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Cambiamento climatico, le strategie dei marchi tra fibre più leggere e capi 3 in 1

Ecco come le aziende stanno reagendo all’innalzamento delle temperature. Dai negozi transtagionali a capi pensati per essere sempre più versatili

di Chiara Beghelli e Marta Casadei

3' di lettura

Uno dei capi più “politici” mai indossati è stato probabilmente il cardigan di lana beige con cui nel 1977, anno di crisi energetica, il presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter registrò il suo messaggio alla nazione, invitando i cittadini ad abbassare la temperatura nelle loro case per risparmiare. Un consiglio utile anche oggi, per cercare di abbattere le cause del riscaldamento globale. «Gli ambienti delle nostre città sono molto, troppo riscaldati e le persone preferiscono capi più leggeri e sovrapponibili - nota Nancy Marchini, direttrice marketing di Malo, marchio noto per la sua maglieria d’alta gamma -. Il riscaldamento globale ha avuto indubbiamente impatto anche nel mondo della maglieria pesante: capi di finezza 3 o 5, come quei maglioni da montagna che si vendevano bene anche come proposta urban o tempo libero, hanno più successo nei Paesi nordici, dove le temperature sono ancora basse». Il rialzo delle temperature si fa sentire anche nella produzione: «Negli allevamenti della Mongolia, da dove viene il nostro cashmere, le capre Hircus stanno sviluppando un pelo più corto rispetto a 30 anni fa, e questo causa problemi di filatura», nota ancora.

Nel tempo sono state evidenziate le proprietà termoregolatrici del cashmere, che oggi lo rendono una fibra adatta non solo alla tradizionale stagione invernale: «Già da diverse stagioni il nostro best-seller è il Cashmere Ultrafine 2.50 - spiega Giulia Sartini, responsabile ufficio stile donna di Falconeri, brand del gruppo Calzedonia che ha nella maglieria il suo cuore -. Spesso considerato un filato adatto solo ai momenti più freddi dell’anno, in realtà è perfettamente indossabile anche in estate. Il cashmere bilancia la temperatura corporea ed è naturalmente più leggero della lana. Alla sapiente lavorazione di questa fibra uniamo poi dei design innovativi, più ariosi, con ampi scolli a V e cappe che possono essere usate all’occorrenza».

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«Da molti anni stiamo sviluppando capi estremamente leggeri e nello stesso tempo dalle alte capacità coibenti - spiega Claudio Marenzi, presidente di Herno, marchio nato e cresciuto con i capispalla ma che oggi offre molte altre tipologie di prodotto -. Per esempio, i consumatori stanno aumentando la loro richiesta di capi dalle migliori performance, come i nostri piumini superleggeri, che nello stesso tempo sono anche caldi. Un tempo fra i punti di qualità dei capi rientravano le cuciture a mano. Oggi sono le loro performance a contare. Noi abbiamo sempre investito nella ricerca per rendere i nostri capi utilizzabili in diverse situazioni e abbiamo ampliato la possibilità di vendere i nostri prodotti durante tutto l’anno, prodotti che siano adatti alle diverse stagioni e sappiano rispondere anche a cambi meteorologici sempre più repentini».

Anche MooRER, marchio di capispalla di lusso che punta a 50 milioni di ricavi, ha già da tempo investito nella progettazione di capi innovativi, pensati per rispondere a questi cambiamenti: «Sono anni che studiamo le collezioni in modo da proporre capi trasversali come, per esempio, i modelli 3 in 1 che permettono di personalizzare il modello in base alle proprie necessità, trasformandosi in gilet o in cappa - spiega Moreno Faccincani, fondatore, ceo e direttore creativo di MooRER. Inoltre, la tecnologia delle nostre creazioni, prevede diversi gradi di protezione termica,dal Thermal grade A ( +5°C /+16°C ) fino al Thermal grade E per le temperature più estreme da -9°C a -50°C». Le vendite di mezza stagione, invece, sono superate: «Penso che sia come “tradire” il consumatore. Le nostre creazioni non sono legate alla moda del momento».

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