Carceri, il sovraffollamento penalizza soprattutto le donne e mamme
L'affollamento delle sezioni femminili è risultato essere del 115%, contro il 113,7% degli uomini
di Davide Madeddu
I punti chiave
4' di lettura
Le carceri si affollano. E a trascorrere pezzi di vita all'interno delle celle, non ci sono solo uomini ma anche donne e bambini. Il tutto in uno scenario che vede aumentare di mese in mese ingressi e numero dei presenti sistemati in spazi che non si allargano.
Numeri in crescita
Benché il numero dei 60.769 reclusi del 2019 sia distante dal dato attuale, la tendenza degli ultimi anni vede lievitare il numero delle persone detenute. Il minimo degli ultimi anni, registrato il 31 dicembre del 2020 con 53.364 reclusi ormai è superato. Nel corso degli anni c'è stata una progressiva crescita. Al 31 dicembre del 2021 il dato del Dap certifica 54.134 detenuti. Il numero sale ancora: al 31 dicembre registra 56.196 presenti che diventano al 28 febbraio 2023 56.319.
Dati che indicano una tendenza che, per le associazioni impegnate nelle attività di tutela e difesa dei diritti dei detenuti non devono essere sottovaluti, e meriterebbero soluzioni differenti. «Stiamo assistendo a una crescita progressiva della popolazione detenuta - dice Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, l'associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale -. Avremmo bisogno di investire su sanzioni e misure alternative alla detenzione, più sicure e meno costose».
Tra capienza regolamentare e presenze
Che la popolazione sia superiore rispetto a quanto previsto lo certifica anche il dato del ministero. Perché la capienza regolamentare prevista per ospitare i detenuti nei 189 istituti di pena prevede 51.285 presenze. I posti, come si legge nel documento del ministero «sono calcolati sulla base del criterio di 9 metri quadri per singolo detenuto più 5 metri quadri per gli altri, lo stesso per cui in Italia viene concessa l'abitabilità alle abitazioni, più favorevole rispetto ai 6 metri quadri più 4 stabiliti dal CPT più servizi sanitari». Il dato sulla capienza, si legge ancora nel documento, «non tiene conto di eventuali situazioni transitorie che comportano scostamenti temporanei dal valore indicato».
Donne in carcere
In questo universo c'è poi un altro mondo, con numeri più piccoli ma che paga gli effetti del sovraffollamento. È quello rappresentato dalle detenute. Un mondo cui l'associazione Antigone ha dedicato il “Primo Rapporto sulle donne detenute in Italia”.
«Le donne subiscono i danni del sovraffollamento prodotto dagli uomini - si legge nel rapporto -. Il tasso di affollamento ufficiale delle carceri femminili risulta del 112,3%, superiore al tasso di affollamento ufficiale generale delle carceri italiane (pari al 109,2%, e tuttavia inferiore a quello reale vista la mancata considerazione dei posti letto inutilizzabili). L'affollamento delle sezioni femminili, rilevato durante le nostre visite, è invece risultato essere del 115%, contro il 113,7% degli uomini. Le donne, con il piccolo peso numerico che arrecano al sistema penitenziario, non sono responsabili del sovraffollamento carcerario ma lo subiscono più degli uomini, quando non soffrono al contrario di isolamento».
Le presenze femminili
Al 31 gennaio negli istituti penitenziari le donne presenti erano 2.392, di cui 15 madri con 17 figli al seguito. Le quattro carceri femminili presenti sul territorio italiano (a Trani, Pozzuoli, Roma e Venezia) ospitano 599 donne, pari a un quarto del totale. L'Istituto a custodia attenuata di Lauro ospita 9 madri detenute e altri tre piccoli Icam ospitano 5 donne in totale. Le altre 1.779 donne sono sostanzialmente distribuite nelle 44 sezioni femminili ospitate all'interno di carceri maschili. C'è poi il caso del carcere romano di Rebibbia femminile: «con le sue 334 detenute (118 straniere) risulta il più grande d'Europa. La capienza regolamentare è pari a 275 posti».
Bambini e mamme
C'è poi un altro aspetto che caratterizza il mondo delle carceri. Ossia quello delle mamme che scontano una pena e porta appresso i bambini.
Il dato del Dap aggiornato al 28 febbraio certifica una crescita dato che parla di 21 madri con 24 figli al seguito. Numeri inferiori rispetto al passato, quando si sono registrate punte di 80 bimbi dietro le sbarre ma da non sottovalutare. «Pensare che poche mamme con altrettanti pochi bimbi possano costituire un problema di sicurezza lascia perplessi se non preoccupati - argomenta Patrizio Gonnella -. Vanno trovate soluzioni dirette alla decarcerizzazione. Tra l’altro chi ha a cuore la sicurezza deve sapere che se una donna madre detenuta è presa in carico dai servizi sociali o da esperti educatori in una casa famiglia protetta le percentuali di rischio di recidiva si abbattono. Il carcere tra l’altro aumenta i rischi di costruire carriere devianti».
Situazione da superare
Per Riccardo Arena conduttore di Radiocarcere «occorre incentivare il ricorso alle misure alternative». «Ancora oggi, su oltre 40.800 detenuti condannati in via definitiva, sono poco più di 8.000 quelli che lo scorso anno sono usciti dal carcere per scontare la pena in modo diverso dalla mera detenzione - dice -. Un dato questo assai deludente se si considera che sono ancora circa 20 mila i detenuti che devono scontare meno di tre anni e che restano in carcere, anche se potrebbero scontare la pena in modo diverso e più utile anche in termini di recidiva».
E poi la questione dell'edilizia penitenziaria: «Occorre chiudere tutte quelle carceri vecchie dove la detenzione non può più essere eseguita secondo la legge e allo stesso tempo serve costruire sì carceri nuove, ma diverse tra loro e non tutte uguali e costose come avviene oggi».
loading...