Campa (Eba): «Così il settore creditizio sosterrà l’economia Ue anche in forte recessione»
Il risultato dello stress test dimostra che il settore bancario in Europa è in condizioni relativamente buone
di Isabella Bufacchi
3' di lettura
«Il risultato dello stress test dimostra che il settore bancario in Europa è in condizioni relativamente buone ed è in grado di sostenere l’economia anche in caso di una recessione molto grave. E questa è una notizia positiva. Abbiamo proposto uno scenario avverso molto impegnativo, con tassi di interesse elevati, inflazione alta, forte aumento della disoccupazione, calo cumulativo del 6% del Pil, ribassi pesanti dei prezzi degli asset, azioni e real estate. Nonostante questo scenario molto duro, le banche europee sono rimaste resistenti.
La posizione di partenza dello stress test era un CET1 storicamente elevato pari al 15%, il più alto nella storia dell’Eba, che ha permesso alle banche di sopportare un’elevata riduzione di capitale di 459 punti base. Nello scenario avverso il CET1 è sceso in media al 10,4%, un valore relativamente buono, con la maggior parte delle banche al di sopra dei requisiti patrimoniali minimi». A valutare lo stress test è José Manuel Campa, presidente dell’Autorità bancaria europea (Eba) in un’intervista esclusiva.
Come spiega questa resilienza del settore bancario?
Le banche hanno fatto molto nell’ultimo decennio, la maggior parte del merito va a loro ma anche ai regolatori e alle autorità di vigilanza, che hanno incoraggiato e talvolta costretto le banche a essere più resilienti, chiedendo più capitale. E ora nel sistema c’è più capitale e di migliore qualità, i crediti deteriorati sono diminuiti e la qualità del credito è migliorata. Tutto questo, più solidità e più forza, è dimostrato dallo stress test. Vedo tre aspetti in questa resilienza: in primo luogo un buon punto di partenza nel capitale, CET1 al 15%; in secondo luogo NPL al livello più basso da un decennio a questa parte, con una ripresa della redditività; in terzo luogo, lo scenario dei tassi d’interesse elevati è positivo per le banche, in quanto porta a un aumento del margine d’interesse. Il Net interest income (Nii) ha compensato in parte le perdite del credito molto elevate nello scenario avverso.
Quanto pesa il margine di interesse sullo stress test 2023?
Lo scenario avverso prevedeva 496 miliardi di perdite, che è un importo molto elevato. Il Nii ha aiutato le banche ad assorbire queste perdite. Nello stress test del 2021, lo scenario era molto diverso, interessi più bassi per più a lungo: quindi ha generato meno margini di interesse. Questo spiega perché, anche se le perdite dello scenario avverso nel 2021 sono state inferiori (265 miliardi), la riduzione del capitale (capital depletion) è stata maggiore (485 punti base) rispetto allo stress test del 2023.
L’elevata dispersione di capitale nelle banche europee è segno di debolezza del sistema?
No, non direi. Esiste una dispersione nei diversi modelli di business e approcci nei vari Paesi. Ad esempio, nello stress test è emerso chiaramente che nei Paesi in cui ci sono più prestiti a tasso fisso, i margini di interesse sono più bassi, i prezzi dei prestiti non si sono apprezzati quanto i prestiti a tasso variabile. Un’altra questione emersa in primavera è il mark-to-market dei portafogli a reddito fisso. Le informazioni sulla dimensione di questi portafogli, il valore a mark-to-market rispetto al valore contabile e le perdite potenziali, sono nuove informazioni che sono state pubblicate in parallelo lo stesso giorno degli stress test 2023: le perdite potenziali sono pari a 73 miliardi di euro per le banche del campione. Si tratta di un importo moderato, inferiore a 100 punti base di capitale e moderato se confrontato con gli oltre 600 miliardi di dollari delle banche statunitensi.
Tra le novità nello stress test quest’anno, ci sono le esposizioni settoriali. Qual è stato il risultato? E come valuta la qualità delle risposte delle banche?
Questo è uno dei miglioramenti importanti che abbiamo fatto quest’anno: la composizione settoriale è particolarmente rilevante nell’attuale scenario economico, con la combinazione della guerra russa in Ucraina e dei movimenti dei prezzi del settore energetico. Queste informazioni, relative all’esposizione per settore, geografica, per imprese e Pmi sono molto utili per le autorità di vigilanza quando si confrontano con le banche. Il responso che abbiamo ricevuto dimostra che nel complesso le banche sono state in grado di rispondere, tutte ci hanno fornito risultati, ma alcune hanno avuto più difficoltà di altre. C’è stata molta interazione tra noi e le banche.
Un’altra novità è l’analisi top-down sulle commissioni nette: ha funzionato?
Abbiamo inviato i nostri numeri alle banche e loro hanno risposto sostenendo la loro tesi. C’è sempre un compromesso tra l’utilizzo della stessa metodologia per tutti e al tempo stesso il tener conto della diversità dei modelli di business delle singole banche. In questo caso, l’approccio top-down è un buon processo.
Il rischio climatico non è incluso nello stress test....
Stiamo iniziando a lavorare su uno specifico stress test sul rischio climatico, con risultati pubblicati nella seconda metà del prossimo anno. Non sarà solo per il settore bancario, ma anche per le assicurazioni con l’Eiopa e per le securities con l’Esma. Sarà top-down e non avrà risultati banca per banca, solo a livello di sistema. Ci sarà una valutazione delle potenziali interconnessioni del rischio climatico nel l’intero settore finanziario. Valuteremo anche la solidità del sistema bancario per aiutare la transizione Fit-for-2055.
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