Campania, il Consiglio regionale per la semplificazione delle Bcc
Votato all’unanimità un ordine del giorno che chiede lo snellimento e il riconoscimento di singole banche del territorio
di Vera Viola
I punti chiave
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Il Consiglio regionale della Campania al fianco del credito cooperativo. Ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che impegna la Giunta a schierarsi a sua volta al fianco del credito cooperativo per sostenere il radicamento sul territorio e la semplificazione delle relative norme. Oggi la normativa europea le considera appartementi a un gruppo più vasto e pertanto prevede pesanti conseguenze di natura regolamentare. Prima della Campania, anche la Lombardia ha assunto una posizione analoga.
«Riconosciuto un ruolo peculiare alle Bcc»
Il presidente della Federazione delle Banche di comunità Campania Calabria, Amedeo Manzo ha apprezzato il provvedimento del Consiglio regionale della Campania: «I capigruppo del consiglio regionale della Campania hanno approvato un ordine del giorno in merito al ruolo peculiare nella promozione dello sviluppo locale delle banche di credito cooperativo quali istituti finanziari di prossimità territoriale ispirati a principi e valori mutualistici. A tutte le forze politiche va il nostro ringraziamento per questa iniziativa che va nella direzione del sostegno al territorio campano, al tessuto economico e a tutti i cittadini».
La presenza in Campania
Sono 11 le Banche di credito cooperativo che hanno la sede legale nella regione Campania con 153 sportelli e 329 ATM diffusi nel territorio con presenza in 112 comuni, in 56 dei quali sono l'unica presenza bancaria. Esse rappresentano – è la tesi di Manzo – «un modello di banca attento alla redditività sociale mantenendo anche negli ultimi anni di congiunture difficili il presidio locale al servizio della clientela con un ruolo attivo a favore dello sviluppo delle economie locali, dell'inclusione, della promozione della stabilità e della concorrenza». «La finanza mutualistica – aggiunge Manzo – reinveste il risparmio sul territorio in cui è stato raccolto poichè il 95% degli impieghi deve essere erogato nell'area di competenza; inoltre le banche di credito cooperativo per la loro vocazione di istituti a stretto contatto con le comunità locali possono svolgere un ruolo privilegiato di raccordo con i territori per attività di particolare rilievo quali l'accesso all'edilizia sociale, credito alla piccola imprenditoria, sostegno alle comunità energetiche, valorizzazione dei piccoli borghi nelle aree interne». Manzo ricorda anche che le Bcc del Mezzogiorno hanno sostenuto il finanziamento dell'economia reale sia durante il periodo della doppia recessione tra 2008 e 2013, che negli anni successivi segnati dalla grave emergenza pandemica.
Necessaria la semplificazione
Un documento delle Bcc spiega poi quanto sia necessario un cambio di regolamentazione. «Le potenzialità operative delle BCC – vi si legge – sono negativamente limitate da un regime di controlli iperburocratico del tutto inconferente con le caratteristiche di questa peculiare figura di istituti mutualistici e di prossimità. Tali limitazioni discendono da una normativa europea che impone adempimenti burocratici del tutto inappropriati per banche con una simile dimensione e relative caratteristiche operative; tali criticità non si verificherebbero se le stesse BCC non fossero attualmente qualificate dalle norme e dalle prassi di vigilanza dell'unione bancaria quali banche significant, ovvero significative sotto il profilo del rischio, a causa di una illogica disciplina prevista dalla Banca centrale europea secondo la quale anche le banche less significant, ovvero con un'attività inferiore ai 30 miliardi quali sono tutte le BCC italiane, che fanno parte di un gruppo bancario significant vengono classificati e a loro volta individualmente quali banche significant. Tale illogica previsione comporta che il regime giuridico della singola banca non discende come sarebbe giusto dalle sue caratteristiche dimensioni soggettive ma dall'appartenere a un gruppo più vasto con pesanti conseguenze di natura regolamentare di supervisione in termini di oneri di natura normativa, amministrativa, informativa e di requisiti patrimoniali».
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