Campania ancora in affanno per il trattamento del rifiuto organico
Carenti gli impianti
di Davide Madeddu
3' di lettura
La raccolta differenziata funziona e i dati segnano un maggiore impegno e una maggiore attività. Ma nonostante il dato positivo e la crescita resta ancora da risolvere un nodo. Si tratta della cosiddetta frazione umida perché il processo per la valorizzazione e trasformazione in energia e compost non ha ancora raggiunto i valori ottimali.
«Diciamo pure che tutto è fermo a due anni fa - dice Fabio Costarella, responsabile centro sud del Conai, il consorzio nazionale imballaggi che porta avanti la sua attività nell'ambito del ciclo dei rifiuti -. Mentre ci sono pochi impianti che funzionano, pensiamo al termovalorizzatore di Acerra, o agli imballaggi, diversa è la questione che riguarda la frazione organica, perché la situazione è quasi immobile». A sentire il responsabile del consorzio, neppure l'opportunità dei finanziamenti previsti dal Pnrr è stata l'occasione per «dare una scossa». «In alcune regioni sono riusciti a sfruttare queste opportunità, in questo caso, invece, tutto è fermo e per quanto riguarda la valorizzazione della frazione organica e il recupero di energia nulla è cambiato».
Il risultato è una situazione che poco giova all'ambiente, come sottolinea Costarella, giacché per il trattamento dell'umido ci si deve spostare in altre regioni. «Significa caricare sui camion e trasportare nelle regioni in cui funzionano gli impianti di trattamento dell’organico – spiega – quelli in cui si produce il compost e altri in cui si produce il biogas o il biometano». Impianti che dovrebbero sorgere in Campania in cui, al 2035 si stima un fabbisogno di circa 800 mila tonnellate di frazione umida. «L’assenza di questi impianti determina il traffico di camion verso altri centri – aggiunge – con un impatto ambientale che non deve essere sottovalutato. Se invece il trattamento avvenisse sul posto ci sarebbero sicuramente vantaggi economici e sociali per le popolazioni che risiedono e operano».
Al centro del discorso c'è proprio la realizzazione di impianti per biogas e biometano. Strutture al cui interno viene trattata la frazione verde, gli scarti alimentari o gli sfalci da potatura. Rifiuti che una volta gestiti trasformano il rifiuto in un compost. Non solo, l'attività di valorizzazione può avvenire anche un processo industriale che capta il biogas della fermentazione e avvia il processo che porta alla produzione di biometano.
«La Campania ha superato il 50 per cento di differenziata - argomenta Costarella - ma potrà fare un importante salto di qualità solo quando riuscirà a realizzare questi impianti. Ma deve far presto perché i comuni continuano a raccogliere ma si continua a portare fuori dal territorio regionale, perdendo opportunità e risorse».
Non solo: «I comuni che superano l’obiettivo minimo sono tanti – continua ancora l'esponente del Conai –. Ci sono tanti impianti di riciclo eccellenti, pensiamo all'impianto che ricicla plastica o quello che ricicla carta e cartone, è necessario che la stessa cosa si faccia per l’umido».
La strada per raggiungere gli obiettivi è stata già tracciata e alcuni passaggi sono stati compiuti, come emerge dal “Monitoraggio dell'attuazione del Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Urbani della Campania”. I comuni hanno costituito gli ambiti e i sub ambiti e definito le aree di raccolta omogenea. Non solo, in alcuni casi sono stati pubblicati anche i bandi per la realizzazione degli impianti.
«Rispetto alla dotazione impiantistica disponibile al momento della redazione del Prgru è stata determinata la produzione di frazione organica residuale come base di calcolo per definire l'ulteriore capacità impiantistica di cui dotare la Campania (potenzialità complessiva di circa 440.000 tonnellate annue) – si legge nel documento –-. Tale deficit impiantistico potrà essere soddisfatto mediante la realizzazione di ulteriori impianti di iniziativa privata o pubblica. La Regione Campania ha programmato la realizzazione di impianti di compostaggio nei siti indicati dai Comuni che hanno aderito all'avviso pubblicato dalla Regione Campania». Non solo: «Per l'attuazione dell'intero programma d'interventi sono state messe a disposizione risorse nell'ambito del “Patto per lo sviluppo della Regione Campania” che assegna alla Regione Campania 250 milioni di euro di cui 60 milioni sui Fondi Por Fesr 2014/2020 e 190 milioni sui fondi Fsc 2014/2020».
Insomma, i programmi ci sono, i fondi per realizzarli anche (a meno di farseli revocare), ma gli impianti per il trattamento del rifiuto organico ancora no... a più di venti anni dalla emergenza rifiuti della Campania.
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