anche nell’isola di Evia.
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