Vita da fattori

Cascine Orsine diventa un set: in scena il reality della generazione Greta

La storica azienda agricola pavese ha ospitato le riprese
della serie del nuovo documentario in onda da qualche settimana su Discovery+

di Giampaolo Colletti

3' di lettura

Armati di smartphone e di zappa. Gli occhi sullo schermo per navigare sui social e i piedi ben piantati sulla terra da vangare, seminare, coltivare, amare. Così si presentano le nuove generazioni nel docu-reality in sei puntate “Wild Teens – Contadini in Erba”, realizzato da Banijay Italia per Discovery Italia e disponibile da qualche settimana su Discovery+ e sarà on air in chiaro sul Nove dal 22 dicembre.

Il set a cielo aperto è a Cascine Orsine, azienda agricola e storico centro di sperimentazione della biodinamica. Siamo a Bereguardo, meno di tremila anime nell’area del pavese nord-occidentale, sulla riva sinistra del Ticino, in una delle parti più belle dell’omonimo parco. Qui si estendono centinaia di ettari di bosco dove abitano daini, tassi, scoiattoli e che delimitano non solo l’azienda, ma tutti i campi. È una realtà che ha vissuto gli albori dell’agricoltura biologica italiana: fondata nel 1975 da Giulia Maria Crespi, che fu presidentessa onoraria del Fai, oggi è di proprietà della famiglia Paravicini ed è alla terza generazione. «Discovery ama raccontare il cambiamento del Paese e delle famiglie italiane. Ora con Wild Teens vogliamo puntare l’attenzione sulla fascia di ragazzi tra i 14 e i 17 anni che vive il mutamento epocale dell’interattività social. Così proviamo ad intercettare la generazione Z, cercandola proprio dove consuma maggiormente il prodotto audiovisivo: sulle piattaforme on demand», afferma Aldo Romersa, Direttore di Nove. Un format che strizza l’occhio anche alla generazione “Greta”, con quell’attivismo lontano dalle casacche politiche e declinato sui social e in piazza con messaggi concreti. «In realtà la generazione Z non è l’unico target per il quale Wild Teens è stato pensato. Molte ricerche hanno evidenziato il trend del back to the country, la tendenza a tornare a vivere in zone suburbane o rurali e a rivalutare il lavoro agricolo: interessa in prima battuta i millennials, e tutto ciò è certamente conseguenza della nuova sensibilità ambientalista», precisa Romersa. Spazio al comparto agricolo che prova a capitalizzare le conoscenze degli anni, integrandole con le soluzioni hi-tech. Un mix tra tradizione e innovazione. «Sono entrambi due aspetti fondamentali che lavorano in sinergia. Da una parte le moderne macchine a guida Gps permettono di intervenire con operazioni meccaniche sulle colture in maniera sempre più precisa ed efficace, riducendo lo scarto di resa rispetto a coltivazioni che fanno uso della chimica. Allo stesso modo i nuovi podometri wireless in stalla consentono una diagnostica puntuale delle esigenze del singolo animale, permettendo di lavorare in prevenzione e limitare quindi al massimo l’uso di farmaci. Dall’altra parte aspetti della tradizione quali la concimazione con il letame, la pratica del sovescio e la rotazione colturale consentono di migliorare la fertilità del suolo, contenere le erbe infestanti e garantire alimenti sani agli animali, chiudendo così il ciclo», racconta Marco Paravicini, proprietario di Cascine Orsine. «Negli anni abbiamo investito tanto con l’obiettivo di produrre prodotti di qualità a ciclo chiuso, attraverso la creazione di un marchio proprio, la costruzione di un caseificio aziendale e quella di un punto vendita interno. La filiera agricola però sta vivendo una fase complicata: la pressione al ribasso sui prezzi è molto forte, anche a fronte di costi in crescita, inoltre la dimensione media dell’azienda agricola rende difficili trattative alla pari. Diventa essenziale avere una propria riconoscibile identità aziendale, proporre prodotti di qualità a maggiore valore aggiunto e diversificare l’azienda attraverso la multifunzionalità. Nel nostro caso è un’identità che arriva da lontano e viene premiata dai tanti consumatori affezionati che vengono a trovarci e a capire come lavoriamo», conclude Paravicini.

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