Alimentare

Carne sintetica e insetti nel piatto? L’85% degli italiani dice no grazie

È quanto emerge da un’analisi del Censis commissionata da Assica e Unaitalia. Che denunciano: i costi di produzione per la carne di maiale e di pollo sono aumentati del 12%

di Micaela Cappellini

(Yaruniv-Studio - stock.adobe.com)

2' di lettura

L’85,6% dei consumatori italiani dichiara di non volere cibi fatti in laboratorio e l'83,9% dice che non è disposto a mettere gli insetti nel piatto. Il dato arriva dall’analisi che il Censis ha condotto per conto di Assica e Unaitalia, che riuniscono rispettivamente l’industria delle carni e dei salumi e quella avicola. Secondo i dati dell’istituto di ricerca, il 61% deglio intervistati è anche contrario all'idea che si debba smettere di produrre carne e chiudere gli allevamenti per salvare il pianeta dal riscaldamento globale: «La ricerca – spiega Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis - mette in evidenza anche come gli italiani apprezzino le produzioni sostenibili, ma dice che la priorità per loro è preservare la capacità di acquisto. Se sostenibile vuol dire meno benessere, allora gli italiani non ci stanno. Il 67,9% ritiene prioritaria la tutela del benessere economico e sociale rispetto alla sostenibilità ambientale». La guerra in Ucraina e il clima di incertezza economico senz’altro influenzano il pensiero dei consumatori, ma è chiaro che dai dati dell'indagine emerge come gli italiani siano pronti a cambiare abitudini solo se i benefici saranno superiori ai costi.

Sommati insieme, il comparto suinicolo e quello avicolo in Italia valgono 13,9 miliardi di euro e danno lavoro a 93.900 addetti. Come tutti i settori dell’agroalimentare, anche queste industrie stanno subendo il contraccolpo dell’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia. La crescita dei costi di produzione nei primi due mesi del 2022 hanno registrato un balzo del 12,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre quelli di energia e gas sono addirittura quadruplicati. Su questo, si inseriscono poi gli investimenti resi necessari dalla transizione ecologica richiesta dalla Ue attraverso il Green Deal: «Le filiere della carne vogliono essere parte integrante di questa transizione - sostengono i presidenti di Assica e Unaitalia, Ruggero Lenti e Antonio Forlini –. Quella della sostenibilità è una strada già intrapresa da tempo, su le aziende associate hanno già effettuato ingenti investimenti. Occorre ora stringere i tempi e attuare interventi di emergenza per sostenere i consumi e alleggerire i costi di produzione, salvaguardando la marginalità delle imprese. Abbiamo bisogno che le istituzioni ci aiutino a garantire cibo per tutti, a prezzi sostenibili, con minore impatto ambientale. Per farlo il pilastro è la sostenibilità economica e sociale delle nostre imprese. Altrimenti non c'è partita».

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«L’agricoltura italiana sta vivendo una fase di transizione verso un nuovo sentiero di sviluppo e probabilmente il settore degli allevamenti è quello che sta affrontando le sfide più impegnative - ha risposto loro il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli - a breve verranno riconvocati i tavoli di filiera di settore, al fine di approfondire le necessità del comparto produttivo e di condividere gli strumenti di sostegno. La recente proposta della Commissione di includere i piccoli allevamenti nella direttiva 2010/75/Ue in materia di contenimento delle emissioni industriali sembra non riconoscere il percorso di sostenibilità ambientale avviato dal vostro settore in tutti questi anni. Ci batteremo assieme a voi affinché le esigenze del comparto siano adeguatamente recepite, anche tenendo conto del fatto che il nostro Paese è all’avanguardia in materia di sostenibilità».


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