Caniggia (Dea Capital Re): l’Italia non basta più, ecco i piani per l’estero
Piani di espansione in Francia, Germania, Polonia e Spagna. Emanuele Caniggia, a.d. di Dea Capital Real Estate spiega al Sole 24 Ore perché operare solo in Italia non è più sufficiente.
di Evelina Marchesini
2' di lettura
Il 2019 è stato finora un anno particolarmente positivo per il settore immobiliare italiano, probabilmente al di là delle aspettative.
«Con il costo del denaro a questi livelli questo periodo può durare ancora per molto. Rispetto alle principali piazza europee –è il parere di Emanuele Caniggia, a.d. di Dea Capital Real Estate – abbiamo maggiori spazi di crescita, Milano e Roma sono ancora decisamente al di sotto in termini di valori e quindi c'è la possibilità di una risalita abbastanza lunga, a patto che siamo bravi a fare riforme sulla burocrazia e sulla giustizia, il che aiuterebbe una crescita costante».
Dea Capital Real estate ha iniziato una fase di espansione all’estero. A che punto siete e a cosa puntate?
Dea Capital Real Estate ha una fortissima concentrazione in Italia, con un patrimonio di 9,5 miliardi di euro solo nel nostro Paese. Questo ci espone a un rischio Paese sicuramente importante. Questa prima considerazione ci ha spinti a cercare altri mercati e altri Paesi in modo da differenziare il rischio. La seconda considerazione è sul volume del mercato italiano: l'anno scorso ha espresso circa 8,5 miliardi di transazioni, se escludiamo il residenziale, ed è dunque un mercato troppo piccolo per la nostra dimensione.
Questo ci spinge ad andare a cercare altri mercati, come la Germania che conta circa 63 miliardi, la Francia 35, la Spagna 12 e la Polonia 8 miliardi come l’Italia. In Francia siamo attivi già da un anno, in Spagna da sei mesi, in Polonia è recentissimo lo sbarco. L’obiettivo è affrontare tutti i principali mercati europei, con una piattaforma paneuropea che possa presentarsi a tutti gli investitori immobiliari primari del mondo con una presenza territoriale e una capacità operativa importante.
Quali sono i limiti del mercato italiano?
Il mercato italiano sta andando molto bene, ma continua a riguardare solo Milano: bisogna trovare il modo di estendere questo mercato alle altre città principali e sicuramente a Roma, Torino, Firenze, Genova, che possono essere valorizzate. Purtroppo finchè non ci sarà una politica territoriale chiara questo non è possibile perché l'incertezza limita le transazioni. Quindi quello che mi auguro è che si riesca a estendere questo momento economico positivo a livello europeo, grazie anche alle mosse della Bce, ma che si riesca anche ad estendere il mercato su altre piazza oltre che su Milano.
Come valuta l’apporto del settore pubblico al settore immobiliare privato?
Credo che il pubblico debba fare il pubblico e il privato debba fare il privato. Purtroppo oggi non è così: spesso il pubblico va in concorrenza con il privato e questo porta discrasie di mercato che non fanno bene a nessuno. Il privato vive anche senza il pubblico. Il pubblico senza il privato, soprattutto sulle dismissioni, fa molta fatica a vivere.
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