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Casa della salute, ecco il piano d’espansione

La società controllata dal gruppo Italmobiliare consoliderà la sua presenza in Liguria ma punta anche ad allargarsi in Sardegna e Toscana

di Raoul de Forcade

3' di lettura

Da Busalla, cittadina dell’entroterra genovese, alla conquista del Nordovest, ma puntando anche, con un’espansione a macchia d’olio, a Sardegna, Toscana, Emilia e Lombardia. Cds - Casa della salute, network di poliambulatori specialistici privati sta consolidando la propria rete nelle zone dove ormai è presente da tempo, cioè Liguria e Piemonte, ma sta sbarcando anche nelle regioni limitrofe. Il tutto con un finanziamento da 30 milioni.

Si tratta di un progetto che si è rafforzato durante i due anni della pandemia di Covid, nel corso dei quali l’azienda ha messo alla prova anche la propria capacità organizzativa, in particolare a Genova, creando, quasi dal nulla, un centro vaccinale da 2.500 somministrazioni al giorno, negli spazi di San Benigno, in alcuni locali delle Torri Msc; gli stessi che, insieme ad altri attigui, oggi sono diventati sede del più grande dei nuovi centri aperti nel 2022.

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L’esordio a Busalla

Il poliambulatorio nasce nel novembre 2013, con sede Busalla appunto, come centro privato di diagnostica e medicina sportiva. Poi cresce rapidamente, spiega il fondatore e ad del Cds, Marco Fertonani, «grazie a un servizio sanitario di alta qualità dovuto all’ottimizzazione dei processi interni, all’utilizzo di tecnologia di ultima generazione e a un personale medico altamente qualificato. Cds è nata per fare diagnostica per immagini ma, nel corso degli anni, ha sviluppato tutti gli altri aspetti. Ossia la parte di visite specialistiche, quella laboratoristica, quella odontoiatrica, quella di fisioterapia e, infine, la chirurgia». Nel 2016 l’azienda apre la sua prima struttura genovese, in Corso Europa; nel 2018 è la volta di Albenga e nel 2019 sono ben cinque le nuove aperture: tre a Genova, una ad Alessandria e una a Biella.

L’ingresso di Italmobiliare

A dicembre dell’anno successivo Italmobiliare (holding della famiglia Pesenti) entra nel capitale della società (di cui detiene oggi una partecipazione di maggioranza dell’85%) e dà un ulteriore impulso alla crescita di Cds, mentre Fertonani rimane azionista e mantiene le piene deleghe di gestione. «Nel 2020 – chiarisce quest’ultimo - ho ceduto l’azienda e sono rimasto con una quota di minoranza del 7,5%. Da lì, sono stati effettuati due aumenti di capitale da 10 milioni ciascuno e, da poco, è stata aperta una linea di credito, con un finanziamento di Bpm da 30 milioni di euro», del quale l’azienda si servirà per le aperture preventivate.

Dall’ingresso di Italmobiliare al 2022, intanto, Cds è arrivata ad avere 15 strutture. «Nel 2023 vogliamo aprirne almeno altre otto - dice Fertonani - che potranno arrivare a 10 entro l’inizio del 2024. Due le abbiamo già lanciate, a Genova (dove ce n’erano già sei, ndr ) e Rapallo, ora stiamo aprendo Sarzana, Asti e Arquata Scrivia». I numeri delle nuove aperture sono legati anche ai tempi della burocrazia perché, prosegue l’ad, «terminato il cantiere e assunte le risorse, ci vogliono tre-quattro mesi in attesa dell’autorizzazione. Se il sistema fosse più snello, ne inaugureremmo senz’altro 10 l’anno. Per ogni struttura investiamo circa tre milioni».

I progetti

Cds, come si è accennato, ha messo a punto un piano di consolidamento in Liguria e Piemonte con diverse aperture preventivate nei prossimi mesi. «Prevediamo – dice Fertonani - uno sviluppo anche in nuovi mercati, come Sardegna e Toscana, dove porteremo il nostro modello di gestione, che coniuga tecnologie di ultima generazione, tempi di attesa ridotti e prezzi accessibili, spesso vicini al ticket pubblico. Guardiamo, poi, anche a Lombardia ed Emilia, come aree di possibile espansione». Di pari passo con l’aumento degli ambulatori, sta crescendo anche il numero dei dipendenti dell’azienda: «Oggi siamo a 320 - afferma l’ad - e nel 2023 arriveremo a 400-450».

La chirurgia

Per quanto riguarda gli ambulatori Cds già aperti, poi, Fertonani sottolinea l’importanza dello sviluppo del settore chirurgico. «Avevamo già una sala operatoria nella struttura di Albenga ma nel 2022 - chiosa - è stata avviata a Genova un’altra struttura di 3mila metri quadrati (quella nelle Torri Msc, ndr), con tre sale operatorie, che è la prima di chirurgia ambulatoriale complessa di livello 3 autorizzata in Liguria. La Regione, infatti, ha riorganizzato tutta la chirurgia ambulatoriale, prevedendo tre livelli di complessità e, in questa riorganizzazione, ha messo dei paletti qualitativi molto alti, con una legge del maggio 2022. Noi abbiamo aderito a questo progetto e abbiamo costruito le tre sale, con tutto il blocco operatorio, con standard altissimi. E proprio il mese scorso, dopo un anno, siamo riusciti ad avere il certificato per il tipo 3. Siamo, così, la prima struttura in Liguria che ha i requisiti più alti sulla parte tecnologica e chirurgica».

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