ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùPrimo semestre

Capitalizzazione globale in calo, boom degli scambi di derivati

Wfe: il numero di contratti è arrivato a 39,37 miliardi, il più alto degli ultimi 5 anni

di Vittorio Carlini

BitMex punta a crescere in Europa con Spot Exchange per cripto

3' di lettura

Il balzo del turn over dei derivati. È questo uno dei fenomeni più interessanti, nei primi sei mesi del 2022, descritti dal rapporto della World Federation of exchange (Wfe) pubblicato ieri. Da inizio gennaio a fine giugno il numero dei contratti scambiati, a livello globale, è arrivato a 39,37 miliardi. Di questi: 24,74 miliardi sono costituti da “contracts” di opzioni, mentre i rimanenti 14,63 miliardi sono legati ai future. Complessivamente, sempre a detta della Wfe, la dinamica descritta implica un rialzo del 17,2% sulla seconda metà del 2021 (+34,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso esercizio) e costituisce il valore più alto negli ultimi 5 anni.

Opzioni e future

A ben vedere il salto in alto degli scambi dei “derivatives” è stato spinto dalle opzioni. Quest’ultime hanno visto i contratti oggetto di compra-vendita aumentare, rispetto al periodo compreso tra inizio luglio e fine dicembre scorsi, del 32,4%. In discesa, al contrario, i future. Qui i “contracts” oggetto di compravendita sono diminuiti dell’1,8% (sempre se confrontati con la seconda metà del 2021). Con riferimento, invece, alla tipologia di sottostante, un po’ tutti gli asset hanno dato il loro contributo. Unica eccezione: le commodities. Quest’ultime hanno visto diminuire il numero dei contratti scambiati su di esse.

Loading...
IL RALLY DEL NASDAQ
Loading...

Ma non è solo questione di “derivatives”. C’è anche il turn over sull’ azionario cash. Rispetto a quest’ultimo fronte, dopo tante stime, più o meno azzeccate, è arrivata l’ufficialità dell’organizzazione delle borse mondiali. Sempre secondo il report pubblicato ieri i listini, nei primi sei mesi del 2022, sono stati contraddistinti essenzialmente da due dinamiche. Da un lato la capitalizzazione globale è crollata. Dall’altro i volumi, seppure non d’appertutto, sono saliti. In particolare la market cap mondiale nelle attività cash è scesa di circa il 15% rispetto agli ultimi sei mesi dello scorso anno. Una contrazione, più o meno simile in tutte le aree geografiche, che come controvalore equivale a più di 18.000 miliardi di dollari andati in fumo.

VOLUMI TOTALI DEI DERIVATI
Loading...

La dinamica del trading

A fronte di questo tonfo, tuttavia, si è assistito -per l’appunto - all’incremento dell’attività di trading. Sempre a detta della Wfe i volumi nelle Americhe (soprattutto Stati Uniti) sono saliti del 26%. Quelli nell’Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) hanno, invece, fatto un balzo del 16%. Dal punto di vista del controvalore scambiato, la crescita del turn over si è tradotta in una salita del 17% per le Americhe e del 13% in Emea. Diverso, infine, il discorso nell’Asia-Pacifico. Qui il numero degli scambi è leggermente calato (sempre con riferimento al secondo semestre del 2021) mentre i valore del turn over è sceso di ben 23 punti percentuali.

Insomma: le Borse globali sono state caratterizzate da due dinamiche con direzioni opposte. «Lo scenario -spiega Anna Kunkl, director di Be shaping the future ed esperto di micro struttura dei mercati -non stupisce più di tanto». La caduta delle capitalizzazioni, «seppure va ricordato che nell’ultimo mese e mezzo il Msci Index si è ripreso parecchio e quindi il contesto è mutato, è riconducibile a diverse cause». Dai timori per l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia «alla stretta sulle politiche monetarie (soprattutto ad opera della Fed, ndr) fino alle preoccupazioni per la recessione e la crisi tra Washington e Pechino via Taiwan».

Al di là di ciò non sorprende «nemmeno l’incremento dei volumi. Nella prima metà dell’anno la volatilità si è fatta sentire. Un contesto in cui, tradizionalmente, gli scambi aumentano». In particolare negli Stati Uniti «dove, al di là del fatto che i mercati sono più grandi, è più forte la presenza di fenomeni quali quello degli High frequency trading che contribuiscono non poco a spingere le compra-vendite». Senza dimenticare, infine, la più alta partecipazione, rispetto all’Europa, all’investimento azionario da parte delle famiglie.

Le quotazioni

Fin qui alcune considerazioni rispetto agli scambi, cash o con i derivati, sulle Borse mondiali. Quale, però, la dinamica complessiva riguardo al mercato primario dei capitali? Il report conferma le stime di molti esperti. Il numero delle Ipo, e il corrispondente capitale raccolto, nella prima metà del 2022 è sceso se confrontato con la seconda parte del 2021. In particolare i collocamenti sono calati del 52% mentre il funding è diminuito del 62%.

La contrazione ha caratterizzato tutte le regioni, ma si è fatta particolarmente sentire nelle Americhe e in Emea. In queste due aree i capitali raccolti sono diminuiti rispettivamente del 91 e 75%. In discesa, infine, la stessa dimensione media delle Initial public offering (Ipo). Questa si è assestata a quota 135,73 milioni di dollari contro i 168,15 milioni della seconda metà del 2021.

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti