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Def: maggioranza sotto alla Camera. nuovo voto in mattinata. Meloni: brutto scivolone ma il decreto si farà

Serviva la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea ma sono mancati sei voti decisivi. Venerdì Montecitorio voterà la nuova Relazione per scostamento

di Nicola Barone

Def, ecco cosa prevede il Documento di economia e finanza del Governo

4' di lettura

Pochi minuti, per un Consiglio dei ministri convocato precipitosamente per varare un nuovo scostamento di bilancio diverso da quello che non è passato alla Camera. Un obiettivo che la maggioranza ha mancato per sei voti, aprendo così un incidente di percorso verso l’annunciato taglio al costo del lavoro in agenda per lunedì. Per realizzare il quale, al di là delle diverse letture dell’accaduto, è ora corsa contro il tempo in entrambi i rami del Parlamento.

Camera, voto su nuova Relazione per scostamento venerdì alle 11,30

L’Aula della Camera voterà la nuova Relazione al Parlamento con la richiesta di un ulteriore indebitamento venerdì 28 aprile intorno alle 11,30 (con la discussione generale prevista dalle 9 e le relative dichiarazioni di voto dalle 10). Per questa votazione è richiesta la maggioranza assoluta. L’Assemblea procederà quindi al voto delle risoluzioni al Def, di maggioranza e opposizioni, e al voto di sei componenti dei consiglio di presidenza delle magistrature speciali. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.Il nuovo documento sullo scostamento varato nel tardo pomeriggio di oggi dal Consiglio dei ministri è stato approvato nella serata di giovedì dalla Commissione Bilancio della Camera.

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Meloni: brutto scivolone, confermiamo Cdm primo maggio

«È un brutto scivolone, una brutta figura ma non vedo segnali politici», commenta la premier Giorgia Meloni conversando con un gruppo di cronisti dopo la visita a Westminster nell’ambito del bilaterale italo-britannico. «Il Def verrà approvato dal Parlamento nei prossimi giorni, nelle prossime ore, manterremo il nostro impegno». Compreso il Cdm del primo maggio che «per me, per ora, è confermato». Rimane il passo falso messo in luce dai numeri. «Ognuno ha la propria responsabilità», chiosa la presidente del Consiglio. «Credo che si debba fare una valutazione ulteriore, e concentrare l’attenzione sui parlamentari in missione, su chi ha un doppio incarico».

La premier a eletti Fdi: «Non ho parole»

«Non ho parole». Questo, hanno riferito fonti parlamentari, il messaggio che Meloni avrebbe postato nella chat degli eletti di Fdi. A Londra, dove si trova in missione, la presidente del Consiglio non ha nascosto la sua irritazione per il voto sul Def, che ha visto la maggioranza andare sotto alla Camera.

Stop a votazioni sulle risoluzioni

A Montecitorio il testo originario è stato bocciato tra lo stupore generalizzato con 195 sì, 105 astensioni e 19 no. Perché fosse approvata, la risoluzione sullo scostamento di bilancio alla Camera doveva passare con almeno 201 voti a favore (era necessaria la maggioranza assoluta dei componenti l’Assemblea). Con la conseguenza che la mancata approvazione della risoluzione sullo scostamento di bilancio ha bloccato le successive risoluzioni sul Def. «Il problema è che i deputati non si rendono conto», ha commentato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nell’immediatezza della bocciatura. «Delle due l’una: o siamo di fronte a un episodio di imperdonabile sciatteria o alla prova conclamata delle divisioni della maggioranza. In entrambi i casi si dimostra la totale inadeguatezza di questo governo e di questa maggioranza, che dovranno risponderne davanti al Paese», sono state le parole della segretaria del Pd Elly Schlein.

In Cdm il Def non cambia, modificata la relazione

Nella riunione lampo dell’esecutivo sono stati confermati i saldi di finanza pubblica già riportati dal Documento di economia e finanza 2023, mentre la nuova Relazione sottolinea le finalità di sostegno al lavoro e alle famiglie oggetto degli interventi programmati per il Consiglio dei ministri già fissato per il primo maggio. E dunque domani al Senato si (ri)comincia alle 14 con le dichiarazioni di voto in diretta televisiva per poi lasciare spazio al voto vero e proprio del Def e dello scostamento. «Non essendo stata raggiunta la maggioranza assoluta al Def alla Camera il governo ha ritenuto opportuno riconvocarsi per riformulare la relazione sullo scostamento. Benchè si sia regolarmente votato anche il Senato dovrà rivotare sulla nuova relazione e quindi su una nuova risoluzione». Prima potrebbero essere convocate le commissioni.

Giorgetti: sentita la Commissione europea

“Tutti i documenti redatti da questo governo hanno avuto parere favorevole della Commissione Ue”. Lo ha detto il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti rispondendo in commissione Bilancio alla Camera a chi gli chiedeva se su quanto accaduto oggi sul Def il governo avesse sentito la commissione Ue. Interpellato se confermasse di aver sentito Bruxelles, Giorgetti ha confermato: “l’abbiamo sentita”.

Giorgietti ha poi continuato: «Ho ascoltato il dibattito: qualcuno avrebbe avuto più coraggio, avrebbe chiesto uno sforamento dei conti pubblici. In questo momento non credo sia conveniente e opportuno per il paese. Io continuerò da ministro ad avere un atteggiamento responsabile e prudente nell'interesse di tutti gli italiani di oggi e domani». «Sono assolutamente consapevole dell'importanza di quanto accaduto, del voto quando si chiede uno scostamento», ha aggiunto il ministro.

Meloni: "Sul Def manterremo i nostri impegni nei tempi fissati"

Def: M5S, Meloni vada subito al Quirinale

«Siete degli incapaci: dite ai percettori di reddito di cittadinanza di andare a lavorare. Ma veniteci voi a lavorare. Il presidente Meloni vada subito al Quirinale a farsi guidare. State creando una instabilità finanziaria che non possiamo permetterci» , ha attaccato a Montecitorio Francesco Silvestri del M5S. «È inesperienza, non c’è dietro alcun segnale politico». Maurizio Lupi (NM), esclude significati dirompenti dalla mancanza della maggioranza assoluta sullo scostamento di bilancio. «Con il taglio del numero dei parlamentari il numero dei parlamentari in missione perché impegnati al governo incide maggioramente, specie quando ci sono voti con maggioranze qualificate. Il problema che questo scostamento serviva a tagliare il cuneo fiscale sin da maggio».

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