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“Carbon neutrality” in Asia: quali difficoltà e opportunità (anche per le aziende italiane)

Con una popolazione che nel 2050 supererà la metà di quella del globo, il continente asiatico sarà decisivo per raggiungere gli obiettivi di “carbon neutrality” globale

di Roberto Guidetti*

Una veduta dello skyline di Jakarta (Reuters)

4' di lettura

Con la crescita annuale di 80 milioni, si stima che la popolazione mondiale raggiungerà i 10 miliardi di persone nel 2050. L’Asia sarà più del 50% e quindi il continente chiave per raggiungere gli obiettivi di “carbon neutrality” globale. In vari studi di rischi geografici, i mega-centri urbani asiatici come Nuova Delhi, Jakarta, Shanghai, Tokyo sono indicati come i più esposti del mondo a inquinamento e vulnerabilità climatiche.

Attualmente 137 nazioni hanno formalizzato specifici obiettivi “zero carbon”. Due di esse sono già “carbon negative” (Bhutan, Suriname). Sei nazioni hanno deciso di diventare neutre nel 2030 – 2045, mentre 124 delle rimanenti hanno lo faranno per il 2050. Incluse in questo gruppo sono nazioni asiatiche come Bangladesh, Giappone, Pakistan, Vietnam. Altre nazioni hanno previsto targets più lontani come Cina e Indonesia (2060), Tailandia (2065), India (2070), mentre altre come le Filippine hanno dichiarato un target di riduzione, non di neutralità.

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Un’analisi McKinsey pubblicata nel gennaio 2022 stima che la trasformazione dell’economia globale per raggiungere la carbon neutrality richiede 9,2 trilioni di dollari ogni anno fino al 2050, un totale di 275 trilioni. Questa è una cifra enorme, uguale al 7,5% del prodotto interno lordo dell’intero pianeta e 3,5 trilioni di dollari in più rispetto a quanto oggi viene già annualmente speso per diminuire l’impatto dei fossili e aumentare le fonti alternative.

Quali sono le difficoltà e le opportunità per le nazioni asiatiche ? L'Asia contiene nazioni con livelli di reddito ancora emergenti. Si stima che a causa di ciò le necessarie spese di capitale possano raggiungere il 10% del loro prodotto interno lordo, una volta e mezzo di più rispetto ad altre regioni come Europa e Stati Uniti, e che supportare tale capitale sarà anche più sfidante in queste regioni.

Partiamo dalla Cina vista la sua generale importanza, e la sua notevole quantità di emissioni attuale (circa 25% del mondo) in un contesto di continuo e accelerato sviluppo economico. La Cina sta facendo progressi grazie ad avere incluso già nella scorsa decade target obbligatori su energia e carbon intensity nei suoi piani quinquennali. Questi vengono implementati a diversi livelli di governo e monitorati come KPIs (indicatori chiave di prestazione) obbligatori per i vari funzionari di governo. Nel settembre 2020, oltre al suo carbon neutrality target entro il 2060, la Cina ha anche dichiarato la riduzione nella sua carbon intensity (emissioni per unità di crescita economica) di più del 65% entro il 2030.

Il raggiungimento di tali obiettivi richiede sia miglioramenti tecnologici che transizioni di tipo socio-economico; aumentare la quantità di energia non fossile, sviluppare tecnologie per emissioni negative, rimozione di CO2 dall’aria e aumento del “carbon sinking”. La Cina ha un track record di grande efficacia nel conseguire i suoi obiettivi, e non si esclude che al progredire dei fattori decida di anticipare il suo orizzonte temporale di carbon neutrality, unendosi così alla maggioranza delle nazioni al 2050.

Alcuni fatti salienti incoraggiano questo ottimismo. Nonostante la polemica sull' uso di neve artificiale nelle Olimpiadi Invernali di Beijing 2022, queste sono le prime ad essere state supportate interamente da energie rinnovabili, precisamente solare e eolica (nel 2021, la Cina ha operato quasi la metà mondiale dell'infrastruttura per energia eolica). La Cina è la nazione con il più alto numero di vetture elettriche (EVs), e ogni anno le EVs sono circa il 20% di tutte le vetture vendute. La Cina sta accelerando nel settore “green finance” e – diversamente dall'Unione Europea - ha anche mostrato massima risoluzione nell'escludere progetti supportati dal fossile (compreso il gas) dalla sua tassonomia verde, oltre a supportare un framework legale che incoraggia e supporta azioni legali nel caso di infrazioni ambientali (più di 80.000 azioni legali nel 2020). Il tutto in un contesto di opinione pubblica urbana entusiasta per innovazione verde tecnologica, premiante per aziende e marchi che diventano esempi fattuali di soluzioni sostenibili.

Altre nazioni asiatiche mostrano simili dinamiche: principalmente riduzione di carbone e aumento di energie rinnovabili, anche se in tempi più lunghi. L'India - seconda solo a Cina per popolazione e terza più grande fonte di emissioni - ha per il momento designato il suo carbon neutrality target per il 2070. L'Indonesia - quarta per popolazione al mondo e ottava per emissioni - ha designato il 2060, con un piano che elimina carbone e gas dal 2060, con l'85% dell'energia futura da rinnovabili e il 15% dal nucleare.

Le implicazioni per aziende italiane che operano nella regione sono molteplici. Oltre ad allineare i propri investimenti alle priorità di settore e alle politiche governative, l’opportunità è il fornire esempi di modelli di sviluppo sostenibile per aziende locali. Più volte durante riunioni con funzionari governativi in Cina mi è stata chiesta la disponibilità a condividere come accelerare la sostenibilità del modello aziendale, in particolare quali sono i requisiti di competenza e risorse per iniziare e come progredire attraverso i vari stadi.

La generazione di energia rinnovabile è saliente, ma c’è interesse anche per settori rilevanti come modelli di agricoltura più sostenibili e transizione a modelli alimentari a basse emissioni, priorizzando modelli “plant-based” rispetto e modelli di allevamento che richiedono più risorse e causano più emissioni. I nuovi posti di lavoro saranno incrementali a livello mondiale: 200 milioni circa generati dalla transizione contro i 185 milioni persi entro il 2050 nell’analisi McKinsey. Per l’Asia la sfida è generare in tempo le più sofisticate competenze richieste, una grande opportunità di formazione, training e sviluppo per aziende italiane all’avanguardia.

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