Libri

“Carciofi alla giudia”, toni leggeri per raccontare la complessità dei rapporti

3' di lettura

Rosamaria è una donna razionalista, che non ha voluto lavorare nell’azienda di famiglia, ma ha scelto di inseguire con successo il suo sogno di fare la regista teatrale, nonostante la crisi e i tagli alla cultura. Una donna , tendenzialmente agnostica, che nella vita ha un motto: «troppa religione fa male, qualunque essa sia». Ma tutto cambia quando incontra di nuovo un vecchio amore di gioventù, David, un ebreo tripolino osservante, dal quale, a 42 anni, aspetta il piccolo Arturo. Rosamaria è la protagonista di «Carciofi alla giudia», romanzo di Elisabetta Fiorito - giornalista parlamentare di Radio24-Il Sole 24ore e vincitrice del Fersen 2016 per la drammaturgia con “La vita segreta del re dei cannoni” -, un libro da leggere tutto d’un fiato. «Da anglista - sottolinea Elisabetta Fiorito - volevo scrivere un libro ironico, con una forte trama, che però raccontasse anche esperienze drammatiche. Il libro non ha lo stile tipico della narrazione italiana».

Fra pranzi kasher e romaneschi
Un romanzo per fare un salto nel passato e calarsi nella vita della protagonista, che vive fra due fuochi: da una parte gli Shabbat e i pasti rigoroamente kasher con la famiglia del compagno, dall’altra i pranzi della domenica, impuri e molto romaneschi, preparati dalla mamma. Mamma che non sopporta di vederla trasformata da single impenitente a donna arrendevole nei confronti del compagno. Il romanzo di svolge tra la primavera e l'autunno del 2014, da Pesach, la Pasqua ebraica fino a Yom Kippur, il giorno dell’espiazione. Dopo anni di solitudine, i due si innamorano malgrado l'età non più giovanissima e le diverse visioni della vita. In un susseguirsi di colpi di scena, Rosamaria, incinta di Arturo, figlio di David, si trova a fare i conti da un lato con una religione complessa dalle rigide regole alimentari e dalle molteplici festività e dall'altro con l'antisemitismo che persiste malgrado gli orrori e le persecuzioni del passato.

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In un’Italia attraversata dalla crisi
È uno spaccato dell’Italia falcidiata dalla crisi, soffocata dai vincoli europei e dall'inabilità della classe politica di far fronte alla situazione. «La vita si era fatta difficile in Italia. Il populismo prosperava, la situazione non prometteva nulla di buono, Rosamaria iniziava ad avere paura - si legge in uno dei passaggi del libro - e David pensava di trasferirsi in Israele. Per fortuna che Dio, sempre ammesso che esistesse, aveva creato gli ansiolitici». L’azienda Cecchiarelli, della famiglia di Rosamaria, ha dovuto chiudere i battenti; il fratello è scomparso prima che fosse dichiarata la bancarotta; la madre è andata fuori di testa e lo sogna in ogni parte del globo; il padre non riesce a rassegnarsi al fallimento; l'altro fratello cerca di tirare avanti come può. Anche David non se la passa meglio: i negozi di abbigliamento che gestisce insieme ai fratelli risentono pesantemente della situazione economica. La famiglia Fellus è arrivata in Italia nel 1967 dopo la cacciata degli ebrei dalla Libia, ha preferito restare a Roma invece che andare in Israele, ma la scelta si è rivelata forse sbagliata con il passare del tempo. David non può fare a meno di notare come negli ultimi anni l'Italia sia andata indietro mentre Israele è in pieno boom economico con un pil che cresce a livelli inimmaginabili malgrado il costante pericolo che si vive nel Paese.

La protagonista insegue il suo sogno
Malgrado i tagli alla cultura, Rosamaria si ostina con pazienza e testardaggine a voler mettere in scena una commedia brillante, mentre nessuno crede nella nuova drammaturgia e si preferiscono sempre i testi di repertorio per far numero a teatro. Una scelta che va contro ogni buon senso, come le viene ripetutamente ricordato, in un Paese dove si legge sempre di meno, dove nessuno sembra interessato alle novità e dove il populismo avanza. Dal teatro, il romanzo prende il ritmo attraverso dialoghi ironici in cui si descrive la realtà del nostro paese con toni brillanti dal retrogusto amaro tipici della commedia all'italiana. Il romanzo descrive uno spaccato quotidiano del nostro tempo: senza indugiare nella cronaca ma facendo emergere un paese che sembra intrappolato in se stesso dove si vive ormai solo di passato, ricordando e rimpiangendo le estati d'infanzia al Circeo, i cotonati anni '80, l'Italia del boom per evitare di pensare al presente immobile e senza speranza. Un libro dal finale surreale, scorrevole che vola leggero sui conflitti e sulle contraddizioni della vita, guardandole dall'alto ma con grande profondità e sensibilità.

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