Caos mascherine a prezzo calmierato: poche e in ritardo
Le farmacie hanno terminato le scorte, il prezzo a 50 centesimi ha frenato i rifornimenti. Sbloccate 5 milioni per i prossimi 10 giorni, si aspetta ancora il taglio dell’Iva
di Marzio Bartoloni
3' di lettura
La Fase due è già partita da qualche giorno e molti italiani rischiano di dover rinunciare alla mascherina chirurgica a prezzo calmierato a 50 centesimi. Il commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, aveva annunciato il loro arrivo già da lunedì 27 aprile almeno in 50mila punti vendita (tra farmacie e grande distribuzione). Ma soprattutto nelle farmacie sono introvabili e solo da sabato 9 maggio ne arriveranno 1,5 milioni - “atterrate” giovedì 7 a Fiumicino - mentre la prossima settimana ce ne dovrebbero essere altre 3 milioni da distribuire ai farmacisti di tutta Italia.
Troppo poche per un fabbisogno molto più alto soprattutto ora che molti italiani stanno tornando al lavoro o lasciano casa molto più di prima. Se tutto andrà bene - grazie a una faticosa trattativa sollecitata da Arcuri ai distributori delle farmacie - dal 18 maggio ne arriveranno comunque di più: circa 10 milioni a settimana in attesa che la produzione di mascherine chirurgiche made in Italy entri a regime, si spera verso fine maggio, rendendoci indipendenti da importazioni sempre più difficili vista la competizione internazionale.
Il pasticcio sulle mascherine di Stato a prezzi popolari è il frutto di un mix di variabili. Innanzitutto l’effetto annuncio di un prezzo imposto che ha bloccato per troppi giorni i rifornimenti: i broker hanno smesso di lavorare per l’Italia aspettando la scelta sul prezzo che si è fatta attendere troppo e tra l’altro il prezzo finale deciso dal commissario Arcuri - 50 centesimi (più basso di tanti Paesi) - se conveniente per i cittadini ha reso meno attraente il nostro mercato. I farmacisti non hanno più potuto rifornirsi vendendo così le ultime scorte che avevano (saranno ristorati - è la promessa di Arcuri -, se hanno acquistato a prezzo più alto).
«Noi farmacisti abbiamo messo in vendita le mascherine che avevamo in stock . Poi sono terminate e abbiamo segnalato ad Arcuri la mancanza», ha sottolineato il presidente di Federfarma Marco Cossolo. E proprio Arcuri ha scoperto anche che dei 12 milioni di mascherine che i distributori delle farmacie avevano pronte nei magazzini una grande fetta non erano a norma: solo 3,5 milioni avrebbero avuto infatti l’autorizzazione necessaria dell’Istituto superiore di Sanità.
A queste difficoltà va aggiunto il pasticcio dell’Iva che ha confuso tanti cittadini: i 50 centesimi sono calcolati senza l’imposta. Il premier Conte prima e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri poi avevano promesso di azzerarla rapidamente per quest’anno (al 4% dal 2021). Il taglio doveva arrivare con il decreto aprile a fine dello scorso mese, ma poi il dl è slittato e ancora non è certo quando sarà varato, ma finché non sarà in Gazzetta Ufficiale gli italiani continueranno a pagare il 22% di Iva, con un prezzo finale a 61 centesimi.
A sbloccare comunque questo primo contingente di mascherine chirurgiche è stato l’acc0rdo trovato - grazie al pressing di Arcuri - tra un fornitore e decine di distributori, rappresentati da Federfarma servizi e Adf (Associazione distributori di farmaci). Il fornitore in Italia che le importa dall’estero le venderà a 38 centesimi ai distributori, che guadagneranno due centesimi approvvigionando i farmacisti, i quali avranno i dispositivi a 40 centesimi. Per questi ultimi il ricavo sarà di 10 centesimi, visto che la vendita al pubblico resta di 50 cent più Iva. «Riterremo operativo l’accordo tra il Commissario Arcuri e i distributori solo quando avremo i dispositivi», ha ribadito il presidente di Federfarma, Marco Cossolo.
Le farmacie tra l’altro si sono offerte di distribuire le mascherine che saranno fornite gratuitamente dal Governo ai cittadini più bisognosi: la misura è allo studio sempre nel nuovo decreto atteso a giorni. Confermata infine dall’agenzia delle Entrata la possibilità di uno sconto del 19% in dichiarazione dei redditi, per l’acquisto di mascherine con marcatura CE.
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