Cartabia: «Il Parlamento legifera, la Consulta cancella ciò che non va»
La presidente ha ricordato gli interventi della Corte su legge elettorale e caso Cappato. E parlando del Covid che l’ha colpita ha ricordato che è «un nemico invisibile»
di Nicoletta Cottone
4' di lettura
CASTIGLIONCELLO - «La tendenza generale in tutto il mondo occidentale, non solo in Italia, è quella di mettere in termini giuridici decisioni politiche», ma la Corte Costituzionale, che risponde a domande di costituzionalità, «non può legiferare, questo spetta al Parlamento. La Corte può solo togliere, “cancellare” quello che non va». Lo ha detto la presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, parlando della legge elettorale nel corso della conversazione con Paolo Mieli a Castiglioncello (Livorno), in occasione della consegna del Premio speciale Cultura Politica, intitolato a Giovanni Spadolini.
Gli interventi su legge elettorale e caso Cappato
Sul fronte della legge elettorale Marta Cartabia ha ricordato che la Corte è intervenuta per la prima volta nel 2014 e ha eliminato gli eccessi, «i troppi premi alla maggioranza», sbilanciati: «ci aspettavamo quindi una riforma fatta in Parlamento. Non può legiferare la Corte Costituzionale». Altra sollecitazione sul caso Cappato, per la morte di dj Fabo, in cui la Corte Costituzionale è stata coinvolta dal giudice del processo su una norma penale degli anni ’30. In questo caso la Corte «ha sospeso il giudizio per dare ruolo al Parlamento»: ma poi trascorso un anno e non vedendo “segnali”, «la Corte ha dovuto decidere».
Fra i valori che la Corte deve garantire la centralità del Parlamento
La presidente della Corte costituzionale ha sottolineato come la collaborazione tra le istituzioni sia «importante, fondamentale», precisando che non si devono però confondere i ruoli. Collaborare tra istituzioni «vuol dire confrontarsi, ma ognuno deve fare la sua parte. E tra i valori che la Corte deve garantire c’è proprio la centralità del Parlamento. La Corte è un’istituzione che risponde a ciò che le viene chiesto. E il giudice ha sempre l’obbligo di rispondere».Marta Cartabia ha ricordato che «la Corte non ha un programma di azione, il Parlamento sì». La Corte, ha spiegato Cartabia, che dal 14 settembre tornerà al suo incarico universitario alla Bocconi, «può eliminare quello che non funziona e lasciare gli spazi vuoti che il Parlamento ha il compito di riempire».
Un percorso culturale basato sul confronto e sull’integrazione
L’onorificenza, che ha l’Alto patronato del presidente della Repubblica, è stata consegnata a Marta Cartabia dal sindaco Daniele Donati e da Cosimo Ceccuti, presidente della fondazione “Giovanni Spadolini - Nuova Antologia”. «L’Italia in Europa è il titolo di uno dei libri di Marta Cartabia - riporta la motivazione del premio - ma è anche la sintesi del suo percorso culturale basato sul confronto e sull’integrazione tra i diversi ordinamenti». La motivazione ha ricordato che Marta Cartabia è la «prima donna a guidare la Consulta. Il suo esempio dimostra che è possibile sfondare il “soffitto di cristallo” che spesso blocca le donne competenti sulla soglia della stanza del potere, ma è anche la testimonianza che con intelligenza, impegno, passione e competenza si può incidere sulla realtà che ci circonda. Sono i valori di “quella certa idea dell’Italia” cara a Spadolini e la motivazione più profonda per questo riconoscimento».
I cittadini esercitino il senso critico
La presidente ha ricordato, rispondendo alle domande di Mieli, che «la politica ha bisogno di ascoltare la cultura. Adesso si fa politica attraverso strumenti diversi. Questi sono stati anni di esplosione dei social media e di tutto quello che comporta. Forse sono stati anni anche di crisi dei partiti tradizionali e quindi a maggior ragione questa politica ha bisogno di cittadini consapevoli, cittadini che esercitino il senso critico, che attraverso il mare magnum che viene proposto dai media siano capaci di sviluppare un senso critico, siano attrezzati. La consapevolezza critica è fondamentale per l’esercizio dei propri diritti».
Tenere alto il livello formativo dei giovani
Marta Cartabia ha ricordato che «fare cultura, specialmente in ambito universitario è proseguire l’impegno civico svolto presso le istituzioni, perché credo non ci sia un’urgenza più grande nel nostro tempo che non tenere alto il livello formativo ed educativo, specialmente delle classi più giovani». La presidente della Corte costituzionale a ottobre riprenderà i corsi universitari dopo 9 anni. Marta Cartabia il 2 settembre 2011 è stata nominata giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, terza donna a essere nominata giudice dopo Fernanda Contri e Maria Rita Saulle. Il 12 novembre 2014 è stata nominata vicepresidente della Corte costituzionale dal presidente Alessandro Criscuolo, riconfermata il 24 febbraio 2016 dal neoeletto presidente Paolo Grossi e l’8 marzo 2018 dal presidente Giorgio Lattanzi. L’11 dicembre 2019 è stata eletta presidente della Corte costituzionale all’unanimità, prima donna eletta presidente nella storia repubblicana.
Covid nemico invisibile
Una incursione nella vita privata della presidente ha riguardato il coronavirus, che l’ha colpita insieme ai suoi familiari e all’intero palazzo dove abita a Milano, a fine marzo. «Una grandissima preoccupazione per l’istituzione di cui ero alla guida. La Corte non può fermarsi». Fortunatamente nessuno ha avuto complicazioni che rendessero necessario un ricovero. «Ci siamo sentiti in buone mani, benché regnasse il caos in Lombardia». Le attività della Corte non si sono mai fermate, grazie al lavoro da remoto. «Quello che impressionava è che non ti rendi conto di come puoi averlo contratto. Fai attenzione, metti la mascherina, lavi le mani, metti i guanti, usi l’igienizzante. Ti sembra di aver fatto tutto, ma veramente è un nemico invisibile, che è la cosa più sconcertante». Ha raccontato della solidarietà di vecchi studenti, amici, vicini di casa e della positività che è emersa in quel momento.
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