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Case green, l’Ue tenta lo sprint per chiudere entro fine anno: trilogo decisivo

Le delegazioni di Parlamento e Consiglio si incontreranno per una riunione a oltranza. Il relatore Cuffe punta a completare il negoziato entro la fine del 2023

di Giuseppe Latour

(tonktiti - stock.adobe.com)

3' di lettura

Direttiva case green a caccia di una svolta, per chiudere entro fine anno. Dopo mesi di trattative che hanno portato pochissimi avanzamenti (il primo trilogo si è svolto il 6 giugno), oggi le istituzioni europee (Parlamento e Consiglio, con la mediazione della Commissione) analizzeranno per la prima volta gli aspetti più controversi del testo. Tra questi, nell’agenda dell’incontro in programma alle 18,30 a Bruxelles, compare l’articolo 9, che fissa il calendario per le ristrutturazioni degli edifici meno performanti, ma anche gli articoli 15 (sui sostegni finanziari) e 16 (sugli attestati di prestazione energetica). Oltre a un nuovo passaggio sul tema delle sanzioni.

Direttiva case green: dalla norma all’applicazione

La riunione sarà a oltranza, non avrà cioè una scadenza fissata all’inizio. Probabile che si chiuda tardissimo. L’obiettivo è avvicinare le posizioni, finora distantissime: solo così la presidenza spagnola, in scadenza a fine anno, avrà possibilità realistiche di chiudere il dossier. Difficile andare più avanti. Ormai incombe, infatti, la scadenza delle prossime elezioni europee, fissata per giugno 2024, quando il Parlamento sarà rinnovato.

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Calendario in discussione

Nel merito, la discussione affronterà i due passaggi più controversi di tutta la direttiva. Il primo è contenuto all’articolo 9, che definisce il calendario degli interventi di ristrutturazione: qui si prevede, nella proposta del Parlamento, che gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe E entro il 2030 e la D entro il 2033. Altro elemento molto discusso riguarda gli attestati di prestazione energetica (articolo 16): in base al testo del Parlamento i criteri per comporre gli attestati dovranno essere allineati in tutti i paesi membri. Ma si parlerà anche di sanzioni, contenute all’articolo 31 del testo.

Accordo entro la fine del 2023

A confermare che la scadenza chiave sia quella di fine anno è il relatore della direttiva per il Parlamento europeo, l’irlandese Ciaran Cuffe (Verdi): «I negoziati tra istituzioni europee su questa proposta di direttiva si sono aperti a giugno - spiega in un suo intervento - Come capo negoziatore per il Parlamento, sono felice di dire che i negoziati stanno procedendo a un buon ritmo e in linea con l’urgenza della situazione». In questo contesto, «il Parlamento europeo ha dimostrato flessibilità e voglia di trovare soluzioni in questi negoziati, e sono fiducioso che troveremo un accordo prima della fine del 2023».

Il trilogo in programma oggi «sarà una pietra miliare importante in questo percorso». Detto questo, però, il Parlamento insisterà sul fatto che, per raggiungere gli obiettivi della direttiva, bisognerà prevedere «l’applicazione di Standard minimi di performance energetica per gli edifici più energivori in Europa».

I dubbi della parte italiana

Più scettica la relatrice ombra per il Parlamento europeo, Isabella Tovaglieri (Lega): «In questo negoziato sono in gioco la tenuta economica e sociale dei nostri Paesi e il futuro di tante famiglie italiane, che saranno costrette a sostenere un’eco-patrimoniale di decine di migliaia di euro, pena multe salate e la perdita di valore della propria abitazione. Una parte decisiva della discussione verterà proprio sull’articolo relativo alle sanzioni, espunto dal testo approvato dall’Eurocamera anche grazie al lavoro della Lega e poi ricomparso nel negoziato, con il rischio che il Parlamento utilizzi questo argomento come arma di ricatto per far passare alcuni tra gli articoli della direttiva più indigesti ai Paesi membri. Il governo italiano darà battaglia, facendosi portavoce in Europa delle preoccupazioni delle nazioni più penalizzate da questo provvedimento irrealizzabile, nato sotto il segno dell’ideologia, non certo del buon senso».

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