Camorra, agli arresti 126 affiliati dell'alleanza di Secondigliano
Agli indagati gli inquirenti contestano numerosi reati che vanno dall'associazione di tipo mafioso al traffico di sostanze stupefacenti, all'estorsione, all'usura, al riciclaggio. Sequestrato ai clan anche un ingente patrimonio di beni mobili e immobili del valore di circa 130 milioni di euro
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All'alba di oggi un'imponente operazione dei Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Napoli ha permesso l'esecuzione in tutta Italia di 126 tra arresti in carcere e altre misure cautelari meno afflittive disposti dal Gip su richiesta della Procura partenopea nei confronti di appartenenti alla cosiddetta "Alleanza di Secondigliano", che vede associati i clan camorristici Contini, Mallardo e Licciardi. Il blitz ha interessato anche diversi Stati esteri, dove i Carabinieri - tramite Interpol - si sono avvalsi della collaborazione delle locali forze di polizia.
Agli indagati gli inquirenti contestano numerosi reati che vanno dall'associazione di tipo mafioso al traffico di sostanze stupefacenti, all'estorsione, all'usura, al riciclaggio ed altri gravi reati. In conferenza stampa, il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo ha spiegato che l'ospedale San Giovanni Bosco «era diventato la sede sociale dell'Alleanza di Secondigliano: gli uomini dei Contini controllavano il funzionamento dell'ospedale, dalle assunzioni, agli appalti, alle relazioni sindacali». In pratica, «l'ospedale era diventata la base logistica per trame delittuose, come per le truffe assicurative attraverso la predisposizione certificati medici falsi».
Tra i settori di interesse dei clan, che svolgevano una tutela sostitutiva dell'ordine pubblico nelle loro zone di influenza, c'è poi il sistena di accoglienza di rifugiati e dei migranti residenti nella zona del Vasto Arenaccia. I Contini, ha spiegato il questore di Napoli, Alessandro Giuliano, pretendevano una quota dei finanziamenti regionali percepiti da un albergatore napoletano per ospitare i rifugiati. Una conferma, per il questore, «dell'agilità del clan, in grado di sfruttare a proprio favore anche i flussi migratori». Soddisfatto, il ministro dell'Interno Matteo Salvini parla di «colpo durissimo per l'alleanza di Secondigliano. Ottima notizia!». E ringrazia Forze dell'ordine, Procura e inquirenti: «Contro i clan nessuna pietà. Fra oggi e domani al Viminale ben quattro Comitati nazionali per l'Ordine e la Sicurezza in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia».
Gli accertamenti degli inquirenti hannpo poi confermato il ruolo apicale delle donne nell'"Alleanza di Secondigliano", in particolare delle tre sorelle Aieta (sposate con Edoardo Contini, Francesco Mallardo ed Patrizio Bosti, ndr) e di Maria Licciardi (sorella del defunto boss Gennaro Licciardi e l'unica facente parte dei vertici ad essere sfuggita al blitz). Tra i loro compiti, oltre a tenere i contatti con i boss al 41bis, anche quella di prendere le decisioni importanti per la vita del potente cartello criminale che controllava le attività illecite in alcuni quartieri di Napoli, sfruttando una vasta rete di prestanome connessi a importanti attività imprenditoriali e commerciali in tutta Italia.
L'attività di indagine sul consorzio criminale fondato alla fine degli Anni '80 dai boss Edoardo Contini, detto "o' Romano", Francesco Mallardo, soprannominato "Ciccio 'e Carlantonio" e da Gennaro Licciardi, alias "a' scign" (la scimmia, ndr) è stata condotta anche con l'apporto investigativo della Polizia di Stato e della Dia. Contestualmente, il Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di finanza ha sequestrato un ingente patrimonio di beni mobili e immobili illecitamente accumulato dai clan coinvolti nell'inchiesta, denominata "Operazione Cartagena", del valore di circa 130 milioni di euro.
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