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Cariaggi sperimenta nuovi incontri fra filati: oltre 10 milioni di investimenti entro il 2025

La novità di “Sway”

di Silvia Pieraccini

2' di lettura

Si può lavorare il lino come se fosse lana pettinata? L’azienda di filati Cariaggi, con sede a Cagli (Pesaro-Urbino), c’è riuscita, adattando “in casa” i macchinari tradizionali per evitare la rottura del filo, prodotto mescolando la fibra di lino con quelle di cashmere e di seta attraverso la cosiddetta “mischia intima”. «Di solito si compra il filo di lino e si ritorce con altri fili, noi invece abbiamo mischiato le fibre animali e vegetali», spiegano Piergiorgio e Cristiana Cariaggi, padre e figlia azionisti dell’azienda marchigiana leader nei filati nobili, nel cui capitale, dal marzo scorso, è entrato con una quota del 43% Brunello Cucinelli.

Il risultato della sperimentazione è un tessuto a maglia morbido e allo stesso tempo “secco”, dall’effetto-stampato (o fiammato) frutto appunto di questo sistema innovativo. «Nella lavorazione classica si vede il filato ritorto, in questo caso si vede la trasparenza», spiegano i Cariaggi, che hanno battezzato “Sway” il nuovo filo, presentato all’ultima edizione della fiera Pitti Filati a Firenze. «La morbidezza data dal cashmere si unisce alla secchezza assicurata dal lino, e i due mondi si mescolano», aggiungono.

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L’operazione va nella direzione imboccata da anni dall’azienda marchigiana, che ha chiuso il 2022 con un fatturato in crescita del 26% arrivato al record di 143 milioni: applicare tecnologie nuove a filati tradizionali. «Per noi la ricerca e l’innovazione sono sempre state fondamentali, e infatti investiamo molte risorse – spiega Cristiana Cariaggi -, ma la nostra innovazione è sempre applicata alle fibre classiche come il cashmere, la lana, il lino, l’alpaca, quelle che conosciamo bene». Le nuove frontiere - come le fibre prodotte dal mais o dagli scarti degli agrumi, o quelle biotecnologiche fatte in laboratorio con proteine fermentate o enzimi – per adesso non sembrano interessare il segmento lusso.

Segmento che peraltro sta continuando a crescere, tanto che Cariaggi – ormai diventata la prima azienda italiana di filati per fatturato - è pronta a investire per aumentare la capacità produttiva, sia comprando macchinari sia ampliando il quartier generale di Cagli: «Stiamo investendo in nuovi “assortimenti” – spiegano Piergiorgio e Cristiana Cariaggi – e in un nuovo capannone da 4mila metri quadrati che ospiterà una filatura. Tra tecnologie e immobili investiremo più di 10 milioni entro il 2025, per incrementare la produzione di circa 50mila chili, pari al 7-8% del totale, e far fronte così all’aumento della domanda». In questo modo l’azienda consoliderà la presenza industriale (e aumenterà l’occupazione) a Cagli, dove l’amministrazione comunale di recente ha intitolato la strada in cui ha sede il gruppo di filati al fondatore Aurelio Cariaggi, padre di Piergiorgio.

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