IL TRAVAGLIO DEL M5S

Casaleggio lancia il suo Manifesto «ControVento» e detta al M5s le condizioni per ricucire

Escluse finalità di rottura. «Resti il limite dei mandati, onorare gli impegni presi»

Come funziona Rousseau

2' di lettura

Nessuna scissione, nessuna fondazione di una nuova forza politica, ma un decalogo con la messa a punto di un “metodo” per rifondare una relazione basata su regole comuni di convivenza. Davide Casaleggio lancia il suo manifesto “Controvento” e detta le “condizioni” al M5s per poter restare insieme. «I rapporti con il Movimento saranno più chiari: questo Manifesto deve essere utile per stabilire un metodo e penso che questo sia uno strumento che possa unire» mette in chiaro l'erede del fondatore Gianroberto dopo gli innumerevoli pronostici su quello che potevano essere le sue intenzioni rispetto al M5s.

Non farà un suo partito, promette, a patto che da oggi in poi i rapporti tra il partito e la sua piattaforma di democrazia diretta tornino ad essere “rispettosi” dei ruoli di entrambi. E, dunque, «più che parlare di fornitore di servizio serve un progetto condiviso ed un accordo di partnership con ruoli ben definiti» precisa la socia di Rousseau, Enrica Sabatini. E serve, continua la responsabile Ricerca & Sviluppo dell'associazione e vero braccio destro di Casaleggio, che questi ruoli siano «riconosciuti e rispettati. Se non c'è rispetto non si può lavorare insieme». Poi serve ovviamente «un'adesione ai principi e ai valori della democrazia partecipata».

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Il manifesto in 11 punti serve per «mettere dei paletti» e «definire un metodo», ossia il perimetro di azione della piattaforma che regola la vita democratica del Movimento 5 Stelle. Tra i punti che compongono il documento: «il voto non è ratifica» e «prima di prendere una decisione è necessario uno spazio di confronto ufficiale»; le votazioni devono essere precedute da «tempi di comunicazioni certi» e devono avere quesiti «neutri, lineari, chiari e non capziosi»; «le regole non sono scritte per gli amici», «vanno applicate con equità» e serve «trasparenza sulle attività svolte nel rispetto della privacy». E ancora: «candidarsi non è un diritto ma una conquista» e serve un percorso di «formazione obbligatoria per candidarsi nelle istituzioni»; sì al «limite dei mandati» per favorire il ricambio generazionale e contrastare la formazione di «gruppi di potere», perché «la politica non è un percorso di carriera»; il “recall” come strumento “fondamentale” per verificare i risultati ottenuti dagli eletti;

Una regola, invece, deve essere aggiornata. O meglio declinata in quello che doveva essere l'effettivo intento: il principio cardine del Movimento dell'uno vale uno. «Uno non vale l'altro. Serve una selezione meritocratica» scandisce Sabatini che mette in chiaro: «Uno non vale l'altro significa anche immaginare processi di nomina trasparenti». Servono poi «scelte e responsabilità ai territori e chiarezza dei ruoli attraverso un processo di decentralizzazione del potere». Le decisioni importanti vanno «assunte dagli iscritti». No dunque decisioni calate dall'alto».

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