Campiello, vince Tarabbia con «Madrigale senza suono»
Lo scrittore bolognese ha incassato 73 dei300 voti della giuria popolare. Il suo romanzo, pubblicato da Bollati Boringhieri, ricostruisce con gli occhi di Igor Stravinskij la vicenda del madrigalista e uxoricida Carlo Gesualdo da Venosa
di L.T.
2' di lettura
Una fosca vicenda di musica e di morte ambientata nella Campania della fine del Cinquecento, quella del madrigalista e uxoricida Carlo Gesualdo da Venosa, ricostruita attraverso l'occhio di uno dei più grandi compositori del secolo scorso, Igor Stravinskij. È la storia di Madrigale senza suono (Bollati Boringhieri), con cui Andrea Tarabbia ha vinto la cinquantasettesima edizione del Premio Campiello.
La cerimonia finale si è svolta sabato sera al teatro «La Fenice» di Venezia: al romanzo del quarantunenne scrittore bolognese sono andati 73 voti della giuria popolare di trecento lettori che seleziona il vincitore della cinquina presentata nel maggio scorso dalla giuria dei letterati. 60 voti sono andati a Giulio Cavalli con Carnaio (Fandango), 54 a Paolo Colagrande con La vita dispari (Einaudi), 52 a Laura Pariani con Il gioco di Santa Oca (La Nave di Teseo), 38 a Francesco Pecoraro con Lo stradone (Ponte alle Grazie). L'albo d'oro di quest'anno è completato dal vincitore, già annunciato a primavera, del Premio Campiello Opera Prima (Marco Lupo con Hamburg, Il Saggiatore) e da quello del Campiello Giovani, concorso riservato a racconti scritti sui banchi di scuola, che è andato a Matteo Porru, con Talismano.
La collaborazione fra Campiello e Comunità San Patrignano
La serata alla Fenice, condotta dalla bravissima Andrea Delogu, ha visto sul palco del teatro veneziano la partecipazione, tra gli altri, del Presidente del Senato, la padovana Maria Elisabetta Alberti Casellati, e del presidente di Confindustria Veneto, nonché della Fondazione del Premio, Matteo Zoppas. Tra le caratteristiche di questa edizione, il lancio di una collaborazione tra il Campiello e la Comunità di San Patrignano: i ragazzi della benemerita comunità di recupero la cui fondazione è presieduta da Letizia Moratti, presente per la premiazione, sono stati impegnati a loro volta in un concorso letterario che ha visto il suo culmine nella stessa serata consacrata alla grande competizione letteraria.
Non era facile prevedere quale degli autori della cinquina sarebbe stato selezionato quest'anno: i romanzi finalisti di questa edizione, in effetti, sono stati scelti dalla giuria dei Letterati (presieduta da Carlo Nordio e composta da Federico Bertoni, Daniela Brogi, Silvia Calandrelli, Philippe Daverio, Chiara Fenoglio, Luigi Matt, Ermanno Paccagnini, Lorenzo Tomasin, Roberto Vecchioni, Emanuele Zinato) mettendo in valore la complessità dell'elaborazione letteraria e la raffinatezza dei risultati narrativi.
Una cinquina per «palati fini»
Era, insomma, una cinquina per palati fini, su cui la giuria popolare – che muta ogni anno ed è costituita da una rappresentanza vasta e composita di lettori tipici – si è divisa, producendo un risultato equilibrato che ha premiato di misura il vincitore. La personalità e il profilo dei cinque scrittori – emozionati e perlopiù intimiditi da una circostanza non abituale nella loro vita, di solito umbratile e silenziosa – sono emersi durante le interviste proposte nel corso della serata veneziana, e hanno corredato l'immagine, più o meno letterariamente deformata, che di essi restituiscono i protagonisti dei loro libri.
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