Caos taxi nell’Italia del boom di turisti tra chiamate a vuoto e code interminabili
Il boom del turismo ha esasperato le carenze del servizio con code interminabili nelle principali città italiane e congestioni nei giorni delle fiere. Da Milano a Roma il rilascio di nuove licenze è fermo da decenni
di Enrico Netti
4' di lettura
Lunghi tempi di attesa e, nei casi peggiori come nelle ore di punta, taxi introvabili. La crescita vertiginosa del turismo internazionale nel post Covid rende ancora più evidente la scarsità di vetture bianche in metropoli come Milano e Napoli passando per Firenze e Roma. Code snervanti alle stazioni e le piazze più frequentate dai turisti, centralini dei radiotaxi che non rispondono, posteggi cittadini inesorabilmente vuoti mentre i taxi in circolazione sono occupati.
A Milano le licenze sono circa 4.900, proprio come nel 2006. «A Roma servirebbe un migliaio di taxi in più rispetto a quelli attualmente in circolazione, a Milano altri 650 e nelle principali città con una forte vocazione turistica il servizio andrebbe incrementato di almeno il 20% – sbotta Carlo Rienzi, presidente del Codacons, che da anni chiede di potenziare questo servizio pubblico –. È una situazione che dura da una ventina di anni perché c’è l’incapacità degli amministratori comunali nel gestire la materia, non hanno la volontà di intervenire perché in tutte le città i taxisti sono una potente lobby».
Il nodo delle nuove licenze
Se negli ultimi giorni si è discusso di «Next generation mobility» e di “auto volanti” che verranno testate durante le Olimpiadi invernali 2026, Furio Truzzi, presidente Assoutenti sottolinea che «in alcune città il rilascio di nuove licenze è fermo da decenni». Secondo gli addetti ai lavori a Milano per avere un servizio ai livelli delle grandi metropoli servire un altro migliaio di auto bianche a cui si aggiungono i circa 6mila driver Noleggio con conducente della Lombardia.
Invece la situazione è in stallo. Poco importa che nelle ore notturne in una grande città come Milano un terzo delle chiamate, secondo i dati del Comune, resta inevasa. Ci sono poi giornate in cui il servizio taxi meneghino crolla impietosamente. È la sera del 9 maggio di quest’anno, piove, oltre ai turisti in città si svolgono due fiere, Tuttofood e Made In Steel, e un congresso medico mondiale. In città i taxi sono introvabili e intorno alla Stazione Centrale regna il caos con centinaia di persone in fila in attesa dell’arrivo di una vettura bianca. Perché se a Milano il numero dei taxi è fermo da anni il flussi turistici si sono moltiplicati: nel 2019 sono stati sfiorati gli 11 milioni di turisti contro i 7,7 del 2016 e nel primo quadrimestre 2023 in città sono arrivati oltre 2,5 milioni di visitatori. Nell’ultima riunione della Commissione taxi di Palazzo Marino è stata proposta la riapertura dell’avviso per le collaborazioni familiari a 16 ore e la revisione e rimodulazione dei turni di servizio con l’obiettivo di una distribuzione equa dell’offerta nei nuovi turni, anche nelle fasce più critiche, in particolare quelle serali e notturne. Per quanto riguarda le risposte del servizio taxi quelle inevase sono passate dal 6% al 2015 al 14% nel 2018, con un picco massimo di media del 28% tra le 19 e le 21 dei giorni feriali e del 42% tra mezzanotte e le quattro del mattino nei fine settimana.
Turni integrativi per gli eventi
Negli ultimi mesi la situazione sembra persino peggiorata. Nella Capitale bisogna ritornare al lontano 2006, quando l’allora sindaco Walter Veltroni diede il via a un bando per rilasciare 2mila nuove licenze. Oggi, per fare fronte alla crescente domanda e in vista del Giubileo 2025, a Roma tra gli addetti ai lavori circola il rumor di un bando per il rilascio di altre mille licenze taxi. Il condizionale è d’obbligo, perché servirà il via libera delle rappresentanze sindacali, da sempre contrarie all’aumento delle licenze. Il Campidoglio punta sui turni integrativi, ovvero per ogni taxi potranno lavorare due autisti con turni diversi. Una via imboccata da molte amministrazioni e non manca chi ricorre a scelte più radicali. È il caso del comune di Firenze, dove in occasione delle sfilate di Pitti Uomo, la kermesse è terminata venerdì, è stato introdotto con una delibera comunale il “turno libero”. «In alcuni periodi dell’anno ci sono delle criticità come in occasione di Pitti e nei mesi di giugno e luglio di altissima stagione», spiega Giovanni Bettarini, assessore al Bilancio. A Napoli, città che negli ultimi anni ha conosciuto un boom turistico, Edoardo Cosenza, assessore alle Infrastrutture e mobilita del Comune dice: «In alcune fasce orarie come la sera c’è una certa criticità, ma non vediamo l’esigenza di nuove licenze, mentre si dovrebbe lavorare sulla turnazione e mettere ordine negli hub della stazione Centrale e del porto».
La voce degli operatori
«La via maestra sarebbe la piena applicazione del decreto Bersani, con turni integrativi in aggiunto a quelli ordinari e l’inserimento in servizio di sostituti alla guida e l’offerta di licenze stagionali non cedibili per rendere più flessibile l’offerta nel caso di picchi di richiesta turistica, fiere ed eventi - dice Emanuele Raffini, presidente nazionale Confartigianato taxi –. Ma i comuni mettono paletti amministrativi alle licenze stagionali mentre la Conferenza Stato-Regioni dovrebbe dare un indirizzo univoco per l’applicazione dell’articolo 6 del decreto». C’è poi l’abusivismo, male storico che affligge il settore. «Abbiamo bisogno del Registro elettronico nazionale (Ren) per mappare chi ha la titolarità ad operare ma anche il tipo di imprese e soprattutto la notte serve un maggiore presidio del territorio per individuare chi lavora», continua il presidente di Confartigianato taxi.
Le piattaforme come Uber o FreeNow sono la nuova realtà con cui si confrontano i tassisti. Si assiste così ad alleanza come quella tra Uber Black e il consorzio It Taxi «attivo in 10 città della penisola con una flotta che conta quasi 10mila autisti tra Ncc e taxi – fanno sapere da Uber Italia –. Da una decina di giorni il servizio è attivo in Sardegna, a Cagliari e Olbia per la precisione, ed entro la fine dell’anno verrà lanciato in altre quattro città». Un accordo che per molti taxisti è stato visto come una sorta di tradimento. Infatti prima dell’accordo aderivano al consorzio It Taxi circa 12mila tassisti poi calati a 8.500.
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