Casa e pensioni: ecco gli 8mila pionieri della previdenza che scelgono Ape e Piv
di Davide Colombo
3' di lettura
Dal loro debutto, lo scorso anno, a oggi, sono stati sottoscritti in Italia 1.600 prestiti ipotecari vitalizi (Piv) per 200 milioni circa di finanziamenti complessivi e una media di 125mila euro per ogni singolo contratto. Questi primissimi numeri sull’utilizzo del nuovo strumento finanziario riservato a proprietari di abitazione con almeno 60 anni di età sono stati forniti al Sole 24Ore dall’Abi, dopo una ricognizione veloce presso le quattro principali banche che offrono i Piv, vale a dire Banca Intesa, Unicredit, Mps e Banca Popolare di Sondrio.
Prestiti ipotecari vitalizi
I Piv sono finanziamenti a lungo termine assistiti da ipoteca di primo grado sull’immobile di residenza e disponibili sia come cifra forfettaria sia come rendita vitalizia. Il debito si accumula nel tempo con la capitalizzazione degli interessi ma non deve essere rimborsato fino a che il contraente non muore, vende la casa oppure si trasferisce: in caso di morte il prestito verrà rimborsato dagli eredi, che potranno scegliere se estinguere il debito vendendo l’immobile oppure lasciare che l’immobile venga venduto dalla banca che girerà agli stessi eredi l’eventuale maggiore incasso rispetto al debito da estinguere con gli interessi.
La casa, ricchezza degli italiani
In un paese come il nostro, in cui la casa di abitazione rappresenta oltre il 70% della ricchezza dei nuclei con un capofamiglia sopra i 65 anni (Istat 2017) i Piv consentono di ottenere liquidità dalla ricchezza immobiliare senza perdere il titolo di proprietà e il diritto di continuare ad abitare nella propria casa fino all’ultimo giorno di vita. In altre parole un’alternativa anche alla cessione della nuda proprietà. «Si stratta di primissimi dati da leggere con interesse - spiega Gianfranco Torriero, vicedirettore generale dell’Abi - visto che lo strumento è molto innovativo e riguarda un bene, l’abitazione, molto caro agli italiani. Sappiamo per esempio che alcune banche, in fase di predisposizione dell'atto, chiedono la presenza degli eredi proprio per ridurre al minimo di rischi di eventuali contenziosi. Tuttavia un valore segnaletico c’è e va colto: c’è un interesse per proposte flessibili che consentano di trasformare in liquidità ricchezze patrimoniali che, in certe fasi della vita, hanno valori più bassi».
Scambio tra generazioni
Nel suo ultimo libro sulla previdenza appena pubblicato (“Chi ha paura delle riforme”, Università Bocconi Editore) Elsa Fornero parla dei Piv come di soluzioni capaci di offrire un’integrazione alla pensione e, allo stesso tempo, rendere «più fluido il trasferimento intergenerazionale di ricchezza rendendone certi, rispetto al lascito ereditario, sia l’ammontare sia il tempo».
Ape volontario oltre 230 milioni
Sempre nell’ambito dei nuovi strumenti finanziari offerti agli over sessantenni, a metà luglio Abi segnala che le domande per Ape volontario - ovvero il finanziamento-ponte per il pensionamento attivo da inizio anno per una sperimentazione che si concluderà a fine 2019 - hanno raggiunto quota 6.200, per un finanziamento potenziale di 230 milioni, e sono 4.100 gli anticipi finanziari già erogati. Secondo Torriero a fine sperimentazione si potrebbero raggiungere le 25-30mila domande di Ape volontario: «anche in questo caso il dato sarebbe più che interessante, rappresentativo di una richiesta di finanziamenti flessibili per determinate fasce di età e reddito e che hanno la caratteristica di integrare prestazioni previdenziali senza pesare sui conti dello Stato. Si conferma con il Piv e con l’Ape l’identificazione di nuove tipologie di finanziamento che colgono bisogni specifici, ampliando le libere scelte, le possibilità dei cittadini, dei clienti delle banche».
Anticipo finanziario contro l’incertezza
Ottenere una certificazione Inps per l’Ape volontario consentirebbe di cristallizzare le posizioni personali del diritto di accesso alla pensione per chi ha solo 20 anni di contributi (e almeno 63 di età) in una fase in cui non c’è ancora piena certezza sulle modifiche dei requisiti di pensionamento che il nuovo esecutivo intende adottare. Per accedere a quota 100 con 64 anni mimimi di età servono almeno 36 anni di contributi, per esempio, mentre quota 41 (o 42) a prescindere dall’età resta un obiettivo lontano per chi oggi, potendo, volesse optare per l'Ape volontario e uscire dal mercato del lavoro con 43 mesi di anticipo rispetto ai 67 anni con soli 20 anni di versamenti contributivi.
loading...