seri industrial

Caserta raccoglie la sfida delle batterie a ioni di litio

Nascerà a Teverola una delle prime gigafactory d’Europa. E intanto parte la linea per utlizzi industriali

di Gianluca Di Donfrancesco

Ecco la verità sulle batterie del futuro per auto elettriche

4' di lettura

Sarà una delle prime fabbriche di celle a ioni di litio e batterie per il settore industriale, storage e dei trasporti in Europa: il progetto del gruppo Seri Industrial è ormai al traguardo. È già cominciata la fase di collaudo per l’impianto realizzato a Teverola (Caserta), nello stabilimento acquisito dalla ex-Whirlpool nel 2017. L’inaugurazione è in programma per febbraio-marzo.

Un traguardo e insieme il punto di partenza per un disegno ancora più ambizioso, articolato in due tappe. Prima, creare una filiera integrata delle batterie a ioni di litio, dalla ricerca al riciclo. Poi, spiega Marco Civitillo, membro della famiglia fondatrice del gruppo nato nel 1999, fabbricare batterie «altamente innovative» per vetture elettriche, il cuore dell’auto del futuro. Per riuscirci, la Faam, società del gruppo, potrà contare su 427 milioni di euro di aiuti pubblici, sui circa 570 che Roma si è impegnata a stanziare a favore di cinque società italiane, nell’ambito del progetto Ue per la realizzazione di una filiera europea delle batterie per auto.

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La riconversione dello stabilimento ex-Whirlpool ha richiesto un investimento di circa 54 milioni: 17 erogati a fondo perduto da Invitalia, più altri 20 di finanziamento agevolato. Gli altri 17 ce li ha messi Seri, anche tramite i capitali raccolti con la quotazione in Borsa di circa un anno fa. «L’impianto - spiega Civitillo - avrà una capacità di circa 300 megawatt e produrrà batterie al litio progettate sulle esigenze dei clienti», come lo sviluppo di batterie per applicazioni marine e militari.

Nello stabilimento di Teverola lavoreranno 75 addetti, ex dipendenti Whirlpool riqualificati all’interno del gruppo Seri: «Oggi - spiega Civitillo - non esiste un know how vero e proprio in questo settore. Tutto il progetto ha un valore aggiunto in più, quello della formazione di professionalità che al momento non esistono o sono molto scarse, si tratti di operai, ricercatori o ingegneri».

Nato come società di ingegneria, il gruppo Seri è cresciuto a suon di acquisizioni fino a diventare un operatore completamente integrato lungo la filiera delle batterie al piombo. Dalla realizzazione di impianti per il riciclo di batterie esauste, le attività si sono estese prima alla produzione di semilavorati (usando la plastica rigenerata dei vecchi accumulatori) e poi alla realizzazione del prodotto finito, dopo l’acquisizione della Faam, nel 2013, per arrivare infine al recupero del piombo, la materia prima da cui tutto riparte, in «un modello di economia circolare completamente integrata che ci ha portato a essere leader per la produzione di batterie soprattutto per il settore industriale: carrelli elevatori, macchine per movimentazione terra, storage, ferrovie», chiosa Civitillo.

Un modello che Seri vuole replicare nelle batterie al litio, che il gruppo assembla già da qualche anno, a partire dalle celle a ioni di litio, realizzate ad oggi quasi esclusivamente da operatori coreani, cinesi e giapponesi. E che rappresentano «il vero e grande valore aggiunto», afferma Civitillo.

Soprattutto in questo segmento chiave, l’ambizione è però quella di far da sé. «Così - racconta Civitillo - nel 2015 abbiamo acquisito la Lithops di Torino, in pratica uno spin-off del Politecnico, un gruppo di 13 ingegneri e ricercatori che nel 2010 ha realizzato il primo laboratorio in Europa per la produzione, su microscala, di celle a ioni di litio». Le competenze e le tecnologie di Lithops sono state combinate a quelle di Faam, che già per le Olimpiadi di Pechino del 2004 aveva fornito veicoli elettrici, alimentati da batterie al litio realizzate in casa.

L’impianto di Teverola è lo sbocco di questo percorso. Sul quale si innesta ora un’ambizione ancora più grande: il progetto di ricerca, sviluppo e produzione di celle litio-ione, approvato dalla Ue, con la realizzazione di un secondo impianto a Teverola, dalla capacità a regime di 2,5 gigawatt e dedicato al mondo automotive e storage, dove i volumi hanno un peso preponderante e serve una scala dimensionale diversa. La realizzazione del progetto, che prevede anche il riciclo di batterie litio-ione a fine vita, richiederà circa sette anni.

Oggi il gruppo Seri conta 670 addetti in 15 stabilimenti tra Italia, Francia, Polonia e Cina (più tre centri di ricerca), con un fatturato passato da 15 milioni nel 2006 a 167 nel 2018.

«Il progetto per il nuovo impianto - spiega Civitillo - parte in questi giorni, con una prima fase di ricerca e sviluppo e una successiva di first industrial deployment».

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L’investimento complessivo è di circa 506 milioni, compresi i 427 milioni di aiuti di Stato approvati da Bruxelles, in un piano che complessivamente autorizza 3,2 miliardi di euro di sussidi per 17 aziende (5 quelle italiane) di sette Paesi. «L’Europa - spiega Civitillo - ha incoraggiato la realizzazione di una filiera delle batterie al litio negli Stati membri, le quali si integrano tra loro, generando un processo di open innovation, nel quale tutti contribuiamo a sviluppare una tecnologia di frontiera».

Come nel piombo, anche nel litio Seri punta a coprire l’intero ciclo, dalla produzione del materiale attivo al recupero. A monte, dal 2018, c’è una joint venture con la società del Governo argentino Jujuy, allo scopo di trasformare in materia attiva il carbonato di litio derivante dal 5% del diritto di estrazione che il Governo si è riservato sulle concessioni. Più complicato il riciclo, «per il quale oggi non esiste una tecnologia adeguata, che consenta di separare gli elementi in modo corretto, per recuperare i metalli preziosi impiegati».

Il contributo pubblico è determinante, dice ancora Civitillo, «in quanto permette di accelerare l’innovazione in un settore così in crescita. Abbiamo già iniziato la ricerca sulla tecnologia per riciclare queste batterie. Certo, senza sussidi ci vorrebbe molto più tempo e dovremmo restare concentrati su un settore di nicchia, dove però c’è ancora spazio per crescere».

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