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Cambia le geografia dell’export lombardo

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2' di lettura

Il contesto geopolitico è quello che, purtroppo, ormai tutti conosciamo: la guerra in Ucraina; le tensioni tra Cina e Stati Uniti, con la partita decisiva per il controllo di Taiwan e dell’industria dei chip; l’inflazione elevata nei Paesi occidentali e in particolare in Europa; la recessione tecnica in Germania.

Un quadro non certo incoraggiante, eppure l’ultima ricerca sull’internazionalizzazione di Confindustria Lombardia e Assolombarda, realizzata in collaborazione con Ispi e Sace, ha confermato la competitività delle aziende lombarde, che hanno saputo adeguarsi ai mutamenti e cogliere le opportunità di tali trasformazioni. Rispetto al 2021, si legge nello studio, la quota di fatturato realizzata all’estero nel 2022 è salita al 44,2% (dal 43,5%), con un deciso aumento delle esportazioni il cui valore, rispetto al 2019, è aumentato del 27,5%, ben più dei competitor europei come Bayern (+14,2%) e Auvergne-Rhône-Alpes (+13,7%). Si diffonde, inoltre, l’utilizzo di piattaforme digitali per l’export manifatturiero, con il 40% delle imprese esportatrici che ha attivo almeno un canale online per le vendite all’estero.

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Aumenta anche il numero di Paesi verso cui sono dirette le merci lombarde, che rispetto all’ultima rilevazione (due anni fa) è salito da 21 a 23, con Francia, Germania e Spagna sul podio, seguiti da Stati Uniti e Regno Unito, ma aumenta la propensione a spingersi verso aree del mondo più lontane, in parte anche per diversificare i mercati di sbocco in un periodo storico di forti tensioni geopolitiche, che hanno portato al ridimensionamento di mercati anche importanti, come la Russia.

Tensioni che hanno spinto molte aziende a rivedere le proprie strategie di internazionalizzazione, non solo – come detto – diversificando i mercati – ma anche riorganizzando le proprie catene di fornitura: un quinto delle imprese intervistate ha sostituito almeno un fornitore nel 2022, con l’obiettivo di contenere i costi produttivi (nel 58,4% dei casi), ma anche di ridurre il rischio in termini di disponibilità di prodotti (per il 33,2% del campione), ma anche in ambito logistico, geopolitico e regolatorio (26,7%).

«L’internazionalizzazione rappresenta per le imprese lombarde una via fondamentale di crescita e sviluppo – ha commentato il presidente di Confindustria Lombardia, Francesco Buzzella –. È perciò fondamentale essere presenti all’estero, esplorare nuovi mercati e conquistare nuovi fatturati e farlo con qualità, innovazione e dedizione». Qualità e innovazione sono, del resto, i due principali fattori indicati dalle aziende come driver che hanno consentito il miglioramento della competitività sui mercati esteri nel 2022 rispetto al 2019, con il 38,5% che ha acquisito nuove quote di mercato rispetto al periodo pre-Covid e il 47,8% che le ha mantenute invariate. «I dati dimostrano, ancora una volta, la proiezione internazionale delle nostre imprese: le esportazioni si confermano un asset cruciale, testimoniando l’apprezzamento internazionale per la loro opera», ha aggiunto il vicepresidente di Assolombarda, Veronica Squinzi –. Questo patrimonio deve essere preservato, attraverso una politica industriale nazionale ed europea capace di sostenere le aziende mentre si apprestano a portare a compimento le sfide della transizione ecologica e digitale».

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