Carige, l’ex commissario Innocenzi: «Ora la banca è pronta per il rilancio»
Conclusa la manovra da 900 milioni, parla il commissario ed ex amministratore delegato
di Luca Davi
3' di lettura
«Che banca lascio? Una delle più solide del sistema e con un livello di crediti dubbi ai minimi. Ora sono fiducioso che sia il tempo del rilancio commerciale, e che sia invece finito il tempo dei litigi». Fabio Innocenzi guarda con soddisfazione al lavoro fatto in questi lunghi mesi in Carige, banca in cui è entrato da amministratore delegato - nel settembre 2018 - per diventarne commissario a inizio 2019 assieme a Pietro Modiano e Raffaele Lener. A fine gennaio terminerà il suo compito al vertice della banca ligure, dopo aver passato il testimone al board definito ieri dal Fondo interbancario.
Dottor Innocenzi, partiamo dalla fine: l’aumento di capitale da 700 milioni è concluso. Che banca si lascia alle spalle?
Da oggi Carige è una delle banche più capitalizzate del sistema, con 15% di Total capital ratio e più del 13% di Cet1 ratio. È nel contempo una banca con uno degli Npe ratio (rapporto tra crediti deteriorati e totali, ndr) più bassi, tanto da essere ampiamente sotto al 5% in termini lordi. Un anno fa partivamo da una condizione opposta: serviva un aumento di capitale urgente, e l’Npe ratio era al 25%.
Una situazione simile a quella di Popolare Bari?
Non ho elementi per commentare. Però da quanto emerge per Pop.Bari esiste già una soluzione, ed è realistico che questo aiuti a raggiungere a breve un cambio di scenario, mentre per Carige la soluzione l’abbiamo dovuta inventare. Noi abbiamo di fatto ribaltato la condizione. Ora bisogna guardare alla nuova fase.
Secondo lei Carige è in condizione di tornare a generare una redditività sostenibile?
Sono fiducioso in questo senso, anche perché la banca beneficerà della forte riduzione del profilo di rischio, con un progressivo miglioramento nei rating che a sua volta genererà una riduzione del costo della raccolta e, a cascata, un aumento della redditività.
Il Fitd ha scelto i nomi del futuro Cda. Che ne pensa?
È un board ricco di competenza bancaria. Francesco Guido (il futuro a.d., ndr) è un ex collega perché abbiamo lavorato due anni dal 2009 al 2011 in Intesa e quindi sarà un piacere passare il testimone.
Quali sono le sfide maggiori per la nuova Carige?
La vera sfida per il nuovo Cda è il rilancio commerciale della banca. Il piano è basato su due pilastri: il primo è lo snellimento operativo, che prevede la semplificazione della rete e dei processi, con la concentrazione su numero inferiore prodotti e servizi. Ciò consentirà risparmi e una maggiore focalizzazione sul retail e le Pmi. La seconda gamba è la valorizzazione dell’attività del risparmio, con Banca Cesare Ponti.
In termini di liquidità, oggi la banca in che condizioni si trova?
È una banca che oggi è addirittura in eccesso di liquidità: siamo ampiamente sopra tutti i requisiti minimi. Dopo una fase di tensione, la banca ha accumulato molta liquidità che poi ha stabilizzato.
Sulla banca pesa il rischio di azioni legali da parte degli azionisti?
Spero che sia finita la stagione dei litigi.
Che rapporto c’è stato e c’è oggi con la famiglia Malacalza?
Oggi non abbiamo più rapporti particolari con i Malacalza. Sia verso di loro però, sia verso i piccoli azionisti abbiamo un senso di riconoscenza perché hanno fatto un grande sacrificio e perso tanti soldi ma hanno consentito che la banca venisse salvata.
Come valuta la sua esperienza da commissario?
Era la prima volta per me, e sarà anche ultima, perché non è il mio mestiere fare il commissario. Per intensità e profondità ha vissuto cose che la rendono la soddisfazione professionale più grande della mia vita. Un’esperienza che è stata possibile anche grazie al supporto dei due ottimi compagni di viaggio, Pietro Modiano e Raffaele Lener, e dei dipendenti che ora, terminato il commissariamento, avranno più margini per vedere valorizzate le loro forti competenze.
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