Carta europea delle lingue comunitarie, Italia in ritardo: ecco le proposte all’esame del Senato
La Carta è entrata in vigore nel marzo del 1998. A seguito della ratifica da parte di altri paesi, tuttavia, l’italiano è considerata lingua minoritaria protetta in Bosnia-Erzegovina, Slovenia, Croazia e Romania
di Andrea Carli
I punti chiave
2' di lettura
C’è una carta europea delle lingue regionali o minoritarie che è entrata in vigore nel marzo del 1998, quando è stata depositata la ratifica da parte del quinto Stato. Fino ad oggi è stata ratificata da 24 Paesi membri del Consiglio d’Europa e della Russia, che nel frattempo è stata esclusa dall'organizzazione a causa della guerra d'aggressione all'Ucraina.
La tutela delle minoranze linguistiche
L’Italia è indietro: nonostante siano trascorsi 25 anni dall’entrata in vigore, non ha ancora proceduto alla ratifica. Il Paese ha comunque una legislazione nazionale avanzata in materia di tutela di alcune minoranze linguistiche storiche, in linea con la Costituzione (articolo 6). La legge 182/1999, ad esempio, «tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo». A seguito della ratifica della Carta da parte di altri paesi, tuttavia, l’italiano è considerata lingua minoritaria protetta in Bosnia-Erzegovina, Slovenia, Croazia e Romania.
I precedenti (falliti)
Provvedimenti di ratifica della Carta stati presentati in Parlamento fin dalla XV legislatura. Nella XVII legislatura un testo unificato delle diverse iniziative legislative presentate è stato approvato in sede referente, senza poi però concludere il suo iter in assemblea. Nella scorsa, dopo aver avviato l'esame dei disegni di legge di ratifica, le commissioni congiunte hanno istituito un comitato ristretto, che però non ha concluso i propri lavori.
Tre disegni di legge all’esame delle commissioni del Senato
Allo stato attuale, ricorda il Servizio studi delle Commissioni permanenti e speciali del Senato, sono tre i disegni di legge all’esame delle commissioni del Senato (Affari Costituzionali e Affari esteri e difesa): riproducono, a volte con piccole modifiche, disegni di legge presentati nelle scorse legislature, d'iniziativa governativa o (più frequentemente) parlamentare. Quanto alle lingue protette, due ddl (12 e 423) richiamano, direttamente, le lingue minoritarie della legge del 1999 (popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il adino, l’occitano e il sardo). Il terzo disegno di legge (n. 230), oltre alle lingue previste dalla legge del 1999, aggiunge le lingue delle minoranze rom e sinti. Il 423 tende ad assicurare alcune forme di tutela anche alle popolazioni germaniche parlanti il mocheno e il cimbro.
Insegnamento prescolastico
L’insegnamento prescolastico è accordato da tutti i disegni di legge a tutte le lingue delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il francoprovenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo e nel caso del 230, anche alle popolazioni rom e sinti.
Primario e secondario
L’insegnamento primario e secondario, nonché quello tecnico e professionale è accordato dai tre ddl in modo pieno alle popolazioni slovene e tedesche, in parte notevole a quelle francesi e in forma più ridotta alle popolazioni parlanti il ladino (e, dal disegno di legge 423 alle popolazioni germaniche parlanti il mocheno e il cimbro). Infine, il disegno di legge 239 prevede in forme attenuate di tutela anche per le lingue rom e sinti.
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